lunedì 4 novembre 2024

Prosegue l’opera di Monumenta Italia, progetto di arte pubblica ideato da Irene Pittatore e curato da Lisa Parola e Tea Taramino. Un gonfalone in tessuto è stato affisso all’assessorato alla Cultura e altri uffici comunali


La parità di genere: se ne parla continuamente, ma anche in città come Torino immancabilmente rimane più sul piano teorico che nella realtà quotidiana. Spesso ci soffermiamo sui casi più eclatanti di discriminazione che riempiono la storia in ambito politico o nelle scienze. Ma la visione tendenzialmente maschile o in alcune situazioni chiaramente maschilista della realtà trasuda persino dalle strade, quasi tutte intestate a uomini e nei monumenti. Vi siete mai chiesti quanti monumenti sono dedicati alle donne nella nostra città? E non pensate che anche questo influenzi il pensiero delle nuove generazioni perpetrando il mito di una predominanza dell’uomo sulla donna?

In quest’ottica prosegue l’opera di Monumenta Italia, progetto di arte pubblica ideato da Irene Pittatore e curato da Lisa Parola e Tea Taramino che, attraverso video e manifesti, intende sensibilizzare e far riflettere sull’esigua presenza di monumenti dedicati alle donne e alla loro storia nel patrimonio artistico urbano e su cosa significhi parlare di monumentalità e memoria in una società sempre più complessa e globale. Questa mattina una nuova fase del progetto è stata inaugurata nella sede dell’Assessorato alla Cultura della Città di Torino.


Un gonfalone in tessuto è stato affisso, alla presenza dell’artista e degli assessori alla Cultura e alle Pari opportunità Rosanna Purchia e Jacopo Rosatelli, in via Meucci 4, sede dell’assessorato alla Cultura e di molti uffici comunali. L’opera principale del progetto denuncia l'assenza anche a Torino, città con un importante patrimonio monumentale, di monumenti dedicati alle donne. A partire da lunedì prossimo, 11 novembre, e fino a lunedì 2 dicembre, una serie di manifesti d’artista sarà esposta anche nelle biblioteche cittadine. Saranno coinvolte la Biblioteca Civica Alberto Geisser di corso Casale 5, il punto di servizio bibliotecario I ragazzi e le ragazze di Utoya di via Zumaglia 39, la Biblioteca Civica Cesare Pavese di via Candiolo 79 e la Biblioteca Civica Cascina Marchesa di corso Vercelli 141/7.

Se è vero che, come spesso ricordiamo - ha dichiarato l’assessora Rosanna Purchia - la cultura è il terreno su cui costruire il cambiamento, allora anche il patrimonio statuario cittadino deve partecipare alla costruzione di un futuro più inclusivo e giusto. Monumenta Italia è un invito a chiedersi cosa e chi rappresenta la nostra arte. Un’opportunità di riflessione che abbiamo voluto diffondere a tutte e tutti accogliendo l’iniziativa nelle nostre biblioteche, luoghi che promuovono la condivisione culturale e il dialogo, dove questi manifesti trovano una casa naturale”.

La scelta di esporre queste opere a novembre, frutto di una decisione condivisa tra l’artista e l’amministrazione, non è casuale: il 25 novembre cade infatti la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Monumenta Italia nasce a Torino ma si pone l’obiettivo di operare a livello nazionale, riunendo le competenze di operatrici della cultura e dell’arte e proponendo, attraverso le opere di Irene Pittatore, le sue riflessioni negli spazi pubblici. Alla base di Monumenta Italia c’è Monumentale dimenticanza, progetto di ricerca sviluppato dal Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile APS, che ha messo in luce alcuni dati inequivocabili su come, laddove non sia pari a zero, il numero di monumenti dedicati alle donne a Torino, così come in altri capoluoghi di provincia e comuni piemontesi, sia molto esiguo.

Partendo dall’assunto che, se la storia non è raccontata, la storia non esiste, Monumenta Italia vuole accendere un riflettore sul patrimonio artistico pubblico e portare la riflessione su come la sua presenza nello scenario urbano sia prettamente raffigurata al maschile. Ci muoviamo in uno scenario di “uomini che hanno fatto la storia”, in cui le figure femminili il più delle volte si presentano, nei pochi monumenti a loro dedicati, come archetipi, simboli, muse, quasi mai donne protagoniste di fatti o azioni.

Diffondere questi dati e contestualizzarli, anche attraverso l’arte stessa, consente alle cittadine e ai cittadini di osservare il patrimonio monumentale con uno sguardo diverso e di prendere coscienza del mancato riconoscimento pubblico delle donne, con l’obiettivo di avanzare insieme verso nuovi paradigmi di equità e parità.


Mi permetto di sostenere apertamente iniziative come questa che aiutino tutti a rivalutare il ruolo della donna nella società come elemento imprescindibile di una vita equilibrata. La parità di genere non è una rivalsa del femminile sul maschile, ma un modo per uscire da una visione distorta che per secoli ha mortificato il femminile declassandolo ad un ruolo di sudditanza senza comprenderne il valore profondo come promotore di un cambiamento che esso solo può portare, affinché nasca una nuova concezione dell’esistenza, meno conflittuale, meno competitiva, ma più accogliente.

Riflettiamo sui molti conflitti della scena mondiale: non siamo tutti un po’ stanchi di questo “approccio maschile” alle situazioni problematiche?

Irene Pittatore

Artista visiva, performer, giornalista pubblicista, adotta strumenti visivi, narrativi e partecipativi per sviluppare opere che, attraverso l’ironia e il gioco, riflettano sulla marginalizzazione, la discriminazione e i loro sintomi, in prospettiva femminista e intersezionale. I suoi progetti, dedicati alla violenza di genere (Monumenta Italia, L’amavo troppo e le ho sparato), alla diversità e all’inclusione (You as me / Nei panni degli altri), all’emergenza abitativa (Homeless heroines), alla body positivity (Floating portraits), alla fotografia da remoto (From a distance), si sviluppano spesso nello spazio pubblico e in relazione a musei, festival, gallerie, università, organizzazioni non profit, come l’Università degli Studi e il Politecnico di Torino, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Camera - Centro Italiano per la Fotografia (TO), il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI), Es Baluard - Museu d’Art Modern i Contemporani di Palma di Maiorca, Capacete a Rio de Janeiro e San Paolo, Festival Jeu de l’Oie (MUCEM e Aix-Marseille Université). È direttrice artistica, con Tea Taramino, del PARI - Polo delle Arti Relazionali e Irregolari di Torino. www.irenepittatore.it

Lisa Parola

Lisa Parola è storica dell’arte e curatrice di progetti d’arte pubblica. Utilizza l’arte con lo scopo di indagare e sperimentare le potenzialità dell’arte contemporanea nell’ambito della sfera pubblica e sociale. La sua pratica curatoriale è da sempre orientata allo sviluppo critico e civico di artisti, studenti, giovani lavoratori della cultura. In ambito universitario e accademico, ha ideato e tenuto workshop, lezioni e interventi e curato progetti di arte pubblica, mostre, produzioni d’artista, campagne fotografiche e progetti video, conferenze e pubblicazioni, promuovendo la relazione tra arte, territorio e cittadinanza con un’attenzione particolare alla relazione tra le politiche istituzionali e le progettualità indipendenti di artisti e spazi no-profit. È socia fondatrice di a.titolo: organizzazione non profit attiva dal 1997. È stata tra i consulenti culturali per la candidatura di Matera Capitale della Cultura 2019. Nel tempo ha collaborato con importanti istituzioni culturali, tra cui l’Università di Torino e la Fondazione Merz. Ha scritto su Torino Sette e La Stampa dal 1998 al 2010. Dal 2007 al 2014 è stata docente a contratto del Master universitario di II livello in Management, Multimedialità per i Beni e le attività Culturali del Corep - Consorzio dell’Università degli Studi di Torino, Università degli Studi del Piemonte Orientale e Politecnico di Torino. Dal 2016 al 2019 è stata direttrice del programma artistico della Fondazione Sardi per l’Arte. Tra il 2022 e il 2023 ha pubblicato “Giù i monumenti? Una questione aperta”, Einaudi Editore; “Il retro del monumento”, Arte nello Spazio pubblico, Silvana Editoriale; “Altri sguardi, Silvia Camporesi”, Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, Corraini Edizioni. Attualmente sta collaborando con la casa editrice Treccani con un saggio critico per l’aggiornamento della voce ‘Monumento’ in occasione del Centenario dell’Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti nel 2025.

Tea Taramino

Artista relazionale, progettista culturale e curatrice. È ideatrice del PARI, Polo delle Arti Relazionali e Irregolari - che dirige con l’artista Irene Pittatore - un progetto dedicato al dialogo tra arte ufficiale e arte irregolare con sede presso Flashback Habitat Torino. Ha lavorato presso il Comune di Torino sino al 2018, dove nel 1982 ha fondato il laboratorio La Galleria, spazio di ricerca di metodologie utili per facilitare l’esperienza estetica e comunicativa in persone svantaggiate e ha avviato la collezione civica di arte irregolare che oggi conta più di 30.000 opere. Una raccolta che ora valorizza collaborando come Forme in bilico APS di cui è presidente e fondatrice. Dal 1993 ad oggi cura eventi per istituzioni, pubbliche e private, in particolare per la Città di Torino: Arte Plurale (dal 1993 al 2013) e la rassegna Singolare e Plurale (dal 2008 ad oggi). Dal 2004 al 2007 si è occupata di progettazione per il Parco Arte Vivente, Centro d’Arte Contemporanea di Torino. È ideatrice di Mai Visti e Altre Storie, progetto per la tutela e la valorizzazione dell’Arte Irregolare. Gli eventi e i progetti sono in collaborazione con i Dipartimenti educazione dei Musei di Arte Contemporanea, l’Università degli Studi di Torino, l’Accademia di Belle Arti di Torino, il Politecnico di Torino e altre istituzioni italiane ed estere, cooperative sociali e associazioni. https://formeinbilico.com

 

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