venerdì 12 aprile 2024

Il MAO - Museo d'Arte Orientale di Torino propone il riallestimento della mostra "Trad u/i zioni d’Eurasia" per analizzare le traiettorie artistiche degli scambi tra Asia e continente europeo.


Dal 12 aprile il MAO presenta al pubblico il riallestimento di Tradu/izioni d’Eurasia, la mostra che racconta, attraverso una rinnovata e puntuale selezione di ceramiche, tessuti, metalli e manoscritti, l’affascinante storia del viaggio dell’arte, della cultura, delle tradizioni, della lingua dall’Asia Orientale al bacino mediterraneo (e ritorno).

Come Marco Polo, per migliaia di anni, lungo le vie carovaniere che univano Asia ed Europa, gli esseri umani si sono spostati portando idee e tradizioni.

Tradu/izioni d’Eurasia racconta questa storia, una Storia fatta di storie, di innesti, di contaminazioni e di tradimenti.

Il racconto procede attraverso nuclei tematici precisi alternati ad ampie incursioni nel contemporaneo e uniti da una nuova versione di Distilled, installazione sonora site-specific di Chiara Lee e freddie Murphy che, da ottobre 2023, si è sviluppata e arricchita di nuovi elementi.


Nel nuovo allestimento, che si apre con una installazione dello studio berlinese Zeitguised, esplode il tema del blu, spesso accostato per contrasto al bianco: accanto ad alcuni preziosi vasi, piatti e ciotole dalla provenienza più diversa (dalla Cina a Delft, passando per l’Iran), giunti in prestito dal Museo delle Civiltà di Roma, dal Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza e dal Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina di Napoli, trovano spazio due capolavori della pittrice Giovanna Garzoni, appartenenti alla collezione delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

I dipinti, due nature morte di potente vitalità, includono un vaso e una tazza cinesi dai caratteristici motivi bianchi e blu e costituiscono una testimonianza inequivocabile della fluidità con cui oggetti e temi iconografici hanno sempre circolato attraverso l’Eurasia, portati in dono o venduti lungo le numerose vie commerciali.

Attraverso la pittura, Garzoni racconta dei legami esistenti fra l’Asia e l’Europa e della potente fascinazione per l’esotico che ha ammaliato le corti europee, in particolare la corte medicea di Firenze, sin dal Quattrocento: l’arte racconta l’arte, in un gioco di rimandi e di motivi decorativi che risuonano - familiari eppure diversi – a latitudini e in epoche lontane.

Al tema dell’uva e, per estensione, al vino è dedicata la sezione successiva: importantissimo per i Sogdiani, il vino era utilizzato non solo per libagioni e durante la celebrazione dei rituali zoroastriani, ma anche come merce di scambio. L’elemento decorativo del grappolo d’uva è presentato in mostra attraverso una selezione di ceramiche provenienti da Cina, Turchia e Iran - a testimonianza della sua diffusione - e attraverso uno straordinario obi giapponese del maestro Yamaguchi Genbei, un tessuto di quasi 5 metri di lunghezza dove ritorna il motivo beneaugurale dei grappoli.

Il cuore del rinnovato allestimento è dedicato alle opere site specific dell’artista franco-marocchina Yto Barrada, ospite d’onore del progetto espositivo.

Traendo ispirazione dal testo Color Problems: A Practical Manual for the Lay Student of Color di Emily Noyes Vanderpoel (1842-1939), per Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded Barrada ha prodotto una serie di otto tele di medie dimensioni che, con un approccio al contempo archivistico e poetico, affrontano la questione del colore e dei suoi significati nelle opere delle collezioni del MAO.

Il lavoro è certamente un omaggio alla figura di Noyes Vanderpoel, studiosa, attivista, artista e mecenate nella New York di inizio Novecento, ma è soprattutto la narrazione di storie sotterranee e subalterne legate al tema della diaspora e della contaminazione culturale: un racconto che fa a meno delle parole per privilegiare la serica matericità del velluto.

Il progetto di Yto Barrada è realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, dove l’artista realizzerà una mostra personale nell'autunno 2024. Yto Barrada è la vincitrice della quarta edizione del Mario Merz Prize, premio biennale istituito nel 2013 con l’intenzione di individuare e sostenere personalità nel campo dell’arte e della musica contemporanea in ambito internazionale.

In dialogo con le opere di Yto Barrada sono posti alcuni tessuti e ceramiche, in prestito dalla Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica. La nuova selezione presente in mostra propone raffinati esemplari di produzione ottomana decorati con il simbolo del cintamani, un antico motivo religioso di origine buddhista che, rielaborato e reinterpretato, finirà per diventare un simbolo di regalità, potere e buon auspicio soprattutto in Iran e Turchia e, più in generale, in ambito islamico; a questi manufatti è accostato il prezioso manoscritto illustrato dell’XVI secolo Shanameh, Il libro dei re, opera del poeta persiano Ferdowsi, proveniente dalla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze: in alcune delle sue numerose e finissime illustrazioni si può osservare l’eroe persiano Rustam vestito con un manto decorato con motivo a cintamani.

Grazie al contributo del MAO e dell’Istituto per l’Oriente Nallino di Roma, Il libro dei re è stato restaurato e digitalizzato: un’operazione complessa e delicata, ma indispensabile per consentirne l’esposizione al pubblico e la futura fruizione da parte della comunità di studiosi. Il manoscritto sarà anche oggetto di una giornata di studi aperta al pubblico prevista per il mese di giugno.

Il motivo delle squame trova spazio nella sezione successiva, dove è esposto vasellame in metallo e ceramica proveniente da India, Turchia, Iran, Cina e Italia in prestito al MAO dai Musei Civici di Bologna e da alcune importanti collezioni private.

Il tema iconografico delle squame, legato alla buona salute, e alla ricchezza è frutto di molteplici incontri culturali e artistici e può essere considerato emblema dei “mondi in connessione” a cui la mostra è dedicata: esso ritorna, tradotto e riadattato, nel simbolo del dragone e in quello della carpa, così come ritorna il tema della fiasca del pellegrino, con uno splendido esempio di maiolica di Pesaro del XV secolo.

Accanto alla sala dei metalli della Aron Collection è collocata una rinnovata selezione di sciamiti del VII e VIII secolo, drappi di seta anticamente utilizzati per paramenti e abiti lussuosi e caratterizzati da una decorazione con motivi ad animali (leoni e tori inseriti in nicchie e uccelli entro rote perlate), che riverbera in un dipinto giapponese del XVII secolo raffigurante un monaco Zen avvolto in un kesa, il classico manto buddhista, riccamente ornato, così come nel tessuto che riveste la sedia sulla quale è seduto.


La mostra si chiude con la poetica installazione immersiva Shimmering Mirage (Black), 2018, di Anila Quayyum Agha, che trasporta il pubblico in un altrove immaginario, e con la sala di consultazione affidata alla curatela di Reading Room, spazio milanese dedicato alle pubblicazioni indipendenti e alle edizioni d’artista, dove è collocata anche un’opera video dell’artista libanese Ali Cherri, The Watchman (2023). Il video mostra il sergente Bulut - una versione post-moderna del sottotenente Drogo de Il deserto dei Tartari - all’interno di una torre di guardia sul confine meridionale tra l’auto-proclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord e la Repubblica di Cipro. Qui, immerso in una dimensione sospesa fra realtà e immaginazione, il soldato trascorre infiniti giorni e altrettanto infinite notti in attesa di un nemico che non arriva mai, fino all’apparizione di vaghe luci all’orizzonte, che rivelano un fantasmatico colpo di scena finale: una riflessione potente e quanto mai necessaria sull’idea di confine e di morte, sull’intrinseca violenza della frontiera e sull’assurdità della retorica bellica.

Ultimo tassello dell’esposizione l’installazione luminosa MOSADEGH (2023), dell’artista iraniana Shadi Harouni, che invita alla riflessione su temi quali democrazia e speranza attraverso il racconto poetico e feroce della complessa storia dell’Iran moderno, in dialogo con uno dei 100 frammenti della copia di un tappeto caucasico prodotto per il Pergamon Museum di Berlino nell’ambito di “CULTURALXCOLLABS - WEAVING THE FUTURE”, progetto di arte partecipativa che supera i confini museali per aprirsi alla collettività e instaurare un dialogo fra passato, presente e futuro, in uno scambio fra culture, museo e individui con storie e sensibilità diverse. Il progetto prende avvio dalla straordinaria storia di un tappeto a draghi caucasico del XVII secolo. Entrato nei musei berlinesi nel 1881, durante la Seconda Guerra Mondiale il tappeto è stato parzialmente distrutto da una bomba incendiaria, che ne ha risparmiato solo alcuni frammenti. A partire da questi ultimi, nel 2004, è stato eseguito un articolato progetto di restauro che ha conferito al tappeto un aspetto di puzzle quasi grafico. Nel 2022, per Culturalxcollabs – Weaving the future, una copia del tappeto è stato realizzato a mano in India e successivamente tagliato in 100 frammenti uguali che hanno cominciato a girare per il mondo, creando un collegamento tangibile fra il museo, attualmente chiuso per restauri, e le persone, con l’intento di dare vita, alla conclusione del progetto prevista per il 2027, a una narrazione collettiva e condivisa. Il frammento-copia è affiancato da due preziosi tappeti caucasici del XVII secolo: un tappeto di grandi dimensioni a motivi floreali e due frammenti di un tappeto con decorazione a draghi, provenienti dalla collezione Bruschettini. Le decorazioni, legate a simbologie tradizionali cinesi e di ambito persiano, richiamano i miti cosmologici della contrapposizione fra luce e oscurità, della fertilità e dell’origine della vita, e sono simbolo di potere e spiritualità.

Come per tutti gli altri progetti espositivi del MAO, anche in occasione del riallestimento viene proposto un ricco public program di appuntamenti musicali e performativi, nuovamente a cura di Chiara Lee e freddie Murphy, e un ciclo di conferenze e incontri di approfondimento che offriranno al pubblico nuove occasioni di riflessione su tematiche complesse intimamente legate a temi attuali.

Infine, prezioso strumento di comprensione ed espansione della mostra, il booklet con testi di approfondimento, distribuito gratuitamente in museo.

In occasione della mostra verrà presentato anche il riallestimento della galleria dei Paesi islamici dell’Asia, dove sarà esposto uno straordinario gruppo di tappeti Kerman, una particolare produzione di tappeti di epoca safavide (1501-1722) detti “a vasi”: 12 preziosi frammenti appartenenti alla Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica e un raro esemplare di grandi dimensioni proveniente dal MITA, il Museo Internazionale del Tappeto Antico di Brescia. Provenienti dall’omonima città del sud dell’Iran, i Kerman identificano una categoria di tappeti persiani di particolare raffinatezza tecnica e di gusto innovativo, caratterizzati da un’ampia varietà di disegni, da una gamma cromatica particolarmente ricca e da una grande resistenza: la qualità di questa produzione attesta che, per quanto non sia mai stata sede della corte safavide, Kerman fosse un centro particolarmente importante e affidato a principi vicini al sovrano. I tappeti Kerman “a vasi” sono così definiti per il ricorrere del disegno del campo, dalle dimensioni spesso monumentali, del motivo a vaso da cui fuoriescono fiori stilizzati, motivi vegetali e figure geometriche. Per contrasto, i bordi di questa tipologia di tappeti sono generalmente sottili in rapporto al campo. L’esposizione di questi tappeti rappresenta una nuova tappa del progetto Flowers in Wool, avviata a Genova nel 2022 con la mostra I magnifici tappeti Sanguszko, e anticipa una prossima grande mostra sui tappeti Kerman dalle collezioni italiane.

Grazie alla convenzione con l’Istituto dei Sordi di Torino, i contenuti della mostra saranno disponibili in LIS Lingua dei Segni italiana e in versione audio.


Il public program di Tradui/zioni d’Eurasia Reloaded

EVOLVING SOUNDSCAPES


mercoledì 29 maggio ore 18:30 - SABINE SALAMÉ

Narrativa hip hop di migrazioni

Nel dinamico panorama dell'hip hop in lingua araba, è emersa una voce unica che sta riportando il genere alla sua essenza. Sabine Salamé, rapper e poetessa libanese, con il suo ultimo lavoro "Taffe Daw...", composto insieme al produttore libanese Jawad Nawfal (Munma), accompagna gli ascoltatori in un viaggio attraverso le fasi emotive della sua migrazione.

Costo: 15 € intero – 10 € ridotto studenti. I biglietti sono acquistabili presso la biglietteria del museo e sul sito (con prevendita).

domenica 23 giugno dalle 15 alle 18 - EVOLVING SOUNDSCAPES FILM CLUB

Una selezione di film dalla regione SWANA (Asia Sud occidentale/Nord Africa)

Storie di diaspore, di futuri distopici e di presenti dagli equilibri instabili, le opere selezionate approfondiscono una riflessione sulla regione dello SWANA con la musica a fare da fil rouge e collante ad una pluralità di rappresentazioni e approcci.

La proiezione sarà seguito da una talk in cui interverranno Noor Abed, artista palestinese, autrice di “Our songs were ready for all wars to come”, Diana Al-Halabi, artista e regista libanese, autrice di “The Battle of Empty Stomachs” e Mattia Capelletti, curatore indipendente e dottorando di ricerca in Scienze della Cultura presso l’Università di Palermo, dove si occupa di estetiche, politiche e tecnologie della voce.

Les Chenilles (30’), di Michelle & Noel Keserwany, Libano, Orso d’Oro alla Berlinale Short 2023.

Corto femminista e post-coloniale, tra vita vissuta, storia e attualità.

Life on the caps – Trilogia, di Meriem Bennani - (75’), Marocco 

Sperimentazione emotiva e formale che si muove fluidamente dall’immaginario al geopolitico, tra la scala microscopica del DNA e l’occhio globale della sorveglianza, il potere dell’esperienza individuale e il potere della collettività.

Our songs were ready for all wars to come (22’), Noor Abed, Palestina.

Il folklore come strumento comune di emancipazione per ribaltare la narrativa dominante, rivendicare la propria storia e il diritto alla propria terra.

The Battle of Empty Stomachs (23’), Diana Al-Halabi, Libano (TBC)

Un omaggio poetico e musicale a coloro che hanno sofferto le conseguenze della carestia e della migrazione e agli scioperanti della fame palestinesi la cui resistenza sopravvive al silenzio assordante del mondo coloniale.

Ingresso libero.

domenica 1 settembre ore 18:30 - LEILA BENCHARNIA

Decolonizzazione dell’ascolto

Leila Bencharnia è sound artist, interprete acusmaticə e musicistə natə in Marocco e di base a Milano/Berlino. Riconoscendo le forme di ascolto radicale come modalità di trasmissione della conoscenza, la pratica di Bencharnia cerca di avere un ruolo attivo nella decolonizzazione dell'ascolto come modo per affrontare la complessità sociale e politica.

Costo: 15 € intero – 10 € ridotto studenti. I biglietti sono acquistabili presso la biglietteria del museo e sul sito (con prevendita).

INCONTRI E APPROFONDIMENTI

Sabato 11 maggio ore 16

Il cono d’ombra: dove finisce la democrazia e inizia la censura

incontro nell’ambito del festival EXPOSED

Una conversazione tra Shahidul Alam, Yasmine Eid-Sabbagh, Zeina Arida e Davide Quadrio sui temi della libertà e della censura in ambito artistico e sul percorso di rapido cambiamento di significato del binomio democrazia=libertà.

Ingresso libero.

Martedì 4 giugno ore 18

Being Orlando in Iran

Conversazione tra Shadi Harouni e Mohammad Salemy.

Ingresso libero.

Mercoledì 19 giugno dalle 10 alle 13

Tradurre l’immaginario da Shiraz a Firenze: l’arte visiva del Libro dei Re al MAO

a cura di Veronica Prestini

Giornata di studi: intervengono Veronica Prestini, Francesca Gallori, Michele Bernardini, Nicoletta Fazio, Francis Richard, Giancarlo Porciatti.

Ingresso libero.

Giovedì 4 luglio ore 18:30

Altri colori

a cura di Hannah Jacobi

Proiezione di film con contributi di collettivi e organizzazioni di artisti afghani e iraniani.

Ideazione e introduzione di Hannah Jacobi

Ingresso libero.


Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded

Frontiere liquide e mondi in connessione

Duemila anni di cultura visiva e materiale tra Mediterraneo e Asia Orientale

A cura di Nicoletta Fazio, Veronica Prestini, Elisabetta Raffo e Laura Vigo

12 aprile – 1 settembre 2024

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

Via San Domenico, 11, Torino

BIGLIETTI

Intero 11€ - Ridotto 8€

ORARI

martedì - domenica: 10 – 18. Lunedì chiuso.

La biglietteria chiude un'ora prima. Ultimo ingresso ore 17.

 

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