venerdì 8 novembre 2024

La Fondazione Accorsi-Ometto fino al 2 marzo 2025 dedica un'importante mostra a Giorgio de Chirico in occasione del centenario del Surrealismo con oltre 70 opere esposte


Dal 8 novembre 2024 al 2 marzo 2025, in occasione del
centenario del Surrealismo (1924-2024), la Fondazione Accorsi-Ometto dedica un'importante mostra a Giorgio de Chirico.

La nascita del Surrealismo viene fatta risalire all’ottobre del 1924, data della pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, che riconosce in de Chirico un precursore del movimento.


Prendendo in esame uno
specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra GIORGIO DE CHIRICO: 1924, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, come anticipato, anno cruciale per la fondazione del movimento francese.

L’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Sono oltre 70 le opere in mostra tra cui una cinquantina di dipinti e opere su carta di Giorgio de Chirico, affiancate a una ventina di ritratti degli artisti, poeti e scrittori surrealisti, fotografati da Man Ray e Lee Miller, tutte provenienti da collezioni private o da importanti musei ed istituzioni, come la GNAM (Galleria Nazionale d’Arte Moderna) di Roma, il MART (Museo d’Arte Moderna di Rovereto e Trento) di Trento, l’Unicredit Art Collection di Milano, la Casa Museo Boschi Di Stefano di Milano, la Casa Museo Rodolfo Siviero di Firenze, il Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa Borghese di Roma, l’Istituto Matteucci di Viareggio, la Bibliotheca Hertziana - Istituto Max Planck di Roma e il Lee Miller Archives dell’East Sussex, UK.

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, verrà inoltre esposto per la prima volta il carteggio de Chirico - Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l'inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), risalente a pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.


Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti
, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928).

Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare ulteriori serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).

Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.


Nonostante le polemiche dei Surrealisti,
in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra.

Pubblicato da Silvana Editoriale, il catalogo bilingue (italiano/inglese) contiene testi inediti di studiosi internazionali, oltre 100 riproduzioni a colori, e una cospicua selezione di documentazione archivistica.

 

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto

Via Po 55 | Torino

011 837 688 int. 3

info@fondazioneaccorsi-ometto.it | fondazioneaccorsi-ometto.it

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10.00-18.00

Giovedì 10.00-20.00

Sabato, domenica e festivi 10.00-19.00

La biglietteria chiude mezz’ora prima.

Lunedì chiuso

BIGLIETTO UNICO (comprensivo di ingresso al Museo):

intero € 14,00; ridotto € 12,00

RIDOTTO: fino a 26 anni; over 65; convenzioni

RIDOTTO INSEGNANTI: € 6,00

GRATUITO: fino a 10 anni; possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte card; possessori tessera ICOM; diversamente abili; giornalisti iscritti all’albo

VISITE GUIDATE ALLA MOSTRA

giovedì, ore 18.30

Sabato, domenica e festivi ore 11.30 e 17.30

COSTO: € 6,00 oltre al biglietto d’ingresso

 

Nessun commento:

Posta un commento