martedì 6 novembre 2018

Con la mostra SFUMATURE DI TERRA al MAO di Torino preziose ceramiche cinesi che coprono un arco temporale di 5 secoli

 
Fino al 10 febbraio 2019, con la mostra Sfumature di terra, il MAO Museo d’Arte Orientale espone al pubblico preziose ceramiche cinesi che coprono un arco temporale di cinque secoli. Prevalgono eleganti pezzi monocromi databili tra la dinastia Song e la dinastia Yuan, esemplificativi delle produzioni delle maggiori fornaci del periodo. Opere che, secondo il gusto estetico di quasi tutti gli intenditori e i collezionisti, rappresentano il massimo grado di raffinatezza mai raggiunto dall’arte ceramica in Cina. Fu proprio in quel periodo che vennero perfezionati i processi tecnologici di una delle più grandi tradizioni ceramiche al mondo. I risultati furono dei manufatti di grande raffinatezza nella forma, piacevolezza tattile della superficie, consistenza e brillantezza di colori senza precedenti.
L’apprezzamento del grès e della porcellana, incentivato anche dalla cultura del tè che si era ormai diffusa in tutta l’Asia orientale, divenne uno dei piaceri colti delle classi agiate cinesi: oggetti raffinati, adatti al gusto sobrio della nuova classe di funzionari-letterati impregnati di ideali confuciani che si era venuta affermando dal X secolo in poi. Il piacere per l’apparente semplicità e purezza delle ceramiche Song si protrasse oltre l’invasione mongola degli Yuan (1271-1368) e nel primo secolo della restaurazione cinese dei Ming (1368-1644), anche se la qualità generale dei manufatti diventava progressivamente meno pregiata. Proprio con i mongoli il gusto cinese cominciò a virare piuttosto nella direzione di una maggiore attenzione alla perfezione tecnica spesso svuotata di slancio artistico a favore di un certo formalismo decorativo a tinte forti.

Tra i pregevoli oggetti esposti anche una ceramica restaurata con la tecnica del kintsugi (金継ぎ) dal giapponesekin  oro e tsugi 継ぎ riparare, okintsukuroi (金繕い). Come vi ho già segnalato in precedenti articoli, si tratta di una pratica artistica giapponese nella quale si utilizza l’oro o un altro metallo prezioso per saldare insieme frammenti di un oggetto rotto o colmarne le lacune. La tecnica ebbe origine in Giappone durante lo shogunato di Ashikaga Yoshimasa(1435-1490), ottavo shogun del periodo Muromachi, sotto il quale si svilupparono grandi arti classiche come la cerimonia del tè o l'ikebana. La storia vuole che proprio Yoshimasa avesse rotto una delle sue tazze preferite e che dopo un primo intervento da parte di artigiani cinesi, ritenuto insoddisfacente, avesse deciso di affidarla ad alcuni artigiani giapponesi, i quali decisero di provare a trasformarla in gioiello riempiendo le crepe con resina laccata e polvere d’oro. Ogni manufatto così riparato presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore, ed è per questo che spesso viene definita “arte delle preziose cicatrici”.
La mostra è stata allestita grazie alla generosità di un collezionista torinese a cui direzione e staff del museo dedicano i loro ringraziamenti.
 “Se la ceramica Xing è come l’argento; la ceramica Yue è come la giada […].
Se la Xing è neve, allora la Yue è ghiaccio […].
Le ciotole bianche Xing danno al tè una sfumatura color cinabro;
le ciotole celadon Yue restituiscono il verde naturale del tè.
Lu Yu (733–804)
Nelle parole di Lu Yu, autore dell’opera Il Classico del Tè, traspare già quel senso di finezza estetica che troverà la massima realizzazione nelle produzioni ceramiche dei secoli successivi della dinastia Song (960-1279).

La mostra è compresa nel biglietto del museo.
Mao Museo d’Arte Orientale
via San Domenico 11
Orario
mar-ven h 10 -18;
sab-dom h 11 – 19;
chiuso lunedì.
Tariffe Intero € 10, ridotto € 8, gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte 

www.maotorino.it

Nessun commento:

Posta un commento