Fino al 10 febbraio 2019, con la mostra Sfumature
di terra, il MAO
Museo d’Arte Orientale
espone al pubblico preziose ceramiche cinesi che coprono un arco
temporale di cinque secoli. Prevalgono eleganti pezzi monocromi
databili tra la dinastia Song e la dinastia Yuan, esemplificativi
delle produzioni delle maggiori fornaci del periodo. Opere che,
secondo il gusto estetico di quasi tutti gli intenditori e i
collezionisti, rappresentano il massimo grado di raffinatezza mai
raggiunto dall’arte ceramica in Cina. Fu
proprio in quel periodo che vennero perfezionati i processi
tecnologici di una delle più grandi tradizioni ceramiche al mondo. I
risultati furono dei manufatti di grande raffinatezza nella forma,
piacevolezza tattile della superficie, consistenza e brillantezza di
colori senza precedenti.
L’apprezzamento
del grès e della porcellana, incentivato anche dalla cultura del tè
che si era ormai diffusa in tutta l’Asia orientale, divenne uno dei
piaceri colti delle classi agiate cinesi: oggetti raffinati, adatti
al gusto sobrio della nuova classe di funzionari-letterati impregnati
di ideali confuciani che si era venuta affermando dal X secolo in
poi. Il piacere per l’apparente semplicità e purezza delle
ceramiche Song si protrasse oltre l’invasione mongola degli Yuan
(1271-1368) e nel primo secolo della restaurazione cinese dei Ming
(1368-1644), anche se la qualità generale dei manufatti diventava
progressivamente meno pregiata. Proprio con i mongoli il gusto cinese
cominciò a virare piuttosto nella direzione di una maggiore
attenzione alla perfezione tecnica spesso svuotata di slancio
artistico a favore di un certo formalismo decorativo a tinte forti.
Tra i
pregevoli oggetti esposti anche una ceramica restaurata con la
tecnica del kintsugi (金継ぎ) dal
giapponesekin 金 oro
e tsugi 継ぎ riparare,
okintsukuroi (金繕い).
Come vi ho già segnalato in precedenti articoli, si tratta di una
pratica artistica giapponese nella quale si utilizza l’oro o
un altro metallo prezioso per saldare insieme frammenti di un oggetto
rotto o colmarne le lacune. La tecnica ebbe origine in
Giappone durante lo shogunato di Ashikaga Yoshimasa(1435-1490),
ottavo shogun del periodo Muromachi, sotto il quale si svilupparono
grandi arti classiche come la cerimonia del tè o l'ikebana. La
storia vuole che proprio Yoshimasa avesse rotto una delle sue tazze
preferite e che dopo un primo intervento da parte di artigiani
cinesi, ritenuto insoddisfacente, avesse deciso di affidarla ad
alcuni artigiani giapponesi, i quali decisero di provare a
trasformarla in gioiello riempiendo le crepe con resina laccata e
polvere d’oro. Ogni manufatto così riparato presenta un diverso
intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via
della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica
nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere
una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore, ed è
per questo che spesso viene definita “arte delle preziose
cicatrici”.
La
mostra è stata allestita grazie alla generosità di un collezionista
torinese a cui
direzione e staff del museo dedicano i loro ringraziamenti.
“Se la
ceramica Xing è come l’argento; la ceramica Yue è come la giada
[…].
Se la Xing è
neve, allora la Yue è ghiaccio […].
Le ciotole
bianche Xing danno al tè una sfumatura color cinabro;
le ciotole
celadon Yue restituiscono il verde naturale del tè.”
Lu Yu (733–804)
Nelle
parole di Lu Yu, autore dell’opera Il Classico
del Tè, traspare già quel senso di finezza
estetica che troverà la massima realizzazione nelle produzioni
ceramiche dei secoli successivi della dinastia Song (960-1279).
La mostra è compresa nel biglietto del museo.
Mao
Museo d’Arte Orientale
via San
Domenico 11
Orario
mar-ven h
10 -18;
sab-dom
h 11 – 19;
chiuso
lunedì.
Tariffe Intero
€ 10, ridotto € 8, gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei
Torino Piemonte
www.maotorino.it
www.maotorino.it

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