sabato 27 aprile 2019

Waterheaven. Presso la project room di CAMERA venti immagini in bianco e nero di Francesco Bosso esaltano la “forza creatrice” dell’acqua tra visione e realtà



Fino al 26 maggio, nella Project Room di CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia, sarà ospitata Waterheaven, mostra personale di Francesco Bosso (Barletta, 1959), curata da Walter Guadagnini, direttore dell’istituto torinese. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, mentre i suoi progetti espositivi sono stati ospitati in istituzioni nazionali e internazionali come il Museo Pino Pascali (Polignano), il Centro Culturale Candiani (Venezia), il Museo Nazionale della Fotografia (Brescia) e il Cultural Centre Museum (Hong Kong).

Bosso desidera evidenziare il significato profondo del legame dell’uomo con le sue origini indagando il paesaggio naturale nelle sue manifestazioni più pure e selvagge, isolandone forme ed elementi. Allievo di Kim Weston, nipote del grande maestro Edward, e di John Sexton e Alan Ross, assistenti di Ansel Adams, il fotografo pugliese presenta un lavoro che nasce da diverse serie scattate nel corso degli ultimi anni, dedicate soprattutto a paesaggi marini. L’acqua come forza creatrice è al centro di venti fotografie caratterizzate anche da un meticoloso processo di stampa, che intensifica la pulizia dei bianchi e la profondità dei contrasti. 

Con il suo costante fluire - racconta Bosso - l’acqua rappresenta il liquido primordiale che crea, modella, modifica il mondo, in un moto continuo ed eterno di trasformazioneWaterheaven è un percorso per immagini attraverso l’affascinante “forza creatrice” dell’acqua, tra visione e realtà, un susseguirsi di evocazioni e frammenti di memorie. Tra gli esempi più significativi si possono ricordare le immagini delle cascate realizzate in Islanda, incluse nella serie Golden Light (2012), oppure le vedute di Last Diamonds (2015), serie realizzata nel ghiacciaio Sermeq Kujalleq, nei pressi del villaggio di Ilulissat, in Groenlandia. Mentre nel primo caso l’autore entra in relazione con lo spazio e rende visibile l’intimità di un luogo attraverso la fotografia, nel secondo ha raccolto forti emozioni, la fluidità di un simile paesaggio naturale […] sconvolgente, al fine di documentarne la fragilità e ammonire sulle nefaste conseguenze del riscaldamento globale - continua Bosso.


Attraverso il medium fotografico - commenta Walter Guadagnini - Bosso comunica un’etica della protezione e della salvaguardia del paesaggio naturale: con un sapiente uso delle tonalità di bianco e nero celebra i suoi soggetti e allo stesso tempo mette in guardia lo spettatore sulla fragilità e unicità di tale patrimonio. Fenomeni come l’urbanizzazione massiva e la concentrazione di un numero sempre maggiore di persone nelle città caratterizzano la vita contemporanea, espellendo dall’immaginario quotidiano il paesaggio naturale. Bosso lo rimette al centro dell’attenzione, documentandone anche le trasformazioni e gli effetti deleteri della noncuranza con la quale l’uomo si relaziona con la natura.

Le immagini di Waterheaven, inoltre, sono incluse in un volume monografico edito da Silvana Editoriale, corredato di un testo critico di Walter Guadagnini. La pubblicazione arricchisce un già vasto portfolio di progetti editoriali dell’autore, tra i quali: Last Diamonds (Skira, 2017), The Beauty Between Order And Disorder (Centro Culturale Candiani, 2015), Sassi e Calanchi (Castelvecchi, 2006), Swahili Ritratti Africani (Electa, 2003) e altri ancora. 

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine, 18 - Torino

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