Tutti conosciamo le opere di Pelagio Palagi. Architetto, pittore, scultore, disegnatore d’interni e di mobili arrivò a Torino nel 1832 preceduto dalla sua fama e Carlo Alberto di Savoia decise di assegnargli l’incarico dei progetti di ampliamento del Castello Reale di Racconigi, di ammodernamento di Palazzo Reale di Torino e quello del castello di Pollenzo. Tra le opere palagiane più note ed amate dai Torinesi, troviamo anche il celebre monumento ad Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde, collocata proprio davanti al Municipio. Sua anche la cattedra di Ornato all’Accademia di Belle Arti. Rimase a Torino sino alla fine della sua vita. Morì a 84 anni e fu sepolto nella Tomba della famiglia Solei. Tale informazione cadde nell’oblio.
A scoprire di recente la sepoltura al Monumentale in un loculo della Tomba di famiglia Solei, è stata Renata Santoro, responsabile della promozione culturale del cimitero di AFC Torino Spa (la Società partecipata con socio unico il Comune che gestisce i cimiteri dal 2006) durante delle ricerche nell’archivio storico sulla tomba. Estinti gli eredi della famiglia Solei, la Tomba venne lasciata all’ente religioso delle suore terziarie di San Francesco di Susa e nel 2005 venne ceduta alla città di Torino. Nelle vecchie carte ingiallite emerge così che Pelagio Palagi venne dapprima sepolto in un loculo e poi spostato in un altro sempre della stessa tomba (il n.18) per necessità della famiglia. Evidentemente mentre entrambi lavoravano per la casa reale, i Solei fornivano i tendaggi ai Savoia, ma era Palagi a creare i disegni e le decorazioni da apporre, nacque un rapporto di stima e di amicizia profondo che proseguì anche dopo la morte. La storica tomba che ospita Palagi si trova al Monumentale sotto le volte della Prima ampliazione del cimitero Monumentale, nell’arcata 51, ed è realizzata in marmi e pietra lucida ancora in ottime condizioni nonostante l’usura del tempo. Come tutte le sepolture dell’epoca è su due piani: lo spazio superiore pubblico, dedicato alle visite, mentre i feretri sono sepolti nei loculi dell’area sottostante, nel sotterraneo.
Ora l’artista verrà ricordato anche con un leggio nello spazio antistante, diventando una delle mete dei percorsi culturali all’interno del cimitero.
In autunno è previsto un seminario su Pelagio Palagi al Castello del Valentino. Nelle ricerche partite da Torino è stata coinvolta anche la Città di origine dell’artista, la Certosa di Bologna e gli esperti del Museo del Risorgimento. Da questa collaborazione è nata l’idea di un seminario, organizzato da AFC Torino Spa e dalla Commissione di garanzia per la qualità delle opere cimiteriali della Città nell’ambito del ciclo di incontri su “Arte, architettura, cultura e natura per approfondire le tematiche cimiteriali”.
Ricordo brevemente la sua storia a quanti desiderino saperne di più.
Citato con parole di ammirazione da Stendhal nella Chartreuse de Parme (1839), Pelagio Palagi (Bologna, 25 maggio 1775 - Torino, 6 marzo 1860) ha rappresentato per la Torino di re Carlo Alberto il più prestigioso interprete della cultura figurativa di un sovrano che iniziava a rivelare le proprie ambizioni unitarie, non solo dal punto di vista politico ma anche da quello artistico. Cresciuto nel vivace ambiente della propria città natale, è a Roma dove, dal 1806, perfezionerà il proprio linguaggio neoclassico all'ombra di Antonio Canova e di Vincenzo Camuccini, manifestando un talento poliedrico che, dalla pittura, si estenderà all'architettura, alla scultura fino alla progettazione di ornati per gli arredi. Uno fra i suoi primi importanti appuntamenti professionali è infatti nell'allestimento dell'appartamento imperiale al Quirinale, commissionato per un progettato viaggio di Napoleone Buonaparte nell'Urbe, che non avrà poi luogo (1812): qui si troverà a lavorare accanto allo stesso Camuccini, a Felice Giani e a Jean-Auguste-Dominique Ingres. L'importanza di Palagi negli ambienti artistici italiani è sancita dalla sua chiamata a Milano (1815) dove continuerà i lavori lasciati interrotti da Andrea Appiani nel palazzo Reale e sarà incluso tra i membri dell'Accademia di Brera. E' nel 1832 che il re di Sardegna lo chiamerà in Piemonte, inizialmente per il riallestimento degli appartamenti del castello di Racconigi dove darà prova delle sue straordinarie capacità di ornamentista affiancato da una squadra di pittori, stuccatori ed ebanisti: il suo Gabinetto Etrusco, eseguito dall'ebanista Gabriele Capello, è destinato a un successo internazionale (sarà presentato alla prima Esposizione Universale di Londra, 1861). Gli incarichi assegnati da Carlo Alberto all'artista bolognese proseguono nell'arredo del castello di Pollenzo e soprattutto nella decorazione dell'appartamento di rappresentanza del palazzo Reale di Torino, dove sono sontuosamente riallestiti gli ambienti principali (sala del trono, sala da ballo, sala delle udienze private). Se per queste sale si sceglie il più ricco e fastoso neoclassicismo, Palagi si rivela perfettamente in grado di maneggiare anche i repertori decorativi del gothic revival inglese e francese, come dimostrano le Margarie del castello di Racconigi, l'allestimento dell'Armeria Reale nella Galleria del Beaumont o il monumento al Conte Verde in piazza Palazzo di Città (1853), sempre a Torino.
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