Nel 2024 la Comunità valdese celebra una ricorrenza molto importante: gli 850 anni dalla conversione di Valdo. Fra il 1173 e il 1174 infatti un ricco mercante di Lione di nome Valdo leggendo la Bibbia prese una decisione che cambiò non solo la sua esistenza (si spogliò di tutti i beni e cominciò una vita di povertà e predicazione) ma anche quella di molti altri che decisero di seguire il suo esempio. Fu l’inizio del movimento valdese che, con l’adesione alla Riforma nel 1532, diventerà quella che ancora oggi conosciamo come Chiesa valdese.
In diversi luoghi del mondo (dalla Francia all’America Latina, dalla Germania alla Svizzera) si stanno preparando per il 2024 momenti celebrativi. In Italia la Chiesa e la Fondazione Centro culturale valdese hanno in cantiere diversi progetti: un convegno; una mostra; tre appuntamenti “itineranti” con viaggi che porteranno in luoghi e regioni che nel periodo medievale sono stati caratterizzati dalla presenza valdese.
Il programma della Fondazione Ccv per gli “850 anni” avrà inizio il 3 febbraio dalle 15,30 alle 19,30 alla Casa valdese in via Beckwith 2 a Torre Pellice (Torino) con il convegno “Eresie di ieri, eresie di oggi”. All’incontro, articolato in due sessioni, interverranno: Marina Benedetti (Università di Milano); Anna Benvenuti (Università di Firenze); Francesco Mores (Università di Milano); Pietro Polito (Centro studi Gobetti); Federico Vercellone (Università Torino); Stefano Tallia (Ordine giornalisti Torino). A moderare e curare le conclusioni Bruna Peyrot e Davide Rosso, Presidente e Direttore della Fondazione Ccv. L’appuntamento muoverà dal fatto che nella storia singoli e correnti filosofiche o teologiche, personalità e movimenti, sono stati definiti eretici (tra questi i valdesi) diventando eretici senza volerlo, nominati così da chi temeva uno sconvolgimento nell’ordine sociale. Il concetto ha assunto nel tempo significati diversi che si sono sovrapposti; eresia, ha affermato lo storico medievista Gioacchino Volpe, è un «moto di cultura» perché implica che ognuno impari a leggere i fatti mettendoli in relazione alla propria coscienza.
La seconda tappa del programma per gli “850 anni” si terrà il 10 febbraio con l’inaugurazione alle 16 negli spazi della Fondazione Ccv in via Beckwith 3 a Torre Pellice della mostra “Valdo e i valdesi tra storia e mito”, visitabile poi fino al 30 settembre 2024. L’esposizione, curata da Marco Fratini e Samuele Tourn Boncoeur, illustrerà attraverso la figura del suo “fondatore” le tappe della costruzione della storia del movimento valdese. La mostra presenterà nella sua prima sezione una narrazione attraverso le testimonianze che di Valdo diedero i contemporanei, nella seconda sezione invece proporrà le testimonianze di circa duecento interpreti, dal XIII al XX secolo, del dibattito sulle origini dei valdesi, mostrando come solo in tempi recenti Valdo sia stato largamente accettato come fondatore del movimento valdese, mentre per anni sono state accreditate ipotesi di un’origine del movimento valdese risalente ai primi secoli del cristianesimo o di una discendenza dagli apostoli.
Il calendario prevede infine da parte della Fondazione Ccv anche alcune proposte di viaggio “sulle tracce dei valdesi tra il 1174 e il XVI secolo”. Si andrà a Lione nel maggio 2024, ma anche in Austria e in Cechia dal 24 al 29 settembre; e il 25 maggio 2024 a Torino. L’idea è percorrere alcune delle strade della diffusione del movimento e riscoprire luoghi come la cittadina di Steyr in Austria, testimone di repressioni e roghi contro i valdesi nel XIV secolo, o altri dove il valdismo ebbe origine come Lione, che portano con sé un significato che spesso è stato dimenticato o messo a tacere. Non si tratterà di viaggi della memoria, ma di percorsi di riscoperta e di approfondimento come il percorso nella “Torino valdese” che mira a riscoprire luoghi oggi letti in una dimensione diversa come il Palazzo Reale e la piazza Castello un tempo spazi di reclusione e di esecuzione degli eretici. Infine un appuntamento dedicato all’arte: il 26 ottobre vi sarà a Torre Pellice, al Museo valdese, l’inaugurazione di un’istallazione dell’artista Thanchanok Belforte dedicata agli “850 anni di valdesi in movimento”.
A Torino la Chiesa Valdese ha in cantiere diversi progetti.Sono state finanziate tre borse di ricerca per altrettanti giovani studiosi sui rapporti tra valdesi e città durante i fermenti sociali e politici nella Torino degli anni Sessanta e settanta, in collaborazione con il Centro Studi Gobetti. A novembre un convegno sulla “minoranza universale” restituirà i risultati di tale ricerca.
17 febbraio 2024. In collaborazione con la Comunità Ebraica è stata richiesta la consueta proiezione sulla Mole in ricordo della concessione dei diritti civili del 1848 e l’eliminazione dei ghetti.
18 febbraio 2024, ore 10,30 Presso il Tempio Valdese di Corso Vittorio Emanuele II, celebrazione del culto alla presenza delle autorità cittadine.
26 febbraio 2024, ore 18,00 presso la Sinagoga di piazzetta Primo Levi, convegno “Ebrei e valdesi, una lunga storia torinese” con lo storico Claudio Vercelli e il prof. Daniele Garrone (in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino).
25 maggio 2024. Passeggiata storica nei luoghi della Torino Valdese e della Riforma (in collaborazione con la Fondazione CCV).
14 novembre 2024. Convegno “La Minoranza universale” (in collaborazione con il Centro Studi Piero Gobetti).
Ogni sabato pomeriggio e domenica mattina, apertura del Tempio Valdese ai visitatori.
850
ANNI
Più
dettagli sul programma sul sito web fondazionevaldese.org alla pagina
“valdesi 850 anni”.
MOSTRA“Valdo e i valdesi tra storia e mito”
La costruzione della storia valdese nella cultura europea dal medioevo a oggi
10.02–30.09.24
Museo valdese via Beckwith 3, Torre Pellice
a cura di Marco Fratini e Samuele Tourn Boncoeur
In occasione della ricorrenza degli 850 anni della conversione di Valdo di Lione e dell’origine dei valdesi, l’esposizione illustra, in due sezioni, le tappe del processo di ricerca delle origini e di costruzione della storia del movimento valdese nel corso di otto secoli, letta attraverso la figura del suo “fondatore”.
La prima sezione dell’esposizione, intitolata Valdo di Lione: “eretico” e “nuovo apostolo”, fornisce un profilo di Valdo nella Lione del XII secolo attraverso le poche notizie storiche disponibili, raccontate dalle voci dei testimoni dell’epoca, principalmente di carattere inquisitoriale.
Nella seconda sezione, intitolata Valdo dopo Valdo: la costruzione di una storia si ripercorre un viaggio di otto secoli alla ricerca delle interpretazioni delle origini valdesi, tema che appassionò centinaia di autori (prevalentemente teologi e uomini di chiesa, di ogni nazione e lingua) incontrando una molteplicità di voci in cui Valdo, inaspettatamente, non sempre è il protagonista.
A partire dal XIII secolo due opposte visioni si imposero: dopo la morte di Valdo gli avversari ne evidenziarono il ruolo di fondatore di un’eresia recente con lo scopo di screditare il movimento ancora esistente; dall’altro lato, i valdesi, nel richiamarsi all’eredità apostolica, tesero progressivamente a sfumare l’importanza del loro predecessore, fino a dimenticarne l’esistenza per quasi tre secoli.
Con lo sviluppo della Riforma del XVI secolo i protestanti (luterani, anglicani, calvinisti e puritani) fecero ricorso ai valdesi e al suo fondatore per legittimare la propria antichità da opporre alla successione apostolica della Chiesa di Roma. Da qui derivò un’ampia produzione di opere storiche – pubblicate in varie lingue e molti paesi – schierate su fronti contrapposti. Seguendo questa tendenza, presto anche i valdesi sentirono la necessità di costruire un’immagine del proprio passato: in questo processo, Valdo assunse varie funzioni e sfaccettature.
Soltanto alla fine dell’Ottocento un approccio scientifico ai documenti restituì a Valdo una centralità rispetto alle origini del movimento, facendo cadere i miti elaborati nei secoli precedenti e aprendo la strada a una successiva riflessione sulla sua scelta e il suo messaggio.
Convegno 03.02.24 ore 15.30-19.30
“ERESIE DI IERI, ERESIE DI OGGI”
Casa Valdese
via Beckwith 2 , Torre Pellice
Nella storia singoli e correnti filosofiche o teologiche, personalità e movimenti, sono stati definiti eretici. I valdesi, apparsi a Lione nel XII secolo, con altri gruppi come i patarini, gli arnaldisti, i catari, i lollardi, gli hussiti, le beghine, i templari… fino, in epoca più recente, i modernisti, così sono stati classificati. Queste esistenze dall’identità molteplice, tuttavia, non si sono mai definite tali. Lo sono diventate senza volerlo, nominate da chi temeva uno sconvolgimento nell’ordine sociale esistente. Eresia, in greco significa scelta, inclinazione verso qualcosa, proposta, una figurazione che evoca la responsabilità personale dopo una profonda riflessione di coscienza. L’eresia attraversa la storia della Chiesa, in primo luogo cattolica, ma non risparmia neanche il mondo protestante, nell’opporsi fra dogmi, concezioni teologiche e proposte ecclesiali che secondo i vertici ecclesiastici tradivano la verità difesa dall’istituzione. Dai movimenti ereticali medievali alla Riforma protestante del XVI secolo, dalle rivoluzioni del Settecento alle scomuniche del Novecento, come quella di Pio IX verso tutti i politici cattolici. Considerare qualcuno o qualcosa inquinato da eresia significa non accettare una divergenza di idee, teorie scientifiche o verità teologiche, nonché costumi di vita considerati illegittimi. L’eresia di ieri apparve prima dello stato di diritto, in cui la Legge regola, attraverso un Patto sociale, la convivenza civile. L’Inquisizione, istituita nel 1592 con il Sant’Uffizio da papa Paolo III (Alessandro Farnese), colpì almeno due migliaia di persone. Abolita nel 1859, lasciò la sua impronta culturale nel modo di giudicare la diversità sociale.
Se nel passato, in primo luogo, l’eresia era di carattere prettamente religioso e legata alla dissidenza dentro e fuori il mondo cattolico, oggi possiamo ancora riconoscerne l’impronta, anche se, forse, con nomi diversi? Il concetto di eresia ha assunto, nel corso dei secoli, significati diversi, che si sono sovrapposti, fino a oggi, diventato persino un marchio di abbigliamento (Heresis)!
In particolare, l’Europa del Novecento e del nuovo secolo, con la crescita di diversi movimenti sociali, di violenza politica, stragismo fino alle migrazioni attuali, presenta società spaccate in cui la dialettica fra maggioranze e opposizioni, fra visioni opposte del vivere insieme, sono reciprocamente invalidate (anche con fake news), spesso criminalizzate. In modo consapevole o meno si sta diffondendo un modo di pensare a senso unico, basato sullo schema amico-nemico, in cui quest’ultimo sembra corrispondere all’eretico di un tempo. Questo restare dentro una polarizzazione di ragionamento, sollecitata e modellata da talk show che ricercano audience attraverso la rissa, nega la complessità di un mondo spiegabile soltanto con categorie interpretative che si allarghino alla rete delle variabili, delle possibilità e della pluralità di cause.
Eresia, ha affermato il grande storico medievista Gioacchino Volpe, è un «moto di cultura» perché implica che ognuno impari a leggere i fatti mettendoli in relazione alla propria coscienza, a cosa possiamo riferirlo nel presente?
Il convegno sarà articolato in due sessioni con inizio alle ore 15,30 e conclusione alle 19,30.
Prima sessione, dopo i saluti istituzionali interverranno: Marina Benedetti (Università di Milano); Anna Benvenuti (Università di Firenze); Francesco Mores (Università di Milano). Modera Bruna Peyrot.
Seconda sessione: Pietro Polito (Centro studi Piero Gobetti); Federico Vercellone (Università Torino); Stefano Tallia (Ordine dei giornalisti Torino). Modera Davide Rosso.
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