lunedì 27 ottobre 2025

THE OTHERS ART FAIR 2025 - Dal 30 ottobre al 2 novembre 2025 gli spazi dell’ITCILO - Centro Internazionale di Formazione dell’ILO ospiteranno 57 espositori da tutto il mondo per vivere e immaginare l'arte che verrà


The Others Art Fair per la XIV edizione  annuncia i 57 espositori che saranno ospitati negli spazi dell’ITCILO dal 30 ottobre al 2 novembre 2025, dando vita a costellazioni di pratiche che invitano a comprendere, e non soltanto a immaginare, l’arte che verrà. 

Dopo l’anticipazione di luglio delle sei gallerie che interagiranno con le suite – A.MORE Gallery, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Artra, Contour Art Gallery, Galleria Davide Di Maggio e Gaze-Off – e le novità sui focus dedicati a performance, video d’arte e opere sonore, The Others rivela non solo i nomi degli espositori provenienti sia dall’Italia che dall’estero – tra cui Slovacchia, Spagna, Perù, Cuba, Lituania, Francia, Svizzera, Argentina e Portogallo – ma anche tre percorsi trasversali che emergono nei loro progetti e che diventano chiavi di lettura per questa edizione: la soglia e la città, il viaggio e l’interculturalità, il corpo e gli inganni della visione.  

A guidare questo processo è il direttore artistico Lorenzo Bruni, curatore indipendente con una lunga esperienza internazionale, affiancato da un board curatoriale composto da Caterina Angelucci, Carolina Ciuti, Lýdia Pribišová ed Elisabetta Roncati, le quali approfondiranno i temi di questa edizione per mezzo di focus, visite guidate e tavole rotonde. Un gruppo che ha lavorato insieme per mantenere fede alla vocazione di The Others: essere un laboratorio critico e relazionale più che un semplice appuntamento fieristico.  

Per il secondo anno consecutivo, The Others trasformerà il Campus dell’ITCILO in un organismo culturale vivo: un luogo dove realtà internazionali mettono in dialogo tecniche tradizionali e algoritmi, corpo e città, memoria e futuro. Visitare The Others significa confrontarsi con un mosaico ricco di spazi non profit, gallerie emergenti e consolidate, artist run space e home gallery che, insieme, confermano la vocazione della fiera: generare opere e pratiche capaci di dialogare non solo con lo spazio fisico che le accoglie, ma anche con le tensioni del nostro tempo.

L’immagine guida della XIV edizione di The Others porta la firma di Simone Rotellanoto illustratore e grafico pubblicitario torinese, riconosciuto per uno stile distintivo, frutto di una rigorosa ricerca tra combinazioni di colori e punti di vista cinematografici. Per la fiera, Rotella ha realizzato “Allegoria del futuro”: un’illustrazione evocativa dal tono distopico che reinterpreta in chiave creativa il tema centrale di questa edizione, “The future is here right now”. L’immagine ritrae infatti tre figure di età diverse, due umane e una robotica, che si alternano in modo ciclico, suggerendo un percorso evolutivo nel tempo. «L'ispirazione mi è venuta osservando un quadro di Tiziano di metà '500, in cui tre teste maschili simboleggiano rispettivamente: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia – racconta l’artista – Da qui una domanda mi è sorta spontanea: “Siamo pronti per cosa ci riserva il futuro? Le sfide tecnologiche ed i suoi nuovi ed imprevedibili orizzonti?”. Utilizzando un androide come simbolo di "maturità", ho voluto immaginare visivamente una premonizione quasi aristotelica del cammino che l'uomo intraprenderà nei prossimi anni».

PROGETTI ESPOSITIVI – TEMI E PERCORSI

57 espositori animeranno la palazzina dell’ITCILO con proposte elaborate appositamente per l’occasione articolate in tre grandi macro-aree che diventano chiavi di lettura dell’edizione 2025:

Visualizzare una soglia tra spazio cittadino e spazio privato

L'idea di soglia diventa esperienza condivisa in relazione alla natura come accade con Solocontemporaneo (Argentina) che mette in scena i “Viaggiatori del tempo” con le opere di Karina Chechik, Juan-Sí González, Arturo E. Mosquera, Edgar Mizrahi ed Alexandra Verga che rifiutano di delegare all’IA la propria immaginazione e invitano il pubblico a un tempo lento; mentre il progetto di Bunker Galleria (Firenze), che orchestra connessioni tra segni astratti dell'artista Monograff che invade lo spazio con un intervento pittorico site specific e le riflessioni sul concetto di oggetto d'uso realizzati da Filippo Mannucci, Davide D'Alessandro e Jonathan Bocca, “parlano” direttamente con i limiti e le potenzialità del contenitore architettonico. E ancora, il concetto e l'esperienza di soglia si moltiplica in esperienze diverse: da MAG – Magazzeno Art Gaze (Bologna) che costruisce un ponte generazionale e linguistico tra i quadri di frasi di Giovane Ceruti, le visioni intime di Margherita Paoletti e l’energia urbana di Eron. Oppure la soglia come esperienza politica, centrale ad esempio nel progetto di A7 Gallery (Slovacchia), che con Helena Tóth, Dorota Holubová e Jan Kostaa affronta i temi di futuro, diritti e sostenibilità, unendo attivismo e pratiche artistiche in un linguaggio europeo condiviso. 

Dialogo interculturale e il tema del viaggio

Il tema della soglia non è solo collegata all' esperienza dello spazio e del “qui e ora” ma si amplia con molti progetti all'idea di esperienza interculturale e a come far convivere i punti di vista culturali differenti – aspetto amplificato dalla sede in cui si svolge l'edizione – ma in alcuni casi diviene una necessità principale come con la galleria Collage Habana (Cuba) che porta il dialogo tra due artisti cubani Alberto Domínguez e Andrés Maurette, dove la funzione dell’oggetto si trasforma in pura contemplazione, ma anche con Bloc Art Perù (Perù) che espone pittura e performance legate a spiritualità andina, natura e identità femminile, per esperire il presente da una prospettiva extraeuropea con opere di artiste peruviane come Patica Da Lipsia, ODP Gallery (Germania) - con le opere di David Eager Maher, Siegfried Füreder, Nina Hannah Kornatz, Jakob Limmer - intreccia memoria, geometria e natura per proporre diversi modi di intendere il disegno e la pittura per una mappa europea delle vulnerabilità contemporanee. Dall’Europa centro-orientale arriva Banská St a nica Contemporary (Slovacchia) che presenta gli esiti di residenze collettive, dove la vita di studio diventa forma espositiva e l’opera è il risultato di un processo aperto tramite le opere di Martin Groch, Alessia Armeni e Svätopluk Mikyta. Insieme, questi progetti mostrano che l’internazionalità non è un “altrove” decorativo, ma un’esperienza di convivenza dei linguaggi

 Il corpo e gli inganni della visione

Altre gallerie, invece dell’architettura o dei luoghi pubblici e privati, scelgono il corpo come elemento principale con cui creare una connessione tra spazi fisici e mentali. Tra chi sceglie in maniera evidente come terreno di indagine il corpo possiamo citare: BoA Spazio Arte (Bologna) che dà voce a cinque giovani artiste tra Cina e Italia - Flavia Bucci, Roberta Cacciatore, Federica Gonnelli, Tullia Mazzotti, Jilan Wu - per trasformare il vissuto personale in paesaggi interiori. In altri casi il corpo e la sua eccessiva rappresentazione al tempo dei selfie e dei programmi di riconoscimento facciale puntano a insinuare dubbi sull’autenticità della visione. Tra le varie proposte, Raw Messina (Roma) mette al centro il sentimento come bussola nell’iper-digitale, con opere che intrecciano pittura, video e performance (Eleonora Rossi, Erendira Reyes, Pax Paloscia) e che rispondono all’intelligenza artificiale riaffermando l’esperienza emotiva. Altre gallerie scelgono il corpo come terreno di ambiguità: Arteria Art Gallery (Spagna) intreccia i paesaggi emotivi di Samantha Torrisi con i corpi visionari di Carlos Enfedaque e Laura Fridman, infine Garage Fontana (Modica) mette a confronto gli autoritratti pittorici di Michelangelo Menu con le ferrotipie e l’archivio ULTRAMAR di Romaric Tisserand, offrendo due prospettive complementari sull’identità e l’auto-rappresentazione, tra pittura e fotografia d’archivio.

Una pluralità di voci che, insieme alle realtà torinesi e alle sperimentazioni italiane più vitali, costruisce una mappa fondamentale della scena cittadina che parla molte lingue: da CRAG che intreccia pittura e fotografia sull’architettura come memoria (Bea Sarrias, Chiara Ferrando), a Spazio Pirotecnico che apre un ponte generazionale tra disegno, scultura e video-data driven con Piero Brarda, Ditjan Muça, Francesca Lopetuso e Paula Daher, passando per Febo e Dafne capace di tenere insieme fotografia, ceramica, astrazione e fumetto con Diego Dominici, Pier De Felice, Sarah Rossiter e Marco D’Aponte, fino a Pow Gallery (AT), che propone Pongo e Mirai Ayaka, ribadendo un’identità legata alla rigenerazione urbana in grado di creare una frizione particolare tra spazio sacro, pratiche artistiche contemporanee e comunità. Con queste presenze, Torino si conferma laboratorio sensibile: non un “modello Torino” precostituito, ma un metabolismo, la capacità di trasformare i margini in centri temporanei e inclusivi.

 

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