sabato 3 aprile 2021

Con i "Pietro Micca Tour" la storia del celebre assedio di Torino del 1706 viene raccontata sulla pagina Facebook del Museo Pietro Micca in una serie di video introdotti dal direttore Generale Franco Cravarezza

In questo articolo torno a parlare di un progetto che mi sta molto a cuore, portato avanti dal Museo Pietro Micca di Torino e, secondo me, ancora troppo poco conosciuto. Mi riferisco ai "Pietro Micca Tour", una serie di appuntamenti sulla pagina Facebook del museo che, giunti ormai alla 38ma puntata, narrano le vicende che portarono alla sconfitta della Francia nel 1706 dopo il celebre assedio alla nostra città, che molti ricordano per il "sacrificio" del soldato Pietro Micca.


L’intero ciclo del “Pietro Micca Tour”, iniziato a maggio dello scorso anno, è introdotto in prima persona dal Direttore del Museo Generale Franco Cravarezza e racconta via, via i protagonisti e gli eventi dell’assedio. Le prme puntate, che alla descrizione affiancano sempre video storici, interviste e mappe dei luoghi di battaglia, sono ovviamente dedicate alla descrizione delle varie fasi dell'assedio: dall'arrivo dei francesi ai primi attacchi, dai bombardamenti alla notte in cui Pietro Micca morì, sacrificandosi per bloccare l'ingresso del nemico nelle gallerie sotterranee della Cittadella. Che poi sono il vero vanto del Museo Pietro Micca e vengono descritte in tutti i dettagli, perfino con l'utilizzo di un drone. Particolare risalto viene ovviamente dato al ritrovamento della scala dove Micca perse la vita per l'esplosione, identificata per la prima volta nel 1958 dal fondatore del museo, il Generale Guido Amoretti

Le puntate a seguire si concentrano sule altre zone accessibili del percorso di visita, come la fortezza del Pastiss e il Rivellino degli invalidi. Per poi spostare l'attenzione su fatti e luoghi a corollario della battaglia: le cascine Gioia e Balbiano, la Chiesa di Madonna di Campagna, la cascina Scaravella ed il centenario della nascita di Amoretti. 

CENNI STORICI

Il Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706, sito in via Guicciardini 7a, fu inaugurato nel 1961, in occasione delle celebrazioni per l’unità d’Italia. Il museo occupa il luogo in cui, durante l’assedio di Torino del 1706, era stata piazzata una batteria francese. Il museo si compone di una serie di sale che, attraverso pannelli, mappe e plastici, chiariscono al visitatore il contesto storico, la situazione militare e la sua evoluzione. I reperti vari presenti e le ricostruzioni fanno comprendere come si viveva e si combatteva a Torino in quegli anni. L’edificio è direttamente collegato al sottostante sistema di gallerie della “cittadella” ed è possibile, grazie a guide esperte, effettuare un’agevole visita di una porzione di queste, la più interessante e significativa fino ad oggi recuperata.

L’assedio del 1706 viene ricordato tra gli episodi della guerra di successione spagnola. Attaccata dalle truppe francesi, Torino resiste grazie al coraggio ed alla tenacia dei suoi uomini, ma anche grazie ad un sistema di fortificazioni e gallerie sotterranee che la rendeva una delle più moderne piazzeforti d’Europa. La salvezza arriva grazie all’intervento del Principe Eugenio in supporto di Vittorio Amedeo II il 7 settembre di quell’anno, data ancora oggi ricordata con un “Te Deum” celebrato presso la Basilica di Superga.


In tale contesto si colloca l’episodio di Pietro Micca, tra i minatori chiamati a contribuire alla difesa della cittadella di Torino. Aveva 29 anni. Nella notte tra il 29 e il 30 agosto 1706 si trovava, con un compagno, vicino ad una porta che sbarrava la scala di discesa dalle gallerie superiori a quelle inferiori, che immettevano all’interno della cittadella.
Alcuni soldati francesi erano riusciti a penetrare nella galleria alta e cercavano di sfondare la porta che dava sulla scala per scendere nella galleria bassa. Poiché la porta stava per cedere Pietro Micca , vedendo il compagno di sentinella con lui in difficoltà nel far esplodere il “fornello”, lo allontanò e diede fuoco personalmente ad una miccia per necessità di tempo molto corta: l’esplosione quasi immediata fece crollare la volta della scala e travolse i francesi, ma uccise anche il minatore, che non ebbe il tempo di fuggire e venne scaraventato lungo la galleria bassa. Il suo corpo fu ritrovato a quaranta passi dalla scala, ucciso probabilmente dalle esalazioni velenose dell'esplosione. Secondo il conte Giuseppe Maria Solaro della Margherita, all'epoca comandante della guarnigione di Torino, la morte di Micca fu da addebitarsi più ad un errore di calcolo della lunghezza della miccia che ad una deliberata volontà di sacrificare la propria vita. Tuttavia, come ricompensa per il gesto di Pietro Micca il Duca Vittorio Amedeo II assegnò alla vedova un vitalizio di due pani al giorno.

Il fondatore del museo fu il generale Guido Amoretti (1920-2008) che nel 1956, mentre era Comandante di Sezione ed Insegnante presso le scuole di applicazione d’Arma, iniziò ad effettuare studi sul sottosuolo di Torino ed in particolare sul sistema di gallerie di contromina nel sito ove doveva essere posta la scomparsa Cittadella. Nel 1958, insieme ad alcuni collaboratori, rinvenne ed identificò la scala sotterranea teatro dell’episodio di Pietro Micca, sepolta da 252 anni. Nello stesso anno, sotto lo stabile di Via Papacino 2 individuò resti della struttura fortificata, detta il “Pastiss” completamente abbandonata e colma di detriti. Da quel periodo iniziò, con alcuni volontari, lo studio e lo svuotamento del forte, con l’obiettivo finale di farne un “monumento sotterraneo a visita pubblica”. Nei due anni successivi, si dedicò alla preparazione e al restauro di oltre 1600 metri di gallerie sotterranee a due livelli, in vista dell’apertura di un museo dedicato proprio a Pietro MICCA e all’assedio di Torino del 1706. Di tale museo egli curò l’ allestimento dei saloni e nel 1965 fece riaprire, con finanziamento offerto dalla R.A.I., altri 1200 metri di gallerie sotterranee, che furono uniti alla precedente rete e posti a disposizione del pubblico e degli studiosi.

 

Ora non vi resta che collegarvi alla pagina Facebook del museo e, sotto la voce "Video", scoprire uno per uno tutti i post... Buona visione!!!

 

 


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