Nell’ambito
del programma di riordino delle importanti raccolte di arte antica, i
Musei
Reali di Torino,
a partire da sabato 11 maggio 2024, aprono al pubblico il nuovo
allestimento della prestigiosa collezione
del principe Eugenio di Savoia Soissons che
sarà collocata al secondo piano della
Galleria Sabauda.
In
continuità con le scelte museografiche adottate in precedenza sullo
stesso piano di visita, il
nuovo ordinamento a cura di Annamaria Bava e Sofia Villano,
progettato da Loredana Iacopino architettura, presenta oltre
180 opere –
alcune delle quali conservate per anni nelle collezioni di riserva
–
allestite su più registri alle pareti, tra le finestre e anche lungo
il corridoio centrale, valorizzato da numerosi dipinti.
Il
percorso espositivo inizia con due sale dedicate alla pittura
fiamminga
del
XV e XVI secolo,
delineandone
lo sviluppo attraverso due secoli, a partire dalla lezione dei grandi
maestri del Quattrocento
con il passaggio a una nuova visione della realtà, fino al
sofisticato linguaggio del Manierismo
internazionale del tardo Cinquecento.
Il
nucleo dei Primitivi fiamminghi
comprende
capolavori assoluti della storia dell’arte
come la
celebre tavoletta di straordinaria qualità di Jan
van Eyck con Le
stigmate di san Francesco,
nella quale una luce limpidissima restituisce con assoluta precisione
i minimi dettagli naturalistici; i
due pannelli di Rogier van der Weyden con
Un
devoto in orazione e
La
Visitazione,
un tempo parti laterali di un trittico la cui tavola centrale è oggi
conservata al Louvre; la Madonna
con il Bambino
assegnata a un seguace di Petrus Christus,
ambientata in un accogliente interno domestico ricco di elementi
simbolici; la
magnifica tavola di Hans Memling con Scene
della passione di Cristo,
eseguita per il banchiere fiorentino Tommaso Portinari, ritratto
insieme alla moglie ai margini del dipinto, proveniente dal convento
domenicano di Bosco Marengoda dove arriva anche il
Giudizio
Universale
realizzato su rame da Bartholomeus Spranger
verso il 1570-1571 per papa Pio V, rielaborando un trittico del Beato
Angelico. Dal Palazzo Durazzo di Genova, acquistato nel 1824 da Carlo
Felice di Savoia con i suoi arredi, provengono la
grande tavola con l’Adorazione
dei Magi,
realizzata
dal maestro
fiammingo
che prende il nome da quest’opera, e
una tavola dipinta su entrambi i lati da Bernard van Orley,
pittore di corte di Margherita d’Austria, governatrice dei Paesi
Bassi spagnoli. Due
trittici
tipologicamente simili sono
dedicati alla Crocifissione,
uno dei quali è fra le opere più raffinate del cosiddetto Maestro
delle Mezze figure femminili:
numerose opere attribuite sotto questo nome convenzionale in realtà
sono il prodotto di più artisti, attivi in una stessa bottega nella
prima metà del Cinquecento probabilmente ad Anversa, e tra i temi
maggiormente rappresentati è la raffigurazione di dame eleganti,
spesso intente a leggere o a fare musica, come la bella tavola con la
Suonatrice di liuto.
La ritrattistica nordica cinquecentesca è ben rappresentata da tre
lavori assai differenti: il Ritratto
del cardinale Robert de Lénoncourt di
Corneille de Lyon,
pittore olandese di origine ma lionese di adozione; l’energico
Ritratto
di un uomo con una lettera,
attribuito
a Dirck
Jacobsz;
il Ritratto
di un guerriero
riferito a Hendrick
Goltzius,
opera di notevole qualità che pare in debito con i capolavori
realizzati da Giorgione a Venezia nei primi anni del Cinquecento.
La
prima parte del corridoio centrale è riservata al nucleo di
nature morte italiane e fiamminghe del Seicento e del Settecento,
giunte
a
più riprese nelle raccolte torinesi dall’inizio del XVII secolo, e
testimonia la diffusione e la fortuna che questo genere riscontrò da
subito anche presso le grandi Corti internazionali. Lo spazio
introduce
alle
sale dedicate alla collezione del principe Eugenio,
alle
quali si accede varcando il portale di colore grigio scuro che divide
il corridoio, opposto simmetricamente a quello che separa, sullo
stesso piano, la Collezione Gualino.
Si entra così nel tempo storico e nel gusto figurativo di Eugenio
di Savoia Soissons
(Parigi, 1663 – Vienna, 1736), stratega geniale e comandante in
capo dell’esercito asburgico che, in questo ruolo, raggiunse una
fama straordinaria fermando l’avanzata dei Turchi in Europa, come
documentano le
dieci grandi battaglie che lo ritraggono
in alcuni dei momenti più importanti delle sue campagne militari,
dalla Battaglia
di Zenta
(1697) a
quella di Torino, nel 1706,
al fianco del cugino Vittorio Amedeo II contro l’assedio francese
della città, fino alle
Battaglie
di Petervaradino (1716)
e
di Belgrado (1717),
dipinte da Jan van Huchtenburg (Haarlem,
1647 – Amsterdam, 1733), attivo a Parigi tra il 1667 e il 1670 come
pittore di corte di Luigi XIV.
Intellettuale
raffinato e coltissimo, il principe Eugenio radunò una straordinaria
collezione d’arte, ospitata nelle sue dimore viennesi, il Palazzo
di Città e la magnifica residenza extraurbana del Belvedere,
immortalate nelle bellissime incisioni della serie Residences
memorables de l'incomparable heros de nôtre siècle,
eseguite su disegni di Salomon Kleiner e pubblicate tra il 1731 e il
1740. Eugenio morì a Vienna nel 1736, lasciando le sue ricchezze
alla nipote Vittoria di Savoia Soissons, erede universale che mise in
vendita l’immenso patrimonio. Grazie all’azione diplomatica del
conte Luigi Malabaila, ambasciatore sabaudo a Vienna, il re di
Sardegna Carlo Emanuele III riuscì ad acquistare la quadreria, che
poteva vantare una magnifica selezione di opere dei più autorevoli
maestri del classicismo seicentesco come Nicolas
Poussin, Guido Reni e Francesco Albani,
un incredibile nucleo di pittura fiamminga e olandese rappresentato
da capolavori di Antoon
van Dyck
e da scene di genere, paesaggi, nature morte e soggetti sacri e
mitologici di Jan
Brueghel il Vecchio, Paul Bril, Gerrit Dou, Jan Griffier, Paulus
Potter e David Teniers.
Gran
parte delle collezioni fiamminghe e olandesi seicentesche del
principe Eugenio erano conservate nel
gabinetto dei dipinti del Belvedere Superiore di Vienna,
uno spazio affascinante, ricordato con entusiasmo nelle descrizioni
dei viaggiatori del tempo. Posto tra la camera da letto privata e la
biblioteca, il cabinet
presentava un allestimento che seguiva i criteri tipici del tempo con
opere
disposte in maniera simmetrica a ricoprire interamente le pareti.
Sopra un parato di damasco blu erano appesi ben novantotto dipinti di
piccolo formato, con una cornice in legno dorato riccamente lavorata
a intaglio, ancora oggi conservata. Nel cabinet
trovavano posto dipinti
di David Teniers II, di
cui quattro esemplari sono esposti, molto
amato dal principe per il vivace realismo e la minuzia descrittiva
delle sue scene di genere e degli interni di taverne, e un
consistente nucleo di opere del gruppo dei Fijnschilder,
ossia dei “pittori raffinati” di Leida, di cui si può apprezzare
la meticolosa attenzione per i dettagli e la grande preziosità della
stesura cromatica. Tra queste ultime sono presenti in Galleria
Sabauda composizioni di Gerrit
Dou e del suo allievo Frans van Mieris, di Godfried Schalken e di
Caspar Netscher.
Di particolare fascino è La
ragazza alla finestra
di Dou,
nella quale, oltre alla stupefacente capacità tecnica nel cogliere
la realtà, si può leggere il sottile gioco tra sensualità e
innocenza, cui rimandano i particolari della scena.
Molto
apprezzato e tenuto in grande considerazione dai collezionisti
europei e dal principe Eugenio fu anche Jan
Griffier,
pittore attivo nei Paesi Bassi e in Inghilterra. I suoi paesaggi
avevano trovato posto nel Belvedere Inferiore di Vienna, la dimora in
cui il principe risiedeva di preferenza nella stagione estiva. Sono
presenti in Galleria Sabauda tredici opere provenienti dalla sua
raccolta,
una collezione unica in Italia per numero e qualità, paragonabile a
livello europeo solo a quella conservata presso la Gemäldegalerie
Alte Meister di Dresda.
Il
nuovo allestimento del secondo piano della Pinacoteca prosegue con
altre opere acquistate da Carlo Emanuele III nel 1737,
quando ormai erano ben avviate le trattative per l’acquisto della
collezione del principe Eugenio.
Uscendo
dalle sale dedicate alla pittura nordica, il percorso prosegue con le
opere appartenenti a scuole italiane del Seicento che continuano
l’esposizione al primo piano della Galleria,
illustrando
le scelte collezionistiche compiute dai duchi sabaudi per
accrescere la loro già prestigiosa raccolta e i successivi
arricchimenti ottocenteschi.
Gli
straordinari esiti del Barocco genovese
sono documentati dall’opulenta cromia del Baccanale
di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto,
specializzato in composizioni di soggetto mitologico o religioso
ricche di animali e di brani di natura morta, e dai
ritratti di Bernardo Strozzi e Jan Roos,
che ben interpretano l'eredità lasciata da Rubens e Van Dyck: la
splendida
Sacra
famiglia
di quest’ultimo documenta il periodo trascorso a Genova
dall’artista fiammingo.
La
scena
artistica romana
è rappresentata
dalla
soave
Madonna
della rosa
di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato,
che risente fortemente della lezione di Raffaello, dalla
Vergine
annunciata
e dall’Arcangelo
Gabriele
di cultura marattesca e dal più tardo dipinto con il Profeta
Daniele
di Francesco Trevisani,
il più grande protagonista della pittura dell’Arcadia.
Rilevanti
esempi del classicismo in auge a Roma nella seconda metà del
Seicento sono
inoltre la
coppia di tele con episodi tratti dall’Eneide di Giovanni Ghisolfi
e i due rigogliosi paesaggi con cascate di Gaspard Dughet,
in cui l’ideale classico di bellezza si coniuga con una nuova
attenzione alla raffigurazione libera e spontanea della natura.
Testimonianza
della pittura
bolognese
di tardo Seicento è la bellissima tela acquistata
dal Ministero della Cultura nel 2022 per le collezioni dei Musei
Reali, esposta per la prima volta,
raffigurante Bacco
e Arianna
di Giovanni Antonio Burrini,
artista documentato nel 1688 a Torino e impegnato in prestigiose
commissioni.
La
sala successiva è dedicata alla cultura
artistica del ducato sabaudo,
segnata nel
Seicento
da un importante rinnovamento illustrato dalle opere di alcuni dei
maggiori protagonisti della scena artistica piemontese. Tra gli anni
Trenta e quaranta del secolo, il duca Vittorio Amedeo I chiamò a
ricoprire la carica di pittore di corte
Francesco Cairo,
tra gli artisti più rappresentativi del Barocco lombardo e autore
del Ritrovamento
di Mosè da parte della figlia del faraone,
nelle cui fattezze si riconosce la Madama Reale Cristina di Francia.
Sul finire del secolo approdò nella capitale sabauda Daniel
Seiter,
artista di origine viennese che lavorò per Vittorio Amedeo II al
rinnovamento degli appartamenti al piano nobile di Palazzo Reale,
eseguendo gli affreschi sulla volta della galleria che ancora oggi
porta il suo nome, mentre Andrea
Pozzo,
pittore e architetto di fama europea, negli anni sessanta e settanta
fu attivo in Piemonte realizzando numerose pale d’altare per i
principali centri del territorio e dedicandosi all’esecuzione di
grandi cicli d’affreschi per le chiese dell’ordine gesuita di
Torino e Mondovì.
Come
nel percorso dedicato alle raccolte settecentesche che precede la
Collezione Gualino, anche la sala conclusiva del nuovo allestimento è
dedicata alla pittura
al femminile
tra Cinquecento e Seicento, epoca in cui le
artiste
occupano un ruolo significativo e del tutto eccezionale, ancora in
gran parte da svelare. Sono esposti il Ritratto
dell’Infanta Isabella Clara Eugenia,
sorella della duchessa di Savoia Caterina Micaela,
eseguito
da Sofonisba Anguissola,
che per molti anni fu al servizio del re di Spagna Filippo II
raggiungendo nel campo della ritrattistica una fama di livello
europeo, alla quale si è proposto di riferire anche il bel
Ritratto
di principessa con leone;
il magnifico
Ritratto
di Carlo Emanuele I
di Giovanna Garzoni,
che svolse un’intensa attività per la Corte sabauda, dipinto su
pergamena con la tecnica del puntinato per raggiungere straordinari
effetti di naturalezza e finezza; la Giuditta
con la testa di Oloferne
di Fede Galizia,
che mostra l’abilità della pittrice nella scelta della gamma
cromatica, ricercata e brillante, e nella resa delle vesti sontuose e
dei gioielli preziosi; due opere di soggetto religioso raffigurano
Santa
Cecilia che suona l’organo
e Sant’Elena
di Orsola Maddalena Caccia, figlia del pittore Guglielmo detto il
Moncalvo,
che trascorse la sua esistenza in convento e diede vita a una
produzione di grande successo, caratterizzata da un vivace cromatismo
e dalla presenza di raffinati brani di natura morta, molto ammirata
anche dalla duchessa Cristina di Francia.
Musei
Reali di Torino
Galleria
Sabauda, secondo piano
Piazzetta
Reale, 1
Percorso
di visita permanente aperto al pubblico da sabato
11
maggio 2024.
Ingresso
compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.
Orari
Dal
martedì alla domenica, dalle 9 alle 18 (la biglietteria chiude
un’ora prima)
Biglietti
Intero:
euro 15
Gruppi
(massimo 25 persone): euro 13 a persona
Ridotto (18/25
anni): euro 2
Gratuito (0/17 anni,
Soci ICOM, Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, Royal Pass, 1
accompagnatore per disabili non autosufficienti, giornalisti,
dipendenti MiC, insegnanti)
Per l’acquisto
online:
https://www.coopculture.it/it/prodotti/biglietto-musei-reali-di-torino/
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