martedì 7 maggio 2024

I Musei Reali Torino l'11 maggio 2024 aprono al pubblico il nuovo allestimento della prestigiosa collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, collocata al secondo piano della Galleria Sabauda


Nell’ambito del programma di riordino delle importanti raccolte di arte antica, i Musei Reali di Torino, a partire da sabato 11 maggio 2024, aprono al pubblico il nuovo allestimento della prestigiosa collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons che sarà collocata al secondo piano della Galleria Sabauda.

In continuità con le scelte museografiche adottate in precedenza sullo stesso piano di visita, il nuovo ordinamento a cura di Annamaria Bava e Sofia Villano, progettato da Loredana Iacopino architettura, presenta oltre 180 opere alcune delle quali conservate per anni nelle collezioni di riserva allestite su più registri alle pareti, tra le finestre e anche lungo il corridoio centrale, valorizzato da numerosi dipinti.


Il percorso espositivo inizia con due sale dedicate alla pittura fiamminga del XV e XVI secolo, delineandone lo sviluppo attraverso due secoli, a partire dalla lezione dei grandi maestri del Quattrocento con il passaggio a una nuova visione della realtà, fino al sofisticato linguaggio del Manierismo internazionale del tardo Cinquecento. Il nucleo dei Primitivi fiamminghi comprende capolavori assoluti della storia dell’arte come la celebre tavoletta di straordinaria qualità di Jan van Eyck con Le stigmate di san Francesco, nella quale una luce limpidissima restituisce con assoluta precisione i minimi dettagli naturalistici; i due pannelli di Rogier van der Weyden con Un devoto in orazione e La Visitazione, un tempo parti laterali di un trittico la cui tavola centrale è oggi conservata al Louvre; la Madonna con il Bambino assegnata a un seguace di Petrus Christus, ambientata in un accogliente interno domestico ricco di elementi simbolici; la magnifica tavola di Hans Memling con Scene della passione di Cristo, eseguita per il banchiere fiorentino Tommaso Portinari, ritratto insieme alla moglie ai margini del dipinto, proveniente dal convento domenicano di Bosco Marengoda dove arriva anche il Giudizio Universale realizzato su rame da Bartholomeus Spranger verso il 1570-1571 per papa Pio V, rielaborando un trittico del Beato Angelico. Dal Palazzo Durazzo di Genova, acquistato nel 1824 da Carlo Felice di Savoia con i suoi arredi, provengono la grande tavola con l’Adorazione dei Magi, realizzata dal maestro fiammingo che prende il nome da quest’opera, e una tavola dipinta su entrambi i lati da Bernard van Orley, pittore di corte di Margherita d’Austria, governatrice dei Paesi Bassi spagnoli. Due trittici tipologicamente simili sono dedicati alla Crocifissione, uno dei quali è fra le opere più raffinate del cosiddetto Maestro delle Mezze figure femminili: numerose opere attribuite sotto questo nome convenzionale in realtà sono il prodotto di più artisti, attivi in una stessa bottega nella prima metà del Cinquecento probabilmente ad Anversa, e tra i temi maggiormente rappresentati è la raffigurazione di dame eleganti, spesso intente a leggere o a fare musica, come la bella tavola con la Suonatrice di liuto. La ritrattistica nordica cinquecentesca è ben rappresentata da tre lavori assai differenti: il Ritratto del cardinale Robert de Lénoncourt di Corneille de Lyon, pittore olandese di origine ma lionese di adozione; l’energico Ritratto di un uomo con una lettera, attribuito a Dirck Jacobsz; il Ritratto di un guerriero riferito a Hendrick Goltzius, opera di notevole qualità che pare in debito con i capolavori realizzati da Giorgione a Venezia nei primi anni del Cinquecento.

La prima parte del corridoio centrale è riservata al nucleo di nature morte italiane e fiamminghe del Seicento e del Settecento, giunte a più riprese nelle raccolte torinesi dall’inizio del XVII secolo, e testimonia la diffusione e la fortuna che questo genere riscontrò da subito anche presso le grandi Corti internazionali. Lo spazio introduce alle sale dedicate alla collezione del principe Eugenio, alle quali si accede varcando il portale di colore grigio scuro che divide il corridoio, opposto simmetricamente a quello che separa, sullo stesso piano, la Collezione Gualino. Si entra così nel tempo storico e nel gusto figurativo di Eugenio di Savoia Soissons (Parigi, 1663 – Vienna, 1736), stratega geniale e comandante in capo dell’esercito asburgico che, in questo ruolo, raggiunse una fama straordinaria fermando l’avanzata dei Turchi in Europa, come documentano le dieci grandi battaglie che lo ritraggono in alcuni dei momenti più importanti delle sue campagne militari, dalla Battaglia di Zenta (1697) a quella di Torino, nel 1706, al fianco del cugino Vittorio Amedeo II contro l’assedio francese della città, fino alle Battaglie di Petervaradino (1716) e di Belgrado (1717), dipinte da Jan van Huchtenburg (Haarlem, 1647 – Amsterdam, 1733), attivo a Parigi tra il 1667 e il 1670 come pittore di corte di Luigi XIV.


Intellettuale raffinato e coltissimo, il principe Eugenio radunò una straordinaria collezione d’arte, ospitata nelle sue dimore viennesi, il Palazzo di Città e la magnifica residenza extraurbana del Belvedere, immortalate nelle bellissime incisioni della serie Residences memorables de l'incomparable heros de nôtre siècle, eseguite su disegni di Salomon Kleiner e pubblicate tra il 1731 e il 1740. Eugenio morì a Vienna nel 1736, lasciando le sue ricchezze alla nipote Vittoria di Savoia Soissons, erede universale che mise in vendita l’immenso patrimonio. Grazie all’azione diplomatica del conte Luigi Malabaila, ambasciatore sabaudo a Vienna, il re di Sardegna Carlo Emanuele III riuscì ad acquistare la quadreria, che poteva vantare una magnifica selezione di opere dei più autorevoli maestri del classicismo seicentesco come Nicolas Poussin, Guido Reni e Francesco Albani, un incredibile nucleo di pittura fiamminga e olandese rappresentato da capolavori di Antoon van Dyck e da scene di genere, paesaggi, nature morte e soggetti sacri e mitologici di Jan Brueghel il Vecchio, Paul Bril, Gerrit Dou, Jan Griffier, Paulus Potter e David Teniers.

Gran parte delle collezioni fiamminghe e olandesi seicentesche del principe Eugenio erano conservate nel gabinetto dei dipinti del Belvedere Superiore di Vienna, uno spazio affascinante, ricordato con entusiasmo nelle descrizioni dei viaggiatori del tempo. Posto tra la camera da letto privata e la biblioteca, il cabinet presentava un allestimento che seguiva i criteri tipici del tempo con opere disposte in maniera simmetrica a ricoprire interamente le pareti. Sopra un parato di damasco blu erano appesi ben novantotto dipinti di piccolo formato, con una cornice in legno dorato riccamente lavorata a intaglio, ancora oggi conservata. Nel cabinet trovavano posto dipinti di David Teniers II, di cui quattro esemplari sono esposti, molto amato dal principe per il vivace realismo e la minuzia descrittiva delle sue scene di genere e degli interni di taverne, e un consistente nucleo di opere del gruppo dei Fijnschilder, ossia dei “pittori raffinati” di Leida, di cui si può apprezzare la meticolosa attenzione per i dettagli e la grande preziosità della stesura cromatica. Tra queste ultime sono presenti in Galleria Sabauda composizioni di Gerrit Dou e del suo allievo Frans van Mieris, di Godfried Schalken e di Caspar Netscher. Di particolare fascino è La ragazza alla finestra di Dou, nella quale, oltre alla stupefacente capacità tecnica nel cogliere la realtà, si può leggere il sottile gioco tra sensualità e innocenza, cui rimandano i particolari della scena.


Molto apprezzato e tenuto in grande considerazione dai collezionisti europei e dal principe Eugenio fu anche Jan Griffier, pittore attivo nei Paesi Bassi e in Inghilterra. I suoi paesaggi avevano trovato posto nel Belvedere Inferiore di Vienna, la dimora in cui il principe risiedeva di preferenza nella stagione estiva. Sono presenti in Galleria Sabauda tredici opere provenienti dalla sua raccolta, una collezione unica in Italia per numero e qualità, paragonabile a livello europeo solo a quella conservata presso la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda.

Il nuovo allestimento del secondo piano della Pinacoteca prosegue con altre opere acquistate da Carlo Emanuele III nel 1737, quando ormai erano ben avviate le trattative per l’acquisto della collezione del principe Eugenio.

Uscendo dalle sale dedicate alla pittura nordica, il percorso prosegue con le opere appartenenti a scuole italiane del Seicento che continuano l’esposizione al primo piano della Galleria, illustrando le scelte collezionistiche compiute dai duchi sabaudi per accrescere la loro già prestigiosa raccolta e i successivi arricchimenti ottocenteschi.

Gli straordinari esiti del Barocco genovese sono documentati dall’opulenta cromia del Baccanale di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, specializzato in composizioni di soggetto mitologico o religioso ricche di animali e di brani di natura morta, e dai ritratti di Bernardo Strozzi e Jan Roos, che ben interpretano l'eredità lasciata da Rubens e Van Dyck: la splendida Sacra famiglia di quest’ultimo documenta il periodo trascorso a Genova dall’artista fiammingo.

La scena artistica romana è rappresentata dalla soave Madonna della rosa di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, che risente fortemente della lezione di Raffaello, dalla Vergine annunciata e dall’Arcangelo Gabriele di cultura marattesca e dal più tardo dipinto con il Profeta Daniele di Francesco Trevisani, il più grande protagonista della pittura dell’Arcadia.


Rilevanti esempi del classicismo in auge a Roma nella seconda metà del Seicento sono inoltre la coppia di tele con episodi tratti dall’Eneide di Giovanni Ghisolfi e i due rigogliosi paesaggi con cascate di Gaspard Dughet, in cui l’ideale classico di bellezza si coniuga con una nuova attenzione alla raffigurazione libera e spontanea della natura.

Testimonianza della pittura bolognese di tardo Seicento è la bellissima tela acquistata dal Ministero della Cultura nel 2022 per le collezioni dei Musei Reali, esposta per la prima volta, raffigurante Bacco e Arianna di Giovanni Antonio Burrini, artista documentato nel 1688 a Torino e impegnato in prestigiose commissioni.

La sala successiva è dedicata alla cultura artistica del ducato sabaudo, segnata nel Seicento da un importante rinnovamento illustrato dalle opere di alcuni dei maggiori protagonisti della scena artistica piemontese. Tra gli anni Trenta e quaranta del secolo, il duca Vittorio Amedeo I chiamò a ricoprire la carica di pittore di corte Francesco Cairo, tra gli artisti più rappresentativi del Barocco lombardo e autore del Ritrovamento di Mosè da parte della figlia del faraone, nelle cui fattezze si riconosce la Madama Reale Cristina di Francia. Sul finire del secolo approdò nella capitale sabauda Daniel Seiter, artista di origine viennese che lavorò per Vittorio Amedeo II al rinnovamento degli appartamenti al piano nobile di Palazzo Reale, eseguendo gli affreschi sulla volta della galleria che ancora oggi porta il suo nome, mentre Andrea Pozzo, pittore e architetto di fama europea, negli anni sessanta e settanta fu attivo in Piemonte realizzando numerose pale d’altare per i principali centri del territorio e dedicandosi all’esecuzione di grandi cicli d’affreschi per le chiese dell’ordine gesuita di Torino e Mondovì.

Come nel percorso dedicato alle raccolte settecentesche che precede la Collezione Gualino, anche la sala conclusiva del nuovo allestimento è dedicata alla pittura al femminile tra Cinquecento e Seicento, epoca in cui le artiste occupano un ruolo significativo e del tutto eccezionale, ancora in gran parte da svelare. Sono esposti il Ritratto dell’Infanta Isabella Clara Eugenia, sorella della duchessa di Savoia Caterina Micaela, eseguito da Sofonisba Anguissola, che per molti anni fu al servizio del re di Spagna Filippo II raggiungendo nel campo della ritrattistica una fama di livello europeo, alla quale si è proposto di riferire anche il bel Ritratto di principessa con leone; il magnifico Ritratto di Carlo Emanuele I di Giovanna Garzoni, che svolse un’intensa attività per la Corte sabauda, dipinto su pergamena con la tecnica del puntinato per raggiungere straordinari effetti di naturalezza e finezza; la Giuditta con la testa di Oloferne di Fede Galizia, che mostra l’abilità della pittrice nella scelta della gamma cromatica, ricercata e brillante, e nella resa delle vesti sontuose e dei gioielli preziosi; due opere di soggetto religioso raffigurano Santa Cecilia che suona l’organo e Sant’Elena di Orsola Maddalena Caccia, figlia del pittore Guglielmo detto il Moncalvo, che trascorse la sua esistenza in convento e diede vita a una produzione di grande successo, caratterizzata da un vivace cromatismo e dalla presenza di raffinati brani di natura morta, molto ammirata anche dalla duchessa Cristina di Francia.


Musei Reali di Torino

Galleria Sabauda, secondo piano

Piazzetta Reale, 1

Percorso di visita permanente aperto al pubblico da sabato 11 maggio 2024.

Ingresso compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

Orari

Dal martedì alla domenica, dalle 9 alle 18 (la biglietteria chiude un’ora prima)


Biglietti

Intero: euro 15

Gruppi (massimo 25 persone): euro 13 a persona

Ridotto (18/25 anni): euro 2

Gratuito (0/17 anni, Soci ICOM, Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, Royal Pass, 1 accompagnatore per disabili non autosufficienti, giornalisti, dipendenti MiC, insegnanti)

Per l’acquisto online: https://www.coopculture.it/it/prodotti/biglietto-musei-reali-di-torino/

 

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