Gli oggetti sono costruiti con contributi occasionali, assemblati con legature organiche di mollica, cera d’api e sottili fili di rame; racchiusi in teche e ampolle in vetro nel tentativo di “stabilizzare” la loro nuova realtà.
“In
una lama di sole, milioni di oggetti volanti emergono dal nulla, un polveroso
universo, una ricchezza celata di differenti nature, colori, misure, tensioni,
attrazioni, pulsioni; un pacato caotico vortice, un parabolico andare in cerca
di pace che pace non è. Il rumore inudito del ribollir silenzioso del fiato
terreno; quel fiato presente, impalpabile, assente, trasporta la vita, la
fortuna, il destino, un granello piccini, l’intero universo che porta con sé”.
Ecco
come Piero Livio presenta se stesso:
C’era
una volta un re seduto sul sofà … Sono nato in casa, in una via diagonale di
una città ortogonale. Da bambino mi sono affacciato alla vita da sotto il
glicine del mio terrazzo da cui osservavo cinque animati cortili, tre abitati
da agiati borghesi, due da artigiani e persone assai normali.
Da
mio nonno ho imparato il rispetto delle persone al di là del genere, del
colore, del censo, del credo e delle ideologie.
Da
mio padre ho appreso il rigore, l’onestà, l’amore per la tecnologia, la
curiosità che ti impedisce di usare uno strumento se prima non ne conosci e
capisci il funzionamento.
Da
mio fratello il fascino del sapere, della conoscenza, della cultura, la relatività
del punto di vista, l’importanza dei principi, della filosofia nella vita di
tutti i giorni.
Dalle
donne di casa tutto quanto concerne l’amore, l’affetto, la femminilità, il
calore, la capacità, l’importanza di essere un recipiente generosamente non colmo.
Maggiori
informazioni al sito: www.museofico.it
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