L'opera di Van Dick ritrae i tre figli maggiori di Carlo I d'Inghilterra, che commissionò il quadro al pittore fiammingo negli anni della sua permanenza a Londra. La regina Enrichetta Maria era ansiosa di far conoscere alla sorella Cristina di Francia, sposa del Duca di Savoia Vittorio Amedeo I, l'aspetto dei suoi nipotini e nel 1635 invia in dono a Torino questo meraviglioso ritratto dei bambini. Questi sono rappresentati in modo da lanciare messaggi molto precisi riguardo alla loro famiglia: potere, equilibrio, regalità e intoccabilità. Tutto il quadro è all'insegna della staticità, al punto che i soggetti sembrano degli adulti in minatura, senza energia o vivacità come farebbe pensare la loro età. Non sono le emozioni ad interessare i committenti, ma il loro futuro da regnanti.
Il "Ritratto del piccolo Subercaseax" di Boldini sembra al contrario quasi un'istantanea dei tempi moderni. Durante il suo soggiorno a Parigi, il pittore strinse amicizia con il diplomatico cileno Ramon Subercaseaux ed ebbe così l'occasione di ritrarre alcuni famigliari. Il dipinto ora esposto rappresenta il primogenito Pedro, all'età di circa undici anni. Venne eseguito nell'atelier dell'artista, durante una delle molte visite amichevoli. E riesce a immortalare sulla tela le caratteristiche più vere del bambino, la sua fragilità emotiva, lo sguardo profondo e l'inquietudine per l'imminente pubertà, la "sofferenza" per l'obbligata immobilità della posa. Si tratta insomma di un bambino ritratto nella sua quotidianità, a dimostrare come la società dell'epoca fosse più propensa ad accettare le specificità dell'infanzia.
Alcuni cenni sugli artisti:
Anton Van Dick
(Anversa 1599 - Londra 1641)
Figlio di un ricco mercante di seta di Anversa, entra a dieci anni come apprendista nella bottega del pittore Hendrik van Balen. Talento precoce, nel 1618 è maestro nella corporazione di San Luca nella sua città natale e collaboratore di Rubens. Dopo un breve soggiorno in Inghilterra (1620) si trasferisce in Italia e vive prevalentemente a Genova. Qui esegue ritratti per l'aristocrazia e riceve numerosi incarichi per la decorazione di chiese. Le impressioni dei suoi anni italiani sono documentate in un quaderno di appunti e schizzi (Collezione Devonshire di Chatsworth), che attestano la sua grande ammirazione per le opere di Tiziano. Nel 1627 rientra ad Anversa e nel 1632 parte per Londra, dove diventa pittore di corte. La produzione di questo ultimo periodo è vastissima e annovera oltre 400 opere, tra cui anche i due capolavori della Galleria Sabauda "I figli di Carlo I d'Inghilterra" e "Il principe Tommaso di Savoia Carignano".
Giovanni Boldini
(Ferrara 1842 - Parigi 1931)
Mostra fin dall'infanzia uno spiccato interesse per la pittura, alla quale viene avviato dal padre nella sua città natale. Nel 1862 va a Firenze per frequentare l'Accademia e viene introdotto nell'ambiente del Caffè Michelangelo, noto ritrovo dei Macchiaioli, che lo stimolano alla frequentazione dell'arte europea. Nel 1867 visita per la prima volta Parigi, dove ammira le opere di Courbet e Manet. Nel 1870 è a Londra, già pittore alla moda, studioso di ritrattistica inglese. Si trasferisce definitivamente nella capitale francese a partire dal 1871, dipingendo per qualche tempo quadri di genere, di costume e molte vedute. E' tuttavia come ritrattista che si afferma completamente, raffigurando le signore dell'alta società parigina e le attrici famose. Vanno ricordati in particolare i grandi ritratti ufficiali a figura intera che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
Altre informazioni su: www.museireali.beniculturali.it
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