Passeggiando per via Maria Vittoria,
precisamente al numero 5, ci si trova dinanzi al comprensorio di San
Filippo Neri. La Chiesa annessa è a tutt'oggi la più grande
di Torino. Voluta dalla Congregazione dei padri dell’Oratorio
di San Filippo Neri nella seconda metà del ‘600, è opera
principalmente di Guarino Guarini, mentre i restauri
settecenteschi furono realizzati da Filippo Juvarra.
Il
complesso monumentale è composto dalla Chiesa Principale,
dall'Oratorio, dalla Casa dei Padri. La Chiesa, a
navata unica, è ricoperta con un voltone ed è illuminata da sette
finestroni semicircolari a forma di conchiglia. Questo motivo
ornamentale, molto caro allo Juvarra, ritorna in tutte le decorazioni
della chiesa e delle suppellettili. Le sei cappelle laterali sono
coperte da cupole ellissoidi, troncate dal muro della navata; le
colonne che le affiancano sono in onice rosso di Busca. L’altare
maggiore, opera di Antonio Bertola, è stato eretto nel 1703.
Nel 1708 viene quivi collocata la pala del Maratta, restaurata
a fine 2018, raffigurante la Vergine con Bimbo con San Giovanni il
Battista, S. Eusebio di Vercelli ed i beati Amedeo IX e Margherita di
Savoia. Per quanto concerne le opere poste in corrispondenza degli
altari, si può ricordare una tela di Francesco Trevisani da
Capodistria raffigurante il martirio del diacono Lorenzo, la pala
raffigurante la beata Vergine con il Bimbo, Sant’Efiso martire ed
il beato Giovanni Giovenale Ancina realizzata su commissione della
comunità sarda di Torino alla fine dell '800. L’ultimo altare
laterale, alla sinistra di chi entra, accoglie una pala di Francesco
Solimena da Nocera (1657-1747), che rappresenta san Filippo Neri
mentre intercede presso la Vergine per la città di Torino.
Un altare
è dedicato a due santi che sono solitamente ricordati nelle chiese
filippine; San Carlo Borromeo e San Francesco di Sales furono infatti
penitenti di San Filippo Neri. Nella tela dell’altare, il pittore
Rocco Comaneddi da Valsola li ritrae in adorazione alla Vergine con
Bimbo. Sei colonne tortili sostengono un’alzata in marmo su cui
poggiano tre statue del luganese Carlo Francesco Plura raffiguranti
la Fede, la Speranza e la Carità. Le orchestre e i coretti, ornati
da putti, sono opera di Stefano Maria Clemente. Il pavimento
del presbiterio, in marmo policromo, è stato disegnato dallo stesso
Juvarra. L’organo di destra è opera dei fratelli Serassi di
Bergamo (1831), e venne ampliato da Carlo Vigezzi Bossi nei primi del
‘900. La facciata, in stile neoclassico, venne completata con il
pronao tetrastilo corinzio solo nel 1835 da Giuseppe Maria Talucchi.
Osservando l’oratorio, sulla sua facciata è tuttora visibile una
palla di cannone conficcata nella parete di destra, a circa 10m di
altezza, risalente a una battaglia del periodo napoleonico. I
sotterranei ospitano una cripta cimiteriale risalente al 1600 e
restaurata nel 2006. E’ stata usata come cimitero sia per i padri
di san Filippo, sia per i torinesi che ne facevano richiesta, fino
all’editto napoleonico. In essa sono ancora ospitati alcuni caduti
dell’assedio del 1706.
All’interno del comprensorio ha sede il
MIAAO, museo internazionale delle arti applicate con
specifiche mostre ed eventi; presso tale sede è ospitato il famoso
paliotto dell’ebanista e intagliatore Pietro Piffetti, in
madreperla, tartaruga, avorio e legni duri. Fu donato dall’autore,
al padre Giovanni Battista Prever per celebrare il primo secolo di
vita della congregazione. Custodite nella “Casa dei Padri” sono
sei grandi tele della scuola del Guercino, che vengono esposte al
pubblico solo in alcuni periodi. Una raffigura Sant’Eusebio, il
Santo al quale era dedicata la parrocchia poi intestata a San
Filippo. Le altre cinque hanno come soggetti solo, curiosamente,
figure femminili dell’Antico e del Nuovo Testamento: sono la
Madonna, Betsabea, la Samaritana, la Serva che denunciò Pietro e
Salomé, di cui non esistono documenti sull’origine e la
committenza.
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