venerdì 26 gennaio 2024

La Famija Turinèisa ha presentato al Sindaco di Torino Gianduja e Giacometta. Confermati anche per il 2024 l’avvocato Marco Raiteri e la dottoressa Tina Scavuzzo


In vista della ricorrenza del
Carnevale 2024, oggi venerdì 26 gennaio 2024 alle ore 18, presso la Sala delle Congregazioni in piazza Palazzo di Città, alla presenza del sindaco Stefano Lo Russo, si è tenuta l’investitura ufficiale di Gianduja e la presentazione della Giacometta 2024 della Famija Turinèisa.


Come da tradizione, la nomina è avvenuta con atto pubblico del notaio Francesco Piglione: confermati anche per il 2024
l’avvocato Marco Raiteri per Gianduja e la dottoressa Tina Scavuzzo per Giacometta.

Al classico appuntamento di lancio del Carnevale parteciperà anche il gruppo folcloristico “Ij danseur dël Pilon” di Piemonte Cultura che, guidati dal loro presidente Bruno Donna, si esibiranno con alcune danze popolari piemontesi. Presente anche l’attore Mario Brusa che reciterà alcune poesie in piemontese e il musicista Nino Carriglio che si esibirà al Sax.

Anche quest’anno la Famija Turinèisa è stata coinvolta da molte realtà locali e nazionali per le

celebrazioni del Carnevale. Nonostante il periodo nel 2024 sia ridotto rispetto al passato per l’anticipazione della Pasqua, gli impegni saranno come sempre numerosi.

Il programma prevede, tra l’altro, dopo la visita alle Autorità civili e militari locali, una particolare due giorni a Verona, con il Comitato delle Maschere Italiane, ospiti del Carnevale Bacanal del Gnoco, e la partecipazione alla fagiolata” di Santhià e al Carnevale di Ivrea il martedì grasso.

Ci saranno inoltre diversi incontri presso istituti scolastici e RSA e per dare ufficialità alla presentazione delle maschere di Chieri, Crescentino, Carignano oltre alla partecipazione alle sfilate del Gran Balon (elezione della Rusnenta) di Oleggio, di Chivasso, ed altre ancora in via di definizione.

 

Fondazione Giorgio Amendola ospita il 31 gennaio “2051: Ortometraggi in Odissea: Visioni di sopravvivenza”, evento gratuito di cinema interattivo sulle emergenze ambientali future


Il 31 gennaio, alle ore 18:30,la Fondazione Giorgio Amendola di via Tollegno 52 a Torino ospterà il progetto dell’Associazione Gomboc e di Ortometraggi Film Festival dal titolo “2051: Ortometraggi in Odissea: Visioni di sopravvivenza”.

Si tratta di un’esperienza di cinema interattivo che invita il pubblico a proiettarsi in un futuro pericolosamente vicino, un futuro segnato dalle sfide dei cambiamenti globali e dal rapporto sempre più critico tra l’uomo e la natura. I partecipanti sono chiamati a esprimere le proprie scelte e a sperimentare il significato di quelle collettive: saranno queste a determinare il percorso narrativo costruito dalla proiezione dei corti di Ortometraggi Film Festival. 

Il pubblico avrà l’opportunità di esplorare le molteplici sfaccettature del nostro rapporto con la natura, riflettendo sulle loro implicazioni per il nostro futuro comune.

L’evento è realizzato con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e Regione Piemonte.

L’ingresso è GRATUITO fino ad esaurimento posti

È gradita la prenotazione a 

eventi@fondazioneamendola.it

011 2482970

 

 

Al Teatro Erba di Torino dal 2 al 4 febbraio un atteso appuntamento di prosa: "Il diario di Anne Frank", Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1956


Dal 2 al 4 febbraio arriva al
Teatro Erba di Torino un atteso appuntamento di prosa: Il diario di Anne Frank, prodotto da TEATRO BELLI e  SOCIETÀ PER ATTORI

E’ un’opportunità preziosa quella di veder rappresentato questo dramma teatrale, tratto da Il Diario di Anne Frank e Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1956, perché da tempo mancava in Italia.


Come ha scritto
Liliana Segre, in una lettera indirizzata alla Compagnia in occasione del nuovo allestimento: “Tempi come i nostri purtroppo hanno ancora bisogno di eroi. Fantasmi e incubi del passato, infatti, non sono mai definitivamente debellati e anzi rischiano di riproporsi in forme nuove e insidiose”

Lo spettacolo ha ricevuto il patrocinio dalle principali istituzioni ebraiche: UCEI – Unione della Comunità Ebraiche Italiane, Fondazione Museo della Shoah, Centro Ebraico Italiano “G. E. V. Pitigliani”, l'Associazione Progetto Memoria, l'Associazione Figli della Shoah e il MEIS, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah.

L’adattamento teatrale è di Frances Goodrich e Albert Hackett (traduzione Alessandra Serra e Paolo Collo). La regia è di Carlo Emilio Lerici.

Il cast completo: Roberto Attias, Greta Bonetti, Angelica Accarino, Francesca Bianco, Francesca Buttarazzi, Vinicio Argirò, Tonino Tosto, Susy Sergiacomo, Germano Rubbi e Roberto Baldassari.

Le scene sono firmate da Vito Giuseppe Zito e i costumi da Annalisa Di Piero (sartoria Farani). I brani tradizionali ebraici sono cantati da Eleonora Tosto. 

Fra le messe in scena storiche di questo testo, ricordiamo l’edizione del 1957 della Compagnia dei Giovani, con Anna Maria Guarnieri e Romolo Valli, e quella di Giulio Bosetti nel 1977, con Nada.

La vicenda inizia con Otto Frank, unico sopravvissuto, che ritrova nella soffitta il Diario tenuto da sua figlia Anne. Mentre inizia a leggere, come evocate dalle pagine del Diario, riprendono vita le vicende della famiglia Frank nella Amsterdam occupata dai nazisti. E’ il 1942: la famiglia Frank è ebrea, e i tedeschi danno la caccia agli ebrei di casa in casa. Prima del tragico finale, Anne vivrà due anni nel rifugio segreto, vedendo il cielo solo la notte, da una piccola finestra, con la compagnia della sua famiglia, della famiglia Van Daan e del dottor Dussel. Con una scenografia che si sviluppa su due livelli e quattro ambienti, lo spettacolo è strutturato come un lungo piano sequenza, in cui i dieci attori ci raccontano, in una coralità scenica e narrativa, la loro quotidianità, in un sottile confine ed equilibrio tra tragedia e leggerezza. 
Le circostanze, inusuali e inimmaginabili, mostrano caratteri diversi e contrastanti, egoismi e simpatie, paura e speranza, e lo sbocciare di un giovane amore.  E anche se la fine è imminente e certa, fino all’ultimo Anne conserva la sua voglia di vivere e la sua fiducia nell’umanità:
«...continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo...» 

Teatro Erba

Torino, corso Moncalieri 241

da venerdì 2 a domenica 4 febbraio

venerdì 2 febbraio ore 10 e ore 21

sabato 3 febbraio ore 21

domenica 4 febbraio ore 16
Prezzi biglietti :
ven sera e dom pom

posto unico € 22.50+1.50

ridotto (under26, over60) € 16.50+1.50
speciale (abb, conv, gruppi, persone con disabilità*) € 15+1
sab sera: posto unico € 24.50+1.50;
ridotto unificato (under26, over60, abbonati, convenzionati,gruppi, persone con disabilità*) € 17.50+1.50

scolastiche al mattino: posto unico € 9 – docenti accompagnatori omaggio

*la riduzione per persone con disabilità è estesa a un loro accompagnatore.
 
Informazioni e prevendite: 

-direttamente al sito www.torinospettacoli.it     -via whatsapp al numero 320.9050142

-alla biglietteria del Teatro Erba di Torino (orari chiamando il numero 011.6615447)

-Info: tel. 011.6615447/011.6618404 - info@torinospettacoli.it

-tramite il circuito www.ticketone.it

 

Al Duomo di Torino dal 28 gennaio in mostra sei opere settecentesche di Pietro Domenico Olivero del ciclo “Storie di San Francesco”, restaurate grazie a Fondazione CRT


Vi segnalo un appuntamento unico per gli estimatori dell’arte sacra: dal 28 gennaio all’11 febbraio saranno esposte straordinariamente nella navata laterale destra del Duomo di Torino, sei opere del pittore settecentesco Pietro Domenico Olivero, artista molto noto all’epoca sul territorio piemontese. oggetto di un recente restauro a cura di Riccardo Moselli, provenienti dalla chiesa di San Tommaso. Prima dell’intervento, durato un anno e conclusosi a fine 2023, le tele preziose tele oggi riportate all’antico splendore, risultavano illeggibili, annerite e consunte. 
 


Le opere, olio su tela, risalgono al 1731, anno in cui l’artista ricevette il mandato di dipingere undici storie di Santi francescani per l’antica chiesa di San Tommaso, ma purtroppo oggi ne restano solo sei che negli anni hanno peraltro subito varie vicende. La centralissima Chiesa di San Tommaso di Torino si trova tra Via Pietro Micca, Via Monte di Pietà e Via San Tommaso ed è uno dei luoghi di culto più antichi della città. Il primo impianto risale al XI secolo a pochi passi dalle porte Palatine in quella che un tempo fu “Via dei buoi”. Fu rimaneggiata in più occasioni a causa di crolli. Alla fine dell’800 gli importanti interventi urbanistici su Torino ne imponevano l’abbattimento, ma fu salvata per volere dell’architetto Carlo Ceppi, pur sacrificando una porzione e trasformando la pianta a croce latina in pianta a croce greca e realizzando una nuova facciata.

 

Ma entriamo nel dettaglio delle opere: due illustrano la vita di San Francesco d’Assisi, l’estasi del Santo e Francesco che muta l’acqua in vino, altri soggetti ritraggono San Salvatore da Horta che risana gli infermi, San Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado, il miracolo della mula di Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio da Padova che predica ai pesci.

 

Il pittore torinese Pietro Domenico Olivero, noto soprattutto per le scene di genere e commesse private, viene scelto per la realizzazione di questo importante ciclo pittorico dai Frati Minori che gli affidano la realizzazione delle opere da inserire come sovrapporte della sacrestia dove si era realizzato un importante mobilio. Questa la ragione delle diverse misure dei quadri, spiega il curatore del restauro Riccardo Moselli:” le opere erano state già oggetto di un intervento a inizio ‘900, ma senza rimuovere una precedente verniciatura ormai ingiallita. Il mio lavoro di pulitura e rimozione dei vecchi strati ha permesso di ridare i reali contrasti cromatici pensati da Olivero. I cieli, ad esempio, ormai verdi o marroni, hanno riacquistato luminosità e evidenziato la gamma di azzurri originali. Sono opere molto importanti. Per il pittore fu una commessa di prestigio: nelle fasi di pulitura in alcuni quadri è emersa la firma di Olivero, una prassi non così usuale quando di tratta di opere di carattere religioso.”


L’intervento che oggi consente l’allestimento di questa importante mostra è stato fortemente voluto da don Carlo Franco, parroco del Duomo, direttore del Museo Diocesano e musicista. Si è trattato di uno dei suoi ultimi progetti, prima della sua prematura scomparsa il 28 gennaio 2023, e proprio a lui è dedicata questa mostra ad un anno dalla sua morte. L’attuale parroco della cattedrale Metropolitana, don Silvio Cora, ricorda “La grande cura e passione di don Carlo Franco per tutte le forme artistiche gli ha consentito di entrare in contatto con artisti e con restauratori, musicisti e storici dell’arte, architetti e studiosi di liturgia. L’eredità di questa ricchezza di relazioni rimane oggi alla Parrocchia del Duomo ed al sottostante Museo Diocesano”.

 

Il lavoro di restauro è stato possibile grazie al sostegno della Fondazione CRT e sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Torino.

 


La Soprintendenza, come di consueto, ha seguito l’intervento di restauro che ha permesso di restituirci la piena leggibilità di alcuni dipinti del pittore Olivero, poco conosciuti trattandosi di sopraporte della sacrestia di San Tommaso, di soggetto religioso, peraltro non così comune nella prolifica produzione laica di questo artista, amato dalla corte sabauda. I dipinti in questione appartengono agli anni trenta del XVIII secolo che sono gli anni della sua piena maturità artistica. Sono quadri ricordati dalle fonti settecentesche e spesso citati nelle antiche guide della città. A don Carlo, cui l’esposizione è dedicata nell’anniversario della sua scomparsa, va il nostro ricordo vivo e affettuoso; fine musicista, amava il dialogo serrato tra l’antico e il contemporaneo e l’utilizzo delle immagini per veicolare il messaggio sacro ”, spiega Valeria Moratti della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio della Città Metropolitana di Torino.

 

L’esposizione straordinaria è fruibile fino all'11 Febbraio negli orari d’apertura del Duomo: successivamente, verrà decisa una collocazione adeguata al fine di continuare a mettere le opere a disposizione del pubblico in maniera costante e più ampia possibile.

In programma nel periodo d’apertura della mostra, il 7 febbraio alle ore 17.30 in Duomo, un incontro con Arabella Cifani, critica d’arte e collaboratrice del Museo Diocesano studiosa di Pietro Domenico Olivero, per approfondire la storia delle preziose opere.

 


Pietro Domenico Olivero nacque a Torino nel 1679 e fu battezzato il 10 agosto nella Parrocchia di San Tommaso, morì a Torino il 13 gennaio 1755. Figlio di un intagliatore. Si forma artisticamente con l’architetto e pittore Melchior Baldassare Bianco, subì l’influsso dei pittori olandesi e fiamminghi come Melchior Hamers, Peter Mauritz Bolckman, Abraham Godyn, Jean-Baptiste Abret, Jean Miel, attivi a Torino sulla fine del ‘600. Le sue capacità furono apprezzate da Vittorio Amedeo II di Savoia che ne divenne protettore.

Della sua vita personale si sa, dal censimento del 1705, che venne registrato come “storpio”, era nato con disabilità ad entrambe le gambe, ma questo non gli impedì di diventare un artista riconosciuto ed apprezzato. Anzi disegnò con ironia la propria deformità.

È considerato tra i più importanti autori italiani della pittura bambocciante, un attento e ironico testimone del Settecento piemontese di cui illustrò sia nei suoi usi e costumi laici, le mode, nature morte e momenti storici, sia dedicandosi a soggetti religiosi.

Oltre alle opere in San Tommaso, restano alcuni interessanti disegni presso la Biblioteca Reale di Torino, alcuni album al Museo Civico, alcune sue opere si trovano nel castello di Betton Bettonet in Savoia, lavorò anche come decoratore a palazzo Reale e alla Venaria Reale e i suoi lavori sono oggi visibili a Racconigi e nella Palazzina di Caccia di Stupinigi.

 

Duomo di Torino

28 gennaio – 11 febbraio

In mostra le opere settecentesche di Pietro Domenico Olivero

del ciclo “Storie di San Francesco” appena restaurate grazie alla Fondazione CRT