Curata da Silvia Cavicchioli, direttore scientifico del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, Gian Luca Fruci, docente associato di Storia contemporanea all'Università di Pisa, Silvano Montaldo, ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Torino e Direttore scientifico del Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”, Alessio Petrizzo, docente a contratto di Storia contemporanea all'Università di Padova, Carmine Pinto, docente di Storia Contemporanea all’Università di Salerno e Giulio Tatasciore, docente di Storia moderna presso l'Università di Salerno, l'esposizione è realizzata grazie al contributo di Camera di commercio di Torino, Fondazione Crt, Intesa Sanpaolo, Iren e Baratti & Milano, con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Piemonte, di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino, oltre alle Università di Torino, Salerno, Pisa e Padova.
Cinema, letteratura e cultura popolare hanno mitizzato la figura del brigante per oltre due secoli. "Briganti!" restituisce invece i fuorilegge e il brigantaggio al loro tempo, a un contesto storico fatto di rivoluzioni, guerre, scontri politici che poco ha a che fare con l’agiografia, le rappresentazioni romantiche o strumentalizzazioni contemporanee. L’esposizione intende indagare anche il come e il perché della trasformazione della figura del brigante in icona attraverso oltre 200 opere tra dipinti, stampe, uniformi militari, fotografie, pugnali, amuleti, manifesti cinematografici e materiali multimediali, provenienti dalle collezioni del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e da prestigiose istituzioni come il Museo Cesare Lombroso, il Musée d'Art et d'histoire de Neuchâtel, Musei Reali e Musei Nazionali di Matera.
Il percorso espositivo, allestito nel Corridoio dell'Aula della Camera Italiana, si articola in cinque sezioni cronologiche che documentano l'evoluzione e la trasformazione culturale del fenomeno:
1. Rivoluzione e controrivoluzione (1796-1825)
Durante il triennio repubblicano e l'occupazione francese, brigantaggio e insorgenze diventano strumento di lotta alla rivoluzione. Figure leggendarie come Giuseppe Mayno "l'Imperatore delle Alpi" e Fra' Diavolo simboleggiano una guerra irregolare che anticipa la guerriglia spagnola. Con la Restaurazione, le collaborazioni tra briganti e società segrete alimentano l'immaginario della setta criminale e misteriosa.
2. Romantici fuorilegge (1825-1857)Il brigante incarna le contraddizioni dell'Italia romantica: ribelle e criminale, simbolo della lotta degli oppressi ma anche della violenza brutale. Antonio Gasbarrone, il più famoso fuorilegge del tempo, diventa un'attrazione turistica nel carcere di Castel Sant'Angelo. La sua figura ispira Alexandre Dumas per il personaggio di Luigi Vampa nel Conte di Montecristo. Emergono anche le figure femminili come Maria Grazia Boni, l'amazzone di Sonnino che conquista i salotti romani. I briganti diventano "icone pop" di un mercato culturale in espansione.
3. Italiani, borbonici, briganti (1857-1876)
La "guerra per il Mezzogiorno" rappresenta il primo conflitto dell'Italia unita contro sé stessa. Dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, la monarchia borbonica organizza la resistenza attraverso centinaia di bande armate guidate da capibanda leggendari come Carmine Crocco, Giuseppe Schiavone e Pasquale Romano. La mostra documenta anche l'esercito italiano con le sue decorazioni e i "cacciatori di briganti" come Davide Mennuni.
4. Dopo il brigantaggio (1876-1961)
Pur cessando come urgenza politica, il brigantaggio continua con episodi localizzati: da Domenico Tiburzi in Maremma a Giuseppe Musolino in Calabria, fino a Salvatore Giuliano in Sicilia. Il mito si rinnova attraverso teatro di figura, cinema e la nuova scienza lombrosiana che codifica il brigantaggio come fenomeno criminale.
5. Briganti di massa (1961-2011)
La sezione finale documenta la persistenza del mito brigantesco nella cultura contemporanea italiana. Reperti storici e narrazioni multimediali Particolare rilievo assume l'Album Carelli con 16 disegni delle "Scene del brigantaggio nelle provincie napoletane", la documentazione fotografica che mostra "la violenza esposta" attraverso i ritratti macabri dei briganti giustiziati, e le caricature satiriche che demonizzarono il brigantaggio durante l'unificazione.
La mostra sarà accompagnata dal 22 ottobre 2025 al 24 marzo 2026 da un ricco calendario di incontri, proiezioni cinematografiche e approfondimenti che offriranno nuove chiavi di lettura, favorendo un confronto interdisciplinare. L'esposizione sarà corredata da un catalogo, edito da Allemandi e in uscita a novembre, che raccoglie diverse prospettive storiografiche sul tema. L'iniziativa si propone di approfondire le molteplici dimensioni di un fenomeno storico complesso come il brigantaggio, offrendo nuove chiavi di lettura attraverso linguaggi diversi: dall'arte al cinema, dalla letteratura alla musica, dal gioco alla riflessione politica contemporanea. Gli incontri alla Sala Codici Alla vigilia dell’apertura al pubblico della mostra, il 22 ottobre alle ore 17.00 al Museo Naizonale del Risorgimento sarà protagonista l’incontro Il ritorno dei Briganti. Le ragioni di una mostra, un dialogo tra gli storici Carmine Pinto e Silvano Montaldo, moderati dal giornalista Dino Messina, per raccontare le motivazioni e l'attualità di una mostra dedicata a un fenomeno sospeso tra storia e mito. Il 9 novembre il direttore del Museo Nazionale del Cinema, Carlo Chatrian e lo storico Gianluca Fruci esploreranno le Visioni cinematografiche tra storia e mito, analizzando come il cinema abbia contribuito a plasmare l'immaginario collettivo sul brigantaggio. L'incontro proseguirà al Cinema Massimo con la proiezione de Il siciliano di Michael Cimino.
In collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, la rassegna Briganti e…oltre propone otto proiezioni al Cinema Massimo, da novembre a dicembre 2025. Un percorso che spazia dal cinema italiano – con capolavori come Salvatore Giuliano di Francesco Rosi e Il brigante di Tacca del Lupo di Pietro Germi – al western politico (Quien Sabe di Damiano Damiani), fino al cinema brasiliano (Il dio nero e il diavolo biondo di Glauber Rocha) e americano (Gangster Story, Il Mucchio Selvaggio), concludendosi con il film di arti marziali Once Upon a Time in China di Tsui Hark. Ogni proiezione sarà introdotta da esperti e storici del cinema, offrendo al pubblico strumenti critici per comprendere come il tema del banditismo e della ribellione sia stato rappresentato in culture e contesti diversi.
Museo Nazionale del Risorgimento Italiano
Corridoio dell'Aula della Camera Italiana
23 ottobre 2025-30 marzo 2026





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