Protagonista di questo Natale è un bellissimo servizio di piatti in porcellana realizzato a Limoges, in Francia, nei primi anni del Novecento. Fu acquistato da Amalia Cattaneo a Torino in uno dei numerosi punti vendita della preziosa ceramica francese: quello del signor Pietro Scaglia in via Garibaldi 10, a due passi da un altro importante negozio di porcellana europea, quello dei “Fratelli Chiotti”.
Un
tempo lo scambio dei doni natalizi non avveniva il 25 dicembre, ma il
6, nel giorno dellaricorrenza della morte di San Nicola di Bari, a
ricordo di quanto fatto in vita dal santo, le cui reliquie erano
giunte in Puglia a seguito della prima crociata. Secondo la
tradizione, San Nicola (Santa Klaus nei paesi del Nord Europa) aveva
salvato da morte certa dei poveri innocenti, donando loro quanto
necessario per una vita decorosa. Fu a seguito di tali eventi
ritenuti miracolosi che si diffuse l’usanza di scambiarsi doni
proprio in quel giorno. È all’interno della corte reale spagnola
che si instaurò, a partire dal Rinascimento, la “cerimonia della
scarpa” dentro la quale avveniva la consegna dei regali. Con
l’espandersi dell’influenza dell’impero asburgico, tale usanza
si diffuse in tutta Europa. Fu Catalina Micaela d’Asburgo a
introdurre, alla fine del Cinquecento, tale rito anche alla corte
sabauda. Dopo il consueto scambio di doni, le feste ritornavano ad
assumere il loro autentico valore spirituale in occasione del 25
dicembre. La tradizione di addobbare l’albero nacque, invece, in
Nord Europa, traendo origine da antichi riti pagani. Fu la regina
Margherita a importarne l’uso in Italia, dopo un viaggio
diplomatico a Berlino, a seguito del quale esclamò la celebre frase:
“In Germania tutti obbediscono; in Italia tutti comandano”. Ogni
anno era lei a volere un grande albero di Natale all’interno del
Palazzo del Quirinale a Roma. Tale moda si diffuse ben presto tra i
suoi sudditi, dando inizio a un’usanza che dura tutt’oggi.
Non era tipico, invece, decorare la tavola da pranzo durante le feste natalizie: è un’usanza novecentesca che l’antiquario e arredatore Pietro Accorsi era solito rispettare nei suoi ricevimenti a Villa Paola. Come ogni anno, anche il Museo Accorsi-Ometto allestisce la sala da pranzo come l’avrebbe pensata il suo fondatore.
Approfitto per invitarvi a prendere visione delle due nuove splendide acquisizioni del Museo.
Carlo
Levi
(Torino, 1902 - Roma, 1975), Ritratto
della madre, 1930.
Olio su tela. L’operaappartiene a un momento straordinario della
storia torinese: fu realizzata da Carlo Levi al termine di un
decennio di importanti cambiamenti artistici e culturali che vide la
“vecchia” capitale sabauda al centro dell’attenzione nazionale
e internazionale grazie al mecenatismo di Riccardo Gualino (Biella,
1879-Firenze, 1964). Collezionista d’arte antica, a partire dal
1925, l’industriale biellese iniziò ad acquistare, su consiglio
del critico e amico Lionello Venturi, anche opere contemporanee, tra
le quali ben sette tele di Amedeo Modigliani. Facevano infatti parte
della sua collezione l’unico Autoritratto del pittore oggi noto
(1919; San Paolo del Brasile, Museo d’arte moderna), la Jeanne
Hébuterne (1918-1919; oggi: Berna, collezione privata) e il celebre
Nudo rosso (1917; oggi: Cina, collezione privata). Ammirabili nella
sua casa di via Galliari 28 a Torino, furono dapprima studiate dal
gruppo dei Sei di Torino (di cui faceva parte lo stesso Levi) e poi
esposte a Venezia in occasione della XVII Biennale del 1930. Proprio
in quell’anno Levi dipinse il ritratto della madre qui esposto: i
tratti inequivocabilmente modiglianeschi del viso dimostrano
l’attenzione che il pittore torinese ebbe per la produzione del
collega livornese, il cui stile primitivo era apprezzato dai più
raffinati collezionisti europei del primo dopo guerra.
Francesco Gonin
(Torino, 1808 - Giaveno, 1889), La
sottomissione del marchese di Saluzzo Manfredi al conte Umberto III
di Savoia; Il Matrimonio di Filippo di Savoia-Acaia con Isabella de
Villehardouin; La sottomissione della città di Nizza a Amedeo VI di
Savoia; L’incoronazione di Vittorio Amedeo II a re di Sicilia,
1847.
Olio su cartone. I quattro bozzetti sono i modelli preparatori per
gli affreschi che Francesco Gonin realizzò, nel 1847, all’interno
della Sala delle Guardie del Corpo di Palazzo Reale di Torino.
Ispirati dalla volontà di celebrare re Carlo Alberto di
Savoia-Carignano, essi raffigurano alcuni dei momenti salienti della
millenaria storia sabauda, con un occhio di riguardo al medioevo,
quando i conti di Savoia si affermarono a livello europeo, grazie
anche a una oculata politica matrimoniale. Secondo i progetti
decorativi dell’architetto di corte, Pelagio Palagi, le scene sono
intervallate dalle raffigurazioni allegoriche delle più importanti
città del Regno di Sardegna, a sottolineare il forte legame che
univa Casa Savoia al territorio savoiardo-piemontese. Formatosi
all’Accademia Albertina di Belle Arti, Gonin fu uno dei
protagonisti della scena figurativa italiana della prima metà
dell’Ottocento. Sue erano le incisioni che accompagnavano
l’edizione principale de I Promessi Sposi (la famosa “Quarantana”),
realizzate d’intesa con Alessandro Manzoni. Autore con il suocero
Luigi Vacca degli affreschi neogotici dell’Abbazia di Hautecombe,
Gonin fu scelto per decorare le principali residenze sabaude negli
anni trenta e quaranta del XIX secolo in quanto partecipe di quella
valorizzazione del medioevo, diventato soprattutto obiettivo politico
negli anni immediatamente successivi il crollo dell’impero
napoleonico.
Via Po 55, Torino
011 837 688 int. 3
www.fondazioneaccorsi-ometto.it
info@fondazioneaccorsi-ometto.it
ORARI
Martedì, mercoledì e venerdì 10-18
Giovedì 10-20
Sabato, domenica e festivi 10-19
La biglietteria chiude mezz’ora prima.
Lunedì chiuso
COSTO
È possibile ammirare la tavola di Natale con il biglietto della mostra temporanea e del Museo.
Per i possessori dell’Abbonamento Musei l’ingresso è gratuito.


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