lunedì 8 dicembre 2025

Il Museo Accorsi-Ometto presenta anche quest'anno in Sala da Pranzo una tavola natalizia con un servizio servizio di piatti in porcellana realizzato a Limoges, allestita in collaborazione con VIVANT


Anche quest’anno il Museo Accorsi-Ometto, in collaborazione con Vivant (Associazione per la valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari), presenta nella sala da pranzo del Museo la tavola di Natale.

Protagonista di questo Natale è un bellissimo servizio di piatti in porcellana realizzato a Limoges, in Francia, nei primi anni del Novecento. Fu acquistato da Amalia Cattaneo a Torino in uno dei numerosi punti vendita della preziosa ceramica francese: quello del signor Pietro Scaglia in via Garibaldi 10, a due passi da un altro importante negozio di porcellana europea, quello dei “Fratelli Chiotti”.

Composto, come prassi, sia da forme “aperte”, quali piatti e vassoi, sia da forme “chiuse”, in particolare zuppiere e salsiere, il servizio conta oltre cento pezzi, ognuno dei quali attentamente modellato, smaltato, decorato e contrassegnato dal marchio della manifattura di Limoges, celebre in tutta Europa, fin dal Settecento, per la qualità del proprio caolino, la terra argillosa senza la quale era impossibile produrre porcellana. Nipote del senatore del Regno d’Italia Riccardo Gaudenzio (1854-1931) e dunque membro di una famiglia abbiente nella Torino dei primi decenni del XX secolo, Elena Cattaneo ricevette in dono dalla madre Amalia, oltre al servizio di piatti, anche i bicchieri e le bottiglie per l’acqua e per il vino, qui esposti, in prezioso cristallo di Baccarat. Dal suocero Leopoldo Ollivero giunse il bel servizio di posate in argento sulle quali sono ancora ben visibili le iniziali. Una curiosità: un tempo le bottiglie che erano previste sulla tavola, una per ogni commensale, iniziarono a diminuire di numero tra Otto e Novecento, quando si diffuse il costume di condividerle tra gli invitati.

Un tempo lo scambio dei doni natalizi non avveniva il 25 dicembre, ma il 6, nel giorno dellaricorrenza della morte di San Nicola di Bari, a ricordo di quanto fatto in vita dal santo, le cui reliquie erano giunte in Puglia a seguito della prima crociata. Secondo la tradizione, San Nicola (Santa Klaus nei paesi del Nord Europa) aveva salvato da morte certa dei poveri innocenti, donando loro quanto necessario per una vita decorosa. Fu a seguito di tali eventi ritenuti miracolosi che si diffuse l’usanza di scambiarsi doni proprio in quel giorno. È all’interno della corte reale spagnola che si instaurò, a partire dal Rinascimento, la “cerimonia della scarpa” dentro la quale avveniva la consegna dei regali. Con l’espandersi dell’influenza dell’impero asburgico, tale usanza si diffuse in tutta Europa. Fu Catalina Micaela d’Asburgo a introdurre, alla fine del Cinquecento, tale rito anche alla corte sabauda. Dopo il consueto scambio di doni, le feste ritornavano ad assumere il loro autentico valore spirituale in occasione del 25 dicembre. La tradizione di addobbare l’albero nacque, invece, in Nord Europa, traendo origine da antichi riti pagani. Fu la regina Margherita a importarne l’uso in Italia, dopo un viaggio diplomatico a Berlino, a seguito del quale esclamò la celebre frase: “In Germania tutti obbediscono; in Italia tutti comandano”. Ogni anno era lei a volere un grande albero di Natale all’interno del Palazzo del Quirinale a Roma. Tale moda si diffuse ben presto tra i suoi sudditi, dando inizio a un’usanza che dura tutt’oggi.

Non era tipico, invece, decorare la tavola da pranzo durante le feste natalizie: è un’usanza novecentesca che l’antiquario e arredatore Pietro Accorsi era solito rispettare nei suoi ricevimenti a Villa Paola. Come ogni anno, anche il Museo Accorsi-Ometto allestisce la sala da pranzo come l’avrebbe pensata il suo fondatore.

Approfitto per invitarvi a prendere visione delle due nuove splendide acquisizioni del Museo.

Carlo Levi (Torino, 1902 - Roma, 1975), Ritratto della madre, 1930. Olio su tela. L’operaappartiene a un momento straordinario della storia torinese: fu realizzata da Carlo Levi al termine di un decennio di importanti cambiamenti artistici e culturali che vide la “vecchia” capitale sabauda al centro dell’attenzione nazionale e internazionale grazie al mecenatismo di Riccardo Gualino (Biella, 1879-Firenze, 1964). Collezionista d’arte antica, a partire dal 1925, l’industriale biellese iniziò ad acquistare, su consiglio del critico e amico Lionello Venturi, anche opere contemporanee, tra le quali ben sette tele di Amedeo Modigliani. Facevano infatti parte della sua collezione l’unico Autoritratto del pittore oggi noto (1919; San Paolo del Brasile, Museo d’arte moderna), la Jeanne Hébuterne (1918-1919; oggi: Berna, collezione privata) e il celebre Nudo rosso (1917; oggi: Cina, collezione privata). Ammirabili nella sua casa di via Galliari 28 a Torino, furono dapprima studiate dal gruppo dei Sei di Torino (di cui faceva parte lo stesso Levi) e poi esposte a Venezia in occasione della XVII Biennale del 1930. Proprio in quell’anno Levi dipinse il ritratto della madre qui esposto: i tratti inequivocabilmente modiglianeschi del viso dimostrano l’attenzione che il pittore torinese ebbe per la produzione del collega livornese, il cui stile primitivo era apprezzato dai più raffinati collezionisti europei del primo dopo guerra. 

Francesco Gonin (Torino, 1808 - Giaveno, 1889), La sottomissione del marchese di Saluzzo Manfredi al conte Umberto III di Savoia; Il Matrimonio di Filippo di Savoia-Acaia con Isabella de Villehardouin; La sottomissione della città di Nizza a Amedeo VI di Savoia; L’incoronazione di Vittorio Amedeo II a re di Sicilia, 1847. Olio su cartone. I quattro bozzetti sono i modelli preparatori per gli affreschi che Francesco Gonin realizzò, nel 1847, all’interno della Sala delle Guardie del Corpo di Palazzo Reale di Torino. Ispirati dalla volontà di celebrare re Carlo Alberto di Savoia-Carignano, essi raffigurano alcuni dei momenti salienti della millenaria storia sabauda, con un occhio di riguardo al medioevo, quando i conti di Savoia si affermarono a livello europeo, grazie anche a una oculata politica matrimoniale. Secondo i progetti decorativi dell’architetto di corte, Pelagio Palagi, le scene sono intervallate dalle raffigurazioni allegoriche delle più importanti città del Regno di Sardegna, a sottolineare il forte legame che univa Casa Savoia al territorio savoiardo-piemontese. Formatosi all’Accademia Albertina di Belle Arti, Gonin fu uno dei protagonisti della scena figurativa italiana della prima metà dell’Ottocento. Sue erano le incisioni che accompagnavano l’edizione principale de I Promessi Sposi (la famosa “Quarantana”), realizzate d’intesa con Alessandro Manzoni. Autore con il suocero Luigi Vacca degli affreschi neogotici dell’Abbazia di Hautecombe, Gonin fu scelto per decorare le principali residenze sabaude negli anni trenta e quaranta del XIX secolo in quanto partecipe di quella valorizzazione del medioevo, diventato soprattutto obiettivo politico negli anni immediatamente successivi il crollo dell’impero napoleonico.

Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto

Via Po 55, Torino

011 837 688 int. 3

www.fondazioneaccorsi-ometto.it

info@fondazioneaccorsi-ometto.it

ORARI

Martedì, mercoledì e venerdì 10-18

Giovedì 10-20

Sabato, domenica e festivi 10-19

La biglietteria chiude mezz’ora prima.

Lunedì chiuso

COSTO

È possibile ammirare la tavola di Natale con il biglietto della mostra temporanea e del Museo.

Per i possessori dell’Abbonamento Musei l’ingresso è gratuito.

 

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