domenica 24 marzo 2019

Alla Pinacoteca Albertina una mostra su Luigi Roccati, poeta, pittore ed archeologo

Le sale della Pinacoteca Albertina (via Accademia Albertina 8) ospitano fino al 5 maggio una mostra dedicata al pittore, archeologo e poeta Luigi Roccati, soprannominato Vigin, curata da Olga Gambari e promossa dall'Associazione Cesare e Vigin Roccati, con il patrocinio della Città di Torino.

Il percorso della mostra si ispira all'idea della wunderkammer, che ben si adatta alla personalità di Luigi Roccati, la cui vita muove dalle colline chieresi, partendo dal ristorante davanti alla Stazione di Chieri, per esplorare le terre dell’antica Etruria, fino alle marine di Venezia, con una cultura autodidatta curiosa di arte e archeologia, botanica e letteratura, che lo porteranno a debuttare ufficialmente alla celebre galleria La Bussola nel ’51 e poi fino alla Quadriennale romana e a una serie di mostre anche in Europa, nonostante la morte prematura.

Il percorso della mostra, parte del progetto “I Poeti non muoiono mai”, dedicato alla memoria di Luigi Roccati e di suo figlio Cesare Roccati (1942 – 2008), giornalista alla Gazzetta del Popolo e poi Caporedattore delle pagine economiche a La Stampa, Presidente dell’Associazione Stampa Subalpina e successivamente Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e Valle d’Aosta, si sviluppa a partire dai dipinti estremamente minimalisti ispirati agli Etruschi, che indussero il pittore ad inventarsi anche archeologo, per poi proseguire con quelli del ciclo dei cavalli e dei cavalieri, dalla monumentalità sacrale e la simbolicità arcaica. Il visitatore può ammirare anche una raccolta inedita di disegni e pitture su carta, rappresentanti figure femminili, cavalieri, paesaggi e un bozzetto pubblicitario.

Mentre un'apposita installazione è dedicata alla natura morta con soggetto il “vaso di fiori”, non mancano alcuni elementi biografici tra cui fotografie, cartoline da lui stesso disegnate per inviare auguri agli amici, documenti e opere di artisti della scena torinese con cui condivise amicizie ed esperienze, come Mario Sironi, Marino Marini, Luigi Spazzapan, Francesco Tabusso e Raffaele Pontecorvo.

A completare la mostra sono stati inseriti anche alcuni reperti etruschi, quali urne unerarie in alabastro e in terracotta – provenienti dalle collezioni de Museo di Antichità di Torino.

Luigi Roccati (1906 - 1967). Pittore, Poeta e Scrittore. Autodidatta si è iniziato alla pittura con Felice Casorati, Lidio Aymone e Padre Angelico Pistarino. Dopo la prima esposizione Chierese del 1945 ha tenuto mostre personali a Torino, Venezia, Cuneo, Biella, Portofino, Milano e Zurigo. Ha partecipato a mostre collettive nazionali ed internazionali ottenendo riconoscimenti e premi come alla quadriennale di Roma del ’56 e del ’60. Sue opere sono ospitate presso collezioni italiane e straniere, da Benedetto Fiore alla Fondazione Abegg di New York. Animato da una curiosità intensa, dall’archeologia alla botanica, Roccati fu anche l’Oste Pittore di quel Caffè della Stazione, crocevia di personalità e storie raccontato da Giorgio Bocca ne “Il Provinciale”, dove divenne amico di giornalisti, intellettuali, imprenditori e artisti. La sua carriera fu un crescendo brillante interrotto da una morte prematura e della sua opera si occuparono molti critici. Scrive così Piero Novelli in occasione di una sua retrospettiva alla Promotrice delle Belle Arti: “Occorre una biografia per evocare un poeta? I poeti non muoiono mai. Per questo non hanno bisogno di ciò che altri uomini necessitano.” “Non ho pensato a te Pavese - nel tracciar sulla tela i segni di quegli alberi neri che si levan dai lati - allungando sul fosso i segni dei rami contorti - fra case corrose dal tempo e dal silenzio - la piazza è vuota, come la piazza del tuo paese - e pare immensa al bagliore accecante del sole - che scotta le pietre, i muri, le case - nere figure passan ridenti, cercando nell’ombra un po’ di frescura - all’ombra dei vecchi castani - un gruppo di vecchi riposa le ossa, nell’ora della siesta, sulle panchine di pietra - e attendono che venga la sera, per fare ritorno all’Ospizio - che attende, paziente, in fondo alla piazza del vecchio paese.” “Piazza di Paese” - Poesia e dipinto di Luigi Roccati


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