La stagione estiva delle OGR, iniziata in questi giorni, offre numerosi appuntamenti tra i quali mostre, concerti e momenti culturali. Fra le date da ricordare, il 12 luglio è prevista l’inaugurazione della mostra Forgive me, distant wars, for bringing flowers home, la prima personale in un’istituzione italiana del trio di artisti Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian (di origine iraniana e residenti negli Emirati Arabi), a cura di Abaseh Mirvali. La mostra, che nasce come sviluppo del Premio OGR assegnato a Rokni Haerizadeh durante l’edizione 2017 di Artissima, offrirà l’occasione di avvicinarsi alla pratica artistica collaborativa e inclusiva dei tre artisti attraverso un importante allestimento site-specific.
Venerdì
13 luglio si
terrà una
serata all’insegna del
grande jazz internazionale nella suggestiva Sala Fucine grazie a OGR
Jazz Club: tre
set con altrettanti protagonisti della musica d’autore animeranno
per una notte il palco delle ex officine. John
De Leo Trio, Yamanaka Female Trio e Diego Borotti NU4tet si
alterneranno, dando vita a una serata dedicata agli appassionati del
genere, ma anche al grande pubblico.
A
partire da settembre, le OGR ospiteranno la rassegna Africa
Now: tre
concerti eccezionali con artisti di primo piano nel panorama musicale
internazionale. Si parte sabato
22 settembre con
Tony Allen &
Jeff Mills, due
giganti della musica afro, seguiti venerdì
5 ottobre da Amadou & Mariam,
la coppia che fonde elementi di musica tradizionale maliana con il
funky e il jazz, per concludere, venerdì
19 ottobre,
Bombino,
stella del desert blues, definito il nuovo Jimi Hendrix.
Non
bisogna dimenticare infatti che le OGR si pongono come piattaforma
per affrontare questioni di attualità politica e sociale su un piano
propriamente culturale con
l’obiettivo di essere luogo
votato all’inclusività e allo scambio,
un porto aperto
all’idee e alle persone.
REVERSE
ANGLE
Un
progetto di Davide Ferrario
Binario
2
Fino
al 2 settembre 2018, il Binario
2 delle OGR di
Torino ospita Reverse
Angle, la
prima mostra personale del regista cinematografico Davide
Ferrario. Nel
Binario 2 si avrà modo di esplorare un tema attuale come quello dei
migranti e, più in generale, dell’Altro, partendo da una
prospettiva inedita e dando vita a un’idea semplice: cambiare punto
di vista guardando la vita, i fatti e le persone da un’angolatura
differente, quella dell’altro. Reverse
Angle –
termine che in gergo cinematografico indica il controcampo – parte
dall’incontro quasi casuale del regista con un gruppo di giovani
migranti africani residenti nel paese in cui abita, Pecetto Torinese
(TO). Colpito dall’attenzione dei giovani verso i loro telefonini,
una sorta di cordone ombelicale che permette loro di dialogare con le
comunità di origine, Ferrario ha commissionato ai ragazzi una serie
di riprese effettuate da ciascuno con uno smartphone. Tema: la vita
quotidiana degli italiani. Per una volta, si chiede loro come vedono
noi. Gli autori sono migranti con provenienze e storie personali
profondamente diverse, e sono dunque portatori di punti di vista
molto differenti tra loro. Dal lavoro emerge l’insostenibile
leggerezza dell’Occidente,
come definita dallo stesso regista. Senza interviste e senza parole,
senza pretese sociologiche o morali, solo immagini, suoni e
situazioni quotidiane che si tramutano, nel montaggio su tre schermi,
in un surreale affresco delle nostre azioni consuete. Con questo
lavoro il regista Davide Ferrario realizza una nuova incursione
nell’arte, alla ricerca di nuove vie per un cinema che si esprime
sempre più al di fuori dalle sale cinematografiche.
Immagini
girate da:
Siaka
Konate, Adama Kone, Abubakar Jalloh, Ismaila Sarr, Lamine Mohamed
Toure e da Zidane Awal, Sano Bouare, Nouhoum Coulibaly, Lassana
Diawara, Sidiki Dore, Souleymane Diarra, Mohamed Fofana, Mustapha
Fofana, Ousmane Fofana, Bocar Ka,Ibrahima Kamissoko, Alexis Kandety,
Saliou Kante, Sidiky Keita, Bakari Kone, Alex Osariemen, Abdoulaye
Sacko, Mohamed Sako, Harouna Sane, Mohamed Sidibe, Seku Souare,
Mohamed Traore, Seydou Traore.
INFORMAZIONI
PRATICHE
Fino
a domenica 2 settembre 2018
Binario
2
OGR
– Officine Grandi Riparazioni
Corso
Castelfidardo 22, Torino
Ingresso:
4 €
Durata
45 minuti
FORGIVE
ME, DISTANT WARS, FOR BRINGING FLOWERS HOME
Ramin
Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian
a
cura di Abaseh Mirvali
Binario
1
Dal
12 luglio al 30 settembre 2018 le
OGR presentano
la prima mostra
personale dei
tre artisti. Negli ultimi decenni Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh
e Hesam Rahmanian hanno condiviso una filosofia di vita incentrata
sulla collaborazione creativa, grazie alla quale le loro pratiche
individuali interagiscono e si arricchiscono reciprocamente sia dal
punto di vista tecnico che linguistico ed espressivo. Da queste forme
di dialogo intessute tra loro e con altri artisti, amici e
collaboratori, i tre artisti hanno dato vita a un linguaggio
personale che gli permette di lavorare su livelli diversi e
stratificati sia dal punto di vista estetico che del contenuto.
Consapevoli che la loro pratica non comprende solo ciò che producono
direttamente, ma anche i contributi di altre persone – artisti,
falegnami, allestitori, tecnici e light designer, per citare alcuni
esempi – Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian
rifiutano il concetto di “autorialità”, includendo nelle loro
opere tutti coloro che diventano parte del loro processo creativo e
produttivo: ognuno partecipa singolarmente alla realizzazione delle
loro opere, condividendo con i tre artisti il proprio universo, il
modo di pensare e il metodo di lavoro e dando vita in ogni occasione
alla creazione di qualcosa di veramente nuovo sotto tutti i punti di
vista. Per questo, con attitudine simile ai membri del gruppo Fluxus,
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian non considerano
i loro lavori come opere d'arte vere e proprie: il senso del lavoro
non sta nel risultato finale – abbia esso la forma di un oggetto,
un disegno o di una performance video – ma nell'intero processo di
esplorazione, evanescente ed effimero, che porta a quel risultato.
Forgive me,
distant wars, for bringing flowers home si
concentra dunque su questo aspetto processuale e inclusivo della
pratica artistica del trio, svelandone in qualche modo il dietro le
quinte. Parte integrante della loro pratica collaborativa è infatti
la creazione di una serie di alter ego che permettono ai tre artisti
di giocare con le loro identità individuali, lavorando su temi
legati al linguaggio, allo spazio vuoto, al potere, alla
trasformazione, all'appartenenza, al dislocamento, all'esilio, al
dolore e alla distruzione. Le loro “creature” – come le
definiscono – vivono in video documentari ma anche in performance
video che costituiscono opere d'arte in sé: sono personaggi
antropomorfi, fitomorfi o zoomorfi, con qualche tipo di limitazione
sensoriale o motoria che, secondo gli artisti, permette loro di
affinare gli altri sensi. Così, piccole persone con naso e orecchie
da roditore, code di pesce o teste di lattuga diventano protagoniste
in un mondo
irreale che
entra nel regno dello spettatore attraverso performance dal vivo o la
presentazione fisica delle opere da loro realizzate. L'idea alla base
della creazione di questi alter ego è quella di presentare i corpi
degli artisti come ospiti di creature dal regno delle immagini,
combinando le reciproche identità in un processo di fusione che
permette alle creature di agire secondo i loro specifici bisogni.
Reinterpretando la pratica dell'objet
trouvé, quando
sono creature, gli artisti selezionano, infatti, una serie di oggetti
della vita quotidiana per raccontare la loro storia: oggetti logori,
malconci o dimenticati vengono reinventati in un mondo parallelo dove
acquisiscono nuovi significati, fornendo letture sottili, a volte
opache, delle nostre società contemporanee. Sebbene vogliano
attirare l'attenzione sui grandi temi sociali che affliggono la
contemporaneità (alcuni dei quali con conseguenze umane devastanti),
Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian non cercano di
trasmettere alcun messaggio morale allo spettatore: usando il
meccanismo della citazione e della decontestualizzazione parlano
dunque con apparente leggerezza di contenuti specifici, dal
potenziale anche fortemente drammatico, costringendoci a rileggere e
reinterpretare la realtà con nuovi occhi e una nuova consapevolezza.
Nella serie di opere su carta Where
is Waldo? e nei
moving
paintings From
Sea To Dawn e
Big Rock Candy
Mountain, ad
esempio, gli artisti costruiscono complessi racconti visivi
appropriandosi di immagini tratte dai mass media: dopo aver scaricato
e stampato migliaia di fotogrammi tratti da video di YouTube o da
varie trasmissioni televisive – ad esempio documentari e immagini
di quotidiani e riviste sulla crisi
dei migranti e
il conflitto siriano – gli artisti intervengono sulle immagini per
trasformare i loro protagonisti in creature
ibride, incroci
di animali ed esseri umani. Da questi disegni emerge un’immagine
dell’umanità violenta e mostruosa. Ciò che nasce come filmato
documentario o di reportage si trasforma in una complessa allegoria
dell’universalità della violenza, coinvolgendo lo spettatore e
risvegliandolo dallo stato di assuefazione causato dalla
comunicazione di massa.
Qualcosa
di simile si verifica anche nella performance video Black
Hair, che
riflette sulle nozioni di tempo, vita e morte, e negli altri lavori
site-specific che verranno prodotti per la mostra, arricchendo il
florido e variopinto immaginario del trio di nuovi straordinari
abitanti.
INFORMAZIONI
PRATICHE
Ramin
Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian
Forgive
me, distant wars, for bringing flowers home
a
cura di Abaseh Mirvali
OGR
– Officine Grandi Riparazioni
Corso
Castelfidardo 22, Torino
12
luglio – 30 settembre 2018
Giovedì
dalle 11.00 alle 19.00
Venerdì
dalle 11.00 alle 20.00
Sabato
e domenica dalle 11.00 alle 19.00
Biglietto
intero: 8 €
Appuntamenti
di OGR IS MUSIC
OGR
JAZZ CLUB
John
De Leo Trio, Yamanaka Female Trio, Diego Borotti NU4tet
Tre
set in una serata all’insegna della grande musica jazz
Sala
Fucine
Venerdì
13 luglio 2018, ore 21
Alle
OGR torna protagonista il grande jazz per una serata unica resa
ancora più intensa dalle note di OGR
Jazz Club. Tre
set con altrettanti protagonisti di primo piano del jazz
internazionale: John
De Leo Trio, Yamanaka Female Trio, Diego Borotti NU4tet.
Ad aprire la serata sarà John
De Leo, considerato tra le voci più interessanti del panorama
musicale italiano.
La sua è una voce-strumento, ora calda, grave, ora acuta,
graffiante, le cui fondamenta soul sorreggono un itinerario musicale
che spazia dal jazz, al rock, al dub, alla contemporanea. Come lo ha
definito il celebre scrittore Stefano Benni, “Lo hanno avvicinato a
Demetrio Stratos, Tim Buckley ma lui si sente vicino a Vil Coyote. Fa
jazz ma non è jazzista, fa musica contemporanea ma sembra Rasputin,
compone pezzi e testi sorprendenti ma sa fare delle cover fantastiche
di Bowie e Stormy Weather, ha suonato con Uri Caine ma non si ricorda
perché è completamente pazzo”. Il progetto con il chitarrista
Fabrizio Tarroni, con lui sul palco, è uno dei primi connubi
musicali di John. Capace d’interpretare la sua Gibson semi-acustica
anche come una vera e propria percussione, Tarroni fonde questa
tecnica originale con le idee e la voce eclettica di De Leo. Si
aggiunge a loro un altro collaboratore storico di John: Franco
Naddei, in arte Francobeat, che campiona e manipola i suoni in tempo
reale aggiungendo alla matrice acustica un sound complessivo più
elettronico. A seguire, sarà la volta dello Yamanaka
Female Trio,
l’ensemble guidato da Chihiro
Yamanaka, definita dal New York Times “tra le pianiste più
importanti e geniali del XXI secolo”.
Nata
a Tokyo ma residente a New York, la brillante pianista si è imposta
nel gotha del jazz internazionale suonando con Oscar Peterson, Chick
Corea ed Herbie Hancock. Dopo 15 album con la prestigiosa Verve Rec,
la musicista nippo-americana è oggi sotto l’egida della Blue Note
Records con cui ha realizzato Monk
Tunes, entrato
nelle top ten del
Giappone. Considerata una tra le miglior pianiste in Giappone e
acclamata negli Stati Uniti, Chihiro
Yamanaka si è imposta come tra le pianiste più importanti della
scena jazz contemporanea.
Su palco si presenterà con The
Spheres, una sezione ritmica tutta al femminile, potente e dinamica.
Con lei, Ilaria Capalbo, basso elettrico e contrabbasso, che ha
collaborato con artisti internazionali come Norma Winstone, e Sophie
Allowoy. Dopo l’album registrato live a Tokyo nel 2016, il trio
internazionale si è esibito in un tour europeo di crescente
successo, tanto da chiudere con 4 sold out consecutivi al leggendario
Ronnie Scott’s di Londra, suggellati dalla recensione del
giornalista jazz anglosassone John Fordham sul Guardian,
che ha definito il jazz della Yamanaka un mix tra tecnica raffinata e
richiami al classico. Chiuderà la serata Diego
Borotti NU4tet,
composta da Diego Borotti (saxofoni, EWI 4000s), Fabio Gorlier
(pianoforte, tastiere), Davide Liberti (contrabbasso, basso el.) e
Mattia Barbieri (batteria, progr el). Si tratta della più recente
formazione creata dal leader, che aggiunge un sound originale alla
grande tradizione del saxofono tenore in quartetto, evolvendo il
lessico del bop contemporaneo ed ereditando da questo l’amore per
la tradizione, insieme a una ventata evolutiva. Stabilito un profondo
legame con il sound del quartetto con saxofono e pianoforte della
grande tradizione bebop di Joe Henderson e Sonny Rollins, e con un
occhio all’evoluzione suggerita da Bob Berg, Joshua Redman e Chris
Potter, il quartetto tenta un passo ulteriore nella direzione della
sperimentazione e del neo-bebop contemporaneo, ribattezzato qui
“HYPERBOP”. Jazz fatto di invenzioni, improvvisazioni e grande
drive, gode di momenti larghi e lirici e di groove serrati.
INFORMAZIONI
PRATICHE
Venerdì
13 luglio 2018, ore 21
Sala
Fucine
OGR
– Officine Grandi Riparazioni
Corso
Castelfidardo 22, Torino
Ingresso
Settore
I 17 € + dp.
Settore
II 10 € + dp.
Biglietti
disponibili sul circuito Ticketone
Il
ritmo dell’Africa scandisce l’autunno delle OGR con tre concerti
eccezionali
Sala
Fucine
22
settembre – Tony Allen & Jeff Mills
5
ottobre – Amadou & Mariam
18
ottobre – Bombino
Il
meglio della musica africana contemporanea arriva alle OGR con la
nuova rassegna Africa
Now: tre
concerti eccezionali con artisti di primo piano nel panorama musicale
internazionale. Il rapporto tra le musiche provenienti dell’Africa
e la scena pop mondiale ha vissuto negli ultimi 100 anni
un’evoluzione continua, passando dall’interesse scientifico dei
ricercatori occidentali alla fiorente scena alternativa che dialoga
con le corrispondenti realtà europee e americane: un cambiamento che
ha coinvolto anche il pubblico. Africa Now ambisce a disegnare un
ibrido intreccio tra beat nigeriano ed elettronica statunitense,
un’esperienza pop senza passaporto che dal Mali ha conquistato il
mondo e una notte nel deserto con le sensazioni Tuareg.
La
trilogia musicale si apre sabato
22 settembre con
Tony Allen & Jeff Mills,
due giganti della musica afro. Tony Allen è riconosciuto come un
maestro della scena contemporanea, influenza il lavoro quotidiano di
intere generazioni di musicisti, produttori e disc jockey e gira il
mondo a tempo pieno per contaminarsi con le realtà più eterogenee.
Fatale il suo incontro con Jeff Mills, mostro sacro dell’elettronica
che dalla techno di Detroit si è a sua volta evoluto in maître
à penser del
suono senza frontiere. Il concetto di jam mutuato dal jazz è il
collante che unisce la preziosa batteria del genio di Lagos ai
macchinari dello scienziato del suono americano per uno show che sta
shakerando il pianeta e si è tradotto in un album in uscita per Blue
Note.
Venerdì
5 ottobre è la
volta di Amadou &
Mariam, la
coppia che fonde elementi di musica tradizionale maliana con il funky
e il jazz. La coppia di menestrelli nati e cresciuti a Bamako vanta
un curriculum di collaborazioni con pochi eguali per varietà
stilistica e provenienza geografica. Nel loro palmares spicca la
collaborazione con Manu Chao, produttore del loro album Dimanche
a Bamako (2004),
uno dei più grandi successi della musica africana. Una carriera
sempre in crescendo, che li ha portati alla nomination per ben tre
volte ai Grammy Award per il miglior disco di world music
contemporanea (2005, 2009, 2012). Il loro soul ha un respiro
cosmopolita riconoscibile sin dalle prime note delle canzoni, sempre
ispirate e portate con classe universalmente riconosciuta. Nei
concerti festa e malinconia, messaggi di pace e respiro poetico
convivono con naturalezza dispensando un caleidoscopio di emozioni.

INFORMAZIONI
PRATICHE
22
settembre – Tony Allen & Jeff Mills
5
ottobre – Amadou & Mariam
18
ottobre – Bombino
Sala
Fucine
OGR
– Officine Grandi Riparazioni
Corso
Castelfidardo 22, Torino
Biglietti
disponibili dalle 12.30 del 21 giugno 2018.
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