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Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo |
Secondo alcuni è l'appuntamento cult
dell'anno. Di sicuro la mostra “Van Dyck. Pittore di Corte”
che si tiene dal 16 novembre al 17 marzo presso
la Galleria Sabauda dei Musei Reali di Torino,
non passerà inosservata, forte di 45 tele e 21 incisioni di Antoon
van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), provenienti da
tutto il mondo.
La grande mostra, curata da Annamaria
Bava e Maria Grazia Bernardini, è organizzata dal
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dai Musei
Reali e dal gruppo Arthemisia, con il patrocinio
della Regione Piemonte e della Città di Torino.
Nato ad Anversa in una ricca
famiglia borghese che commerciava in sete e stoffe pregiate, Antoon
Van Dyck compì il suo apprendistato presso il pittore Van
Balen, mentre tra il 1616 e il 1620 fu assistente
e collaboratore di Rubens. Grande esperto di ritrattistica,
divenne ben presto pittore ufficiale delle più grandi famiglie
europee, facilitato anche dalla sua capacità nell'intrattenere
rapporti culturali con re, regine e nobili. Dopo una breve permanenza
a Londra, il 20 novembre 1621 partì alla volta dell'Italia,
soffermandosi nella Genova dei Doria e dei Durazzo, che da
generazioni intrattenevano rapporti commerciali con le Fiandre nel
settore delle stoffe pregiate. Fu proprio qui che divenne allievo di
Rubens, dedicandosi soprattutto ai ritratti perchè ampliamente
ostacolato dai pittori locali. Durante i suoi quattro anni di
permanenza in città viaggiò comunque molto su commissione, in
particolare a Firenze, Bologna, Venezia, Roma e
Palermo. Tornato prima ad Anversa e poi a Londra nel 1632,
lavorò molto per il re d'Inghilterra Carlo I Stuart, per il quale
realizzò alcune opere importanti come il ritratto dei figli,
commissionato dalla regina Enrichetta Maria per farne dono alla
sorella Maria Cristina di Borbone, moglie del duca di Savoia,
conservato proprio ai Musei Reali di Torino.
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Ritratto di Lord Balasyse |
La mostra "Van Dyck. Pittore di
Corte", suddivisa in quattro sezioni, si
incentra sulle opere realizzate per i regnanti d'Europa,
contraddistinte da un'eccellente qualità cromatica ed eleganza.
Basti citare il "Ritratto della Marchesa Elena Grimaldi
Cattaneo", un olio su tela proveniente dalla National Gallery of
Art di Washington; oppure il "Ritratto del Principe Tommaso
di Savoia" datato 1634, di proprietà della Galleria
Sabauda.
La prima sezione è dedicata
alla formazione del giovane artista e al suo rapporto con Rubens. Van
Dyck, dopo un breve apprendistato presso l’attivissima bottega di
Van Balen, iniziò una stretta collaborazione con Peter Paul
Rubens, uno dei più grandi artisti del Seicento, che ebbe una
influenza decisiva nell’elaborazione dei suoi modi stilistici. Per
le sue straordinarie capacità, a diciotto anni Van Dyck entrò nella
Gilda di Anversa e aprì una sua personale bottega, pur mantenendo la
collaborazione con il maestro per grandi imprese pittoriche, fino
alla sua partenza per l’Italia. Fin dalle sue prime opere, molto
legate allo stile di Rubens, emerge un linguaggio originale e
innovativo, caratterizzato da una vena poetica, lirica, che si
differenzierà dallo stile epico del maestro.
La seconda sezione si sofferma sull’attività di Van Dyck in Italia. Dopo un breve soggiorno a Londra presso la corte di Giacomo I, Van Dyck giunse in Italia nel 1621, dove si trattene fino al 1627, visitando Venezia, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Palermo e Genova. Nelle “regge repubblicane” genovesi si affermò il nuovo modo di ritrarre elaborato da Van Dyck, superbo, raffinato, maestoso e al contempo vivo e fortemente emotivo, confacendosi alle esigenze di celebrazione e ostentazione del ceto aristocratico. D’altronde fu proprio in Italia che l’artista seppe definitivamente creare il suo impalpabile ed elegante linguaggio grazie allo studio
dell’arte italiana, in particolare dell’arte veneta e di Tiziano, come provano gli schizzi raccolti nel noto Sketchbook, conservato al British Museum e riprodotto in mostra. I primi ritratti realizzati in Italia da Van Dyck sono capolavori straordinari, come il Cardinale Bentivoglio (Firenze, Gallerie degli Uffizi) e la Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo (Washington, The National Gallery of Art), entrambi esposti in mostra.
Negli anni successivi, l’artista eseguì un numero cospicuo di ritratti e affinò l’attenzione verso la resa pittorica delle stoffe dai ricami preziosi, l’ambientazione atmosferica e lo studio psicologico dell’effigiato.
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Amarilli e Mirtillo |
La terza sezione è dedicata
gli anni anversesi, presso la corte di Isabella Clara Eugenia.
Tornato ad Anversa nel 1627, divenne pittore di corte
dell’arciduchessa Isabella Clara Eugenia, sostituendo
Rubens. Ebbe occasione di lavorare anche per lo stadholder Frederik
Hendrik, principe d’Orange, che collezionò vari dipinti
dell’artista tra cui opere a soggetto mitologico come Amarilli e
Mirtillo e Teti nella fucina di Vulcano. In questo periodo
Van Dyck raffigurò molti personaggi dell’ambiente vicino a
Isabella, una galleria eccezionale di dipinti e incisioni: queste
ultime furono raccolte nel volume Iconographia e in mostra ne sono
esposti 13 esemplari, provenienti dall’Istituto Centrale della
Grafica, accanto ad altre 8 incisioni di collezione privata. Sono
presenti anche i ritratti dell’arciduchessa Isabella in veste
monacale, in un confronto tra Van Dyck e Rubens.
La quarta sezione illustra
l’attività di Van Dyck presso la corte di Carlo I. Nel 1632 si
trasferì a Londra, presso la corte di Carlo I, dove rimase fino alla
morte prematura,
avvenuta nel 1641, a parte qualche breve soggiorno ad Anversa e a Parigi. Fu presso la corte inglese che Van Dyck raggiunse il culmine della sua fama. Realizzò un numero sorprendente di ritratti del re, della regina, dei loro figli (come le due versioni de I tre figli maggiori di Carlo I in mostra) e un gran numero di personaggi che frequentavano assiduamente la corte del re d’Inghilterra, regalandoci un panorama davvero sorprendente di quella società: i sovrani sereni e
potenti, i personaggi di grande eleganza e raffinatezza, sontuosamente abbigliati, ritratti di lords, duchi, principi, ladies, da cui poco si coglie delle difficoltà politiche che l’Inghilterra attraversava con Carlo I.
avvenuta nel 1641, a parte qualche breve soggiorno ad Anversa e a Parigi. Fu presso la corte inglese che Van Dyck raggiunse il culmine della sua fama. Realizzò un numero sorprendente di ritratti del re, della regina, dei loro figli (come le due versioni de I tre figli maggiori di Carlo I in mostra) e un gran numero di personaggi che frequentavano assiduamente la corte del re d’Inghilterra, regalandoci un panorama davvero sorprendente di quella società: i sovrani sereni e
potenti, i personaggi di grande eleganza e raffinatezza, sontuosamente abbigliati, ritratti di lords, duchi, principi, ladies, da cui poco si coglie delle difficoltà politiche che l’Inghilterra attraversava con Carlo I.
La mostra è visitabile tutti i giorni
dalle 9 alle 19.
Tariffe
Intero
€ 14,00
Ridotto
€ 12,00: Visitatori dai 15 ai 26 anni, visitatori oltre i 65 anni
con documento, portatori di handicap, militari, forze dell’ordine
non in servizio, insegnanti, giornalisti non accreditati con regolare
tessera, clienti, agenti e dipendenti Generali
Ridotto
Speciale € 7,00: Minori dai 6 ai 14 anni, volontari Servizio Civile
muniti di tesserino
Omaggio:
Minori fino ai 6 anni non compiuti, un accompagnatore per disabile
che presenti necessità, giornalisti con tesserino ODG per servizio
(previo accredito – non si procede con l’accreditare la stampa
sabato, domenica e nei giorni festivi), tesserati ICOM, guide
turistiche della provincia di Torino munite di tesserino di
abilitazione, possessori coupon omaggio, possessori vip card
Arthemisia, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte, Torino +
Piemonte Card e Royal Card
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