giovedì 15 novembre 2018

Con “Van Dyck. Pittore di Corte” la Galleria Sabauda propone 45 tele e 21 incisioni del celebre ritrattista di Anversa

Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo
Secondo alcuni è l'appuntamento cult dell'anno. Di sicuro la mostra “Van Dyck. Pittore di Corte” che si tiene dal 16 novembre al 17 marzo presso la Galleria Sabauda dei Musei Reali di Torino, non passerà inosservata, forte di 45 tele e 21 incisioni di Antoon van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), provenienti da tutto il mondo. 

La grande mostra, curata da Annamaria Bava e Maria Grazia Bernardini, è organizzata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dai Musei Reali e dal gruppo Arthemisia, con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino

Nato ad Anversa in una ricca famiglia borghese che commerciava in sete e stoffe pregiate, Antoon Van Dyck compì il suo apprendistato presso il pittore Van Balen, mentre tra il 1616 e il 1620 fu assistente e collaboratore di Rubens. Grande esperto di ritrattistica, divenne ben presto pittore ufficiale delle più grandi famiglie europee, facilitato anche dalla sua capacità nell'intrattenere rapporti culturali con re, regine e nobili. Dopo una breve permanenza a Londra, il 20 novembre 1621 partì alla volta dell'Italia, soffermandosi nella Genova dei Doria e dei Durazzo, che da generazioni intrattenevano rapporti commerciali con le Fiandre nel settore delle stoffe pregiate. Fu proprio qui che divenne allievo di Rubens, dedicandosi soprattutto ai ritratti perchè ampliamente ostacolato dai pittori locali. Durante i suoi quattro anni di permanenza in città viaggiò comunque molto su commissione, in particolare a Firenze, Bologna, Venezia, Roma e Palermo. Tornato prima ad Anversa e poi a Londra nel 1632, lavorò molto per il re d'Inghilterra Carlo I Stuart, per il quale realizzò alcune opere importanti come il ritratto dei figli, commissionato dalla regina Enrichetta Maria per farne dono alla sorella Maria Cristina di Borbone, moglie del duca di Savoia, conservato proprio ai Musei Reali di Torino.

Ritratto di Lord Balasyse
La mostra "Van Dyck. Pittore di Corte", suddivisa in quattro sezioni,  si incentra sulle opere realizzate per i regnanti d'Europa, contraddistinte da un'eccellente qualità cromatica ed eleganza. Basti citare il "Ritratto della Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo", un olio su tela proveniente dalla National Gallery of Art di Washington; oppure il "Ritratto del Principe Tommaso di Savoia" datato 1634, di proprietà della Galleria Sabauda.

La prima sezione è dedicata alla formazione del giovane artista e al suo rapporto con Rubens. Van Dyck, dopo un breve apprendistato presso l’attivissima bottega di Van Balen, iniziò una stretta collaborazione con Peter Paul Rubens, uno dei più grandi artisti del Seicento, che ebbe una influenza decisiva nell’elaborazione dei suoi modi stilistici. Per le sue straordinarie capacità, a diciotto anni Van Dyck entrò nella Gilda di Anversa e aprì una sua personale bottega, pur mantenendo la collaborazione con il maestro per grandi imprese pittoriche, fino alla sua partenza per l’Italia. Fin dalle sue prime opere, molto legate allo stile di Rubens, emerge un linguaggio originale e innovativo, caratterizzato da una vena poetica, lirica, che si differenzierà dallo stile epico del maestro.

La seconda sezione si sofferma sull’attività di Van Dyck in Italia. Dopo un breve soggiorno a Londra presso la corte di Giacomo I, Van Dyck giunse in Italia nel 1621, dove si trattene fino al 1627, visitando Venezia, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Palermo e Genova. Nelle “regge repubblicane” genovesi si affermò il nuovo modo di ritrarre elaborato da Van Dyck, superbo, raffinato, maestoso e al contempo vivo e fortemente emotivo, confacendosi alle esigenze di celebrazione e ostentazione del ceto aristocratico. D’altronde fu proprio in Italia che l’artista seppe definitivamente creare il suo impalpabile ed elegante linguaggio grazie allo studio
dell’arte italiana, in particolare dell’arte veneta e di Tiziano, come provano gli schizzi raccolti nel noto Sketchbook, conservato al British Museum e riprodotto in mostra. I primi ritratti realizzati in Italia da Van Dyck sono capolavori straordinari, come il Cardinale Bentivoglio (Firenze, Gallerie degli Uffizi) e la Marchesa Elena Grimaldi Cattaneo (Washington, The National Gallery of Art), entrambi esposti in mostra.
Negli anni successivi, l’artista eseguì un numero cospicuo di ritratti e affinò l’attenzione verso la resa pittorica delle stoffe dai ricami preziosi, l’ambientazione atmosferica e lo studio psicologico dell’effigiato.

Amarilli e Mirtillo
La terza sezione è dedicata gli anni anversesi, presso la corte di Isabella Clara Eugenia. Tornato ad Anversa nel 1627, divenne pittore di corte dell’arciduchessa Isabella Clara Eugenia, sostituendo Rubens. Ebbe occasione di lavorare anche per lo stadholder Frederik Hendrik, principe d’Orange, che collezionò vari dipinti dell’artista tra cui opere a soggetto mitologico come Amarilli e Mirtillo e Teti nella fucina di Vulcano. In questo periodo Van Dyck raffigurò molti personaggi dell’ambiente vicino a Isabella, una galleria eccezionale di dipinti e incisioni: queste ultime furono raccolte nel volume Iconographia e in mostra ne sono esposti 13 esemplari, provenienti dall’Istituto Centrale della Grafica, accanto ad altre 8 incisioni di collezione privata. Sono presenti anche i ritratti dell’arciduchessa Isabella in veste monacale, in un confronto tra Van Dyck e Rubens.

La quarta sezione illustra l’attività di Van Dyck presso la corte di Carlo I. Nel 1632 si trasferì a Londra, presso la corte di Carlo I, dove rimase fino alla morte prematura,
avvenuta nel 1641, a parte qualche breve soggiorno ad Anversa e a Parigi. Fu presso la corte inglese che Van Dyck raggiunse il culmine della sua fama. Realizzò un numero sorprendente di ritratti del re, della regina, dei loro figli (come le due versioni de I tre figli maggiori di Carlo I in mostra) e un gran numero di personaggi che frequentavano assiduamente la corte del re d’Inghilterra, regalandoci un panorama davvero sorprendente di quella società: i sovrani sereni e
potenti, i personaggi di grande eleganza e raffinatezza, sontuosamente abbigliati, ritratti di lords, duchi, principi, ladies, da cui poco si coglie delle difficoltà politiche che l’Inghilterra attraversava con Carlo I.

La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 19.


Tariffe

Intero € 14,00

Ridotto € 12,00: Visitatori dai 15 ai 26 anni, visitatori oltre i 65 anni con documento, portatori di handicap, militari, forze dell’ordine non in servizio, insegnanti, giornalisti non accreditati con regolare tessera, clienti, agenti e dipendenti Generali

Ridotto Speciale € 7,00: Minori dai 6 ai 14 anni, volontari Servizio Civile muniti di tesserino

Omaggio: Minori fino ai 6 anni non compiuti, un accompagnatore per disabile che presenti necessità, giornalisti con tesserino ODG per servizio (previo accredito – non si procede con l’accreditare la stampa sabato, domenica e nei giorni festivi), tesserati ICOM, guide turistiche della provincia di Torino munite di tesserino di abilitazione, possessori coupon omaggio, possessori vip card Arthemisia, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte, Torino + Piemonte Card e Royal Card


CioccolaTò al MUSEO ACCORSI-OMETTO per presentare il Cioccolato di Modica, primo in Europa con marchio IGP


Sette anni fa il Consorzio per il Cioccolato di Modica era già stato alla Fondazione Accorsi-Ometto (via Po 55 a Torino) per presentare gli esiti della ricerca archivistica divenuta poi una mostra dal titolo “Il Cioccolato di Modica nelle carte dei Grimaldi”. 

In quell’occasione Grazia Dormiente, Direttore culturale del Consorzio e Anna Maria Iozzia, Direttrice dell’Archivio di Stato di Ragusa, illustrarono i documenti d’archivio che decretavano la certezza anagrafica del Cioccolato di Modica nel 1746 e certificavano lo stretto legame tra il territorio di Modica e il suo cioccolato. Partendo da tale ricerca è stata costruita la relazione storica che ha costituito parte fondamentale del dossier per la richiesta di riconoscimento della IGP.

Venerdì 16 novembre, alle ore 15,30, in occasione di Cioccolatò 2018, un rinnovato appuntamento per raccontare l'importante traguardo raggiunto dal Cioccolato di Modica quale primo cioccolato europeo a marchio IGP. Per raccontare l’iter che ha portato a tale riconoscimento e il valore indiscutibile che rappresenta per il territorio di Modica, interverranno il Sindaco di Modica Ignazio Abbate, il Presidente del Consorzio Salvo Peluso ed il Direttore Nino Scivoletto.

La manifestazione è aperta a tutti con ingresso libero fino ad esaurimento posti e si concluderà con la degustazione di cioccolato di Modica.

Informazioni per il pubblico:
011 837 688 int. 3 | info@fondazioneaccorsi-ometto.it 

 

La Vespa blu di "Caro Diario" esposta al Museo Nazionale del Cinema. E il film di Nanni Moretti arriva al Cinema Massimo


Due erano i protagonisti principali del film "Caro diaro" del 1993: Nanni Moretti ed una Vespa 125 blu. E proprio quest'ultima farà bella mostra di sè a partire dal 15 novembre 2018 presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino, donata dallo stesso regista nel 2016 ed opportunamente restaurata. Verrà esposta all’interno dell’Aula del Tempio, in un corner tra la chapelle del ‘Cinema Sperimentale’ e quella dedicata ad ‘Amore e Morte’, ove i visitatori potranno anche visionare alcune sequenze del film in cui Nanni Moretti si aggirava per i quartieri di Roma fino ad arrivare a Ostia, sulla spiaggia dove è morto Pier Paolo Pasolini.

“Non può che essere Nanni Moretti a guidare idealmente la mitica Vespa 125 blu - ha sottolineato Sergio Toffetti, Presidente del Museo Nazionale del Cinema - che in Caro Diario lo portava attraverso tutta Roma, dal Gianicolo a Spinaceto, dalla Garbatella alla spiaggia di Ostia, fino ad arrivare, inaspettatamente, sul luogo esatto del martirio di Pasolini. Venticinque anni dopo, la Vespa entra orgogliosamente al Museo Nazionale del Cinema, guadagnandosi una prestigiosa piazzola di parcheggio, incorniciata dalle immagini che ci hanno coinvolti e commossi sullo schermo. E come nel film eravamo tentati di saltare al volo sul seggiolino posteriore e farci portare in un percorso dove la nostalgia diventa politica, stretti, come dietro un nostro fratello maggiore, anche adesso difficilmente sapremo resistere alla tentazione di toccarla, per sentire com' è fuori dallo schermo la materia di cui sono fatti i sogni. Perché in fondo sappiamo che la lamiera, la pelle, gli ingranaggi, il rumore del motore che si imballa tirando le marce, lo sculettamento laterale in curve troppo danzate: ecco, quella concretezza fisica, non si staccherà mai dallo schermo.”

Insieme alla Vespa i visitatori possono ammirare anche il manifesto del film, in cui Moretti girovaga per le vie di Roma meditando su cinema, urbanistica, ballo e sociologia, in un viaggio che ci svela pensieri e personalità dello stesso regista.

Giovedì 15 novembre 2018 alle ore 20:30 al Cinema Massimo (sala 2) è prevista la proiezione di Caro diario (Italia 1993, 100', col., 35mm) di Nanni Moretti (4,50 euro biglietto unico).

Il film sarà introdotto da Sergio Toffetti, Presidente del Museo Nazionale del Cinema.