Nell'ambito
della mostra sul fotografo Ando Gilardi la GAM – Galleria d'Arte
Moderna e Contemporanea (via Magenta 31 a Torino) propone giovedì 11 aprile, alle ore 18, in
Sala 1, un incontro con Michele Smargiassi sul tema “RipensAndo
Gilardi”.
Chi
è stato Ando Gilardi? Storico eretico di tutte le fotografie
mai ritenute degne di storia, cultore e archivista dell’immagine
umile, moltiplicata e anonima, fondatore e sfondatore di riviste
memorabili e irriverenti, pare se ne sia andato cinque anni fa a
novant'anni ben vissuti, nella sua casa di Ponzone,
nell'Alessandrino, sulla sedia a rotelle dove troneggiava da tempo,
barba da patriarca e caffetano da guru, sempre meno mobile nel corpo
e sempre più agile di mente. Diceva di sé: "meglio ladro che
fotografo" ma è stato il grande Lupin, il ladro gentiluomo
della fotografia e della fotologia italiana, il Robin Hood che ha
trafugato l'eredità di Daguerre dai saloni e dai soloni delle
accademie per restituirla a tutti, soprattutto ai suoi veri eroi, i
magnifici randagi anonimi della fotografia povera e di strada, i
reietti, i sottoproletari delle figurine sottobanco, maleducate e
irriverenti. Senza la sua imprescindibile Storia sociale della
fotografia, uscita nel 1976 e tuttora in libreria, la sua
sfrontata Storia infame della fotografia pornografica, il suo
Wanted! dedicato a quella criminale, la nostra cultura
dell'immagine sarebbe solo un noioso canone di busti da museo. In
occasione della mostra che riscopre il suo lavoro di “fotografo
scalzo”, di cui si pentì e si pentì di essersi pentito, torniamo
sui suoi passi per cercare di incontrarlo, capirlo, ricordarlo a chi
lo ha apprezzato e seguito e anche a chi, ancora oggi, ne ha fastidio
perché ha paura che la sua visione della fotografia metta in crisi
troppi comodi luoghi comuni.
Michele
Smargiassi
Sono
nato prevalentemente nel forlivese, verso la metà del secolo scorso
(l’8 ottobre del 1957). Con mia grande sorpresa faccio il
giornalista, che era il mio sogno da bambino: mentre adesso che sono
giornalista, di mestiere vorrei fare il bambino. Mi sono laureato in
Storia contemporanea all'Università di Bologna con una tesi sulle
trasformazioni urbanistiche viste attraverso l’occhio della
cartolina illustrata. Dal 1982 ho lavorato a l’Unità, poi
dal 1989 a La Repubblica, testata per cui scrivo di società,
cultura e, se proprio devo, anche di politica.
Mi
occupo da quasi trent’anni di fotografia e cultura visuale. Nel
2009 ho creato e gestisco tuttora il blog Fotocrazia. Oltre a
testi per mostre, articoli, cataloghi, riviste e volumi collettivi,
prefazioni e postfazioni, ho scritto alcuni libri tra cui
Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso,
Contrasto, 2009); Ora che ci penso. La storia dimenticata delle cose
quotidiane (Dalai, 2011); il saggio La famiglia foto-genica
per gli Annali della Storia d’Italia Einaudi (2004). Presso
DeriveApprodi è uscito nel 2015, nella raccolta Etica e
fotografia, il mio saggio "Bugie dell'elocutio". Faccio
parte del direttivo della Sisf – Società Italiana di Studi di
Fotografia, del comitato scientifico del Centro italiano per la
fotografia d’autore di Bibbiena e del comitato scientifico della
Fondazione Nino Migliori.
La
conferenza è ad ingresso libero fino ad esaurimento posti
disponibili.

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