Su TOH, il "Toret" che vuole simboleggiare la rinascita della città col suo gesto di rompere gli schemi e uscire dall'immobilità della fontana, si è detto di tutto e di più con un'eco nazionale. C'è chi lo adora, chi lo sbeffeggia, purtroppo perfino chi lo danneggia... Ma un fatto è certo: il suo arrivo in Torino in triplice copia, esposto in luoghi di grande passaggio della nostra città come piazza Arbarello, via Lagrange e piazza Valdo Fusi, non è passato inosservato. Però è bene non fermarsi al suo aspetto esteriore di opera d'arte urbana, che può piacere o meno a seconda dei gusti dell'osservatore. Bisogna considerare soprattutto il messaggio di rinascita che trasmette, così come il fatto che coinvolgendo un charity partner come la FPRC Onlus di Candiolo ha un valore sociale di primo piano.
Per approfondire l'argomento ho quindi intervistato direttamente il suo papà, ovvero il creativo Nicola Russo, che ha sviluppato e regalato alla città l'originale "personaggio". Un artista certamente, ma soprattutto un designer, uno yes-man della creatività come lui stesso si descrive, che da oltre quindici anni si occupa di comunicazione ed entertainment. Originario di Napoli, Nicola Russo ha operato alcuni anni a Firenze, dove ha creato e gestito per tre anni una galleria d'arte e vinto concorsi e selezioni nell’ambito del design, tra questi anche uno su un tema urbano per la città nel 2016 per progettare delle barriere anti terrorismo che fossero al tempo stesso belle a vedersi. A Torino, città in cui risiede dal 2006 e che ama particolarmente perché capace di stimolare al massimo la sua creatività. ha recentemente aperto il suo studio di design e contenuti digitali.
- Com'e nata l'idea di realizzare un'opera così particolare come TOH?
"Da una riflessione sulle problematiche che Torino sta affrontando negli ultimi anni; prima per l’evoluzione del mondo industriale che sta cambiando schema ovunque, e poi per l'arrivo della pandemia. Ho quindi cercato un modo per poter stimolare una rinascita, che tutti ci auguriamo possa arrivare prima possibile, attraverso un progetto artistico, facendo un regalo alla città che amo. Ho cercato di raccontare una storia, una narrazione legata al passato della città e che potesse dare un messaggio positivo ai cittadini. Da due anni diamo un’accezione negativa a questo termine e sono convinto che, in questi momenti, ci sia bisogno proprio di tornare a pensare positivo. Un’operazione che ho concepito e proposto alla città attingendo totalmente alle mie risorse economiche, cosa secondo me per nulla scontata, soprattutto in questo momento".
- Come hai scelto le fattezze di TOH?
"Partendo dall'idea di realizzare un'opera pop che fosse capace, al di là dei simbolismi più profondi, di stimolare anche solo un sorriso nei passanti, pensando anche ai più piccoli, che tra l’altro in queste settimane mi hanno dato molte soddisfazioni. Lo studio anatomico dell'aspetto di TOH è durato a lungo, perché ero partito in realtà da un design piuttosto realistico, che assomigliava alla corporatura di un vero toro, cercando un equilibrio tra proporzione e posa. Poi però mi sono reso conto che l'opera doveva essere simpatica ed ironica, e che sarebbe stato meglio attingere di più da un immaginario infantile, in un certo senso fumettistico, capace di generare emozioni positive e sorrisi. Che si adattasse maggiormente all'immagine del toro che, impigrito, stanco ed appesantito dalla sua lunga permanenza all'interno del toret, guardando la sua città smarrita dalla crisi, capisce che è arrivato il momento di rompere le sue costrizioni, di uscire allo scoperto per lanciare a tutti un messaggio virtuoso di rinascita e inclusività, un gesto di coraggio, perché coraggio vuol dire futuro".
- Come è stato l’iter del progetto con la città e come è nata l'idea di coinvolgere la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro?
“Dopo aver concepito l’idea e il design, ho realizzato il prototipo del TOH e immaginato tutte le possibili declinazioni; ho quindi presentato il progetto al Comune di Torino cercando di trasmettere il mio entusiasmo verso l'iniziativa, che per me rappresenta soprattutto un atto di amore verso la comunità che qualsiasi cittadino potrebbe mettere in atto per il bene collettivo, e questo gesto è stato accolto con entusiasmo da tutte le persone a cui l’ho presentato. Tengo a precisare che l'operazione non ha assolutamente né finalità né legami politici come alcuni hanno scritto. Per quanto riguarda la charity, dopo aver realizzato un'opera profondamente legata alle tradizioni torinesi, ho sentito la necessità di darle una funzione sociale, cosa che molto spesso iniziative artistiche non hanno, e ho pensato di coinvolgere FPRC Onlus, perché volevo che il progetto portasse benefici e avesse una territorialità come la sua genesi; fortunatamente anche la Fondazione ha accolto con entusiasmo l’opera e il messaggio che porta con sé. Altra cosa molto importante da comunicare per me è che la rinascita di cui l’opera si fa manifesto non è solo una parola, ma è un'azione che ricade concretamente sul territorio: l'intera filiera produttiva di tutti gli aspetti del progetto è infatti piemontese”.- Qualche accenno all'evoluzione del progetto?
"Le idee messe in campo sono molte. Il 15 settembre si chiude la prima fase di esposizione e almeno due delle tre opere verranno prelevate dalle location attuali e spostate in altre sedi, che sono già state definite, ma che scoprirete passeggiando in città. Poi c'è l'idea di commercializzare sempre con FPRC Onlus le versioni più piccole di TOH, che hanno suscitato un notevole interesse anche fuori regione. Anche molti Brand, italiani e non solo, si sono interessati al progetto, identificandone un potenziale nuovo simbolo di Torino, prodotto interamente sul territorio, e nelle prossime settimane vi svelerò qualche anticipazione. Il TOH successivamente sarà protagonista di un progetto artistico che coinvolgerà il formato da 60cm e debutterà anche come NFT nel mondo della crypto arte. Possiamo dire che sono molteplici le direzioni che ha preso quest’opera ed è solo l’inizio. La cosa mi rende particolarmente orgoglioso, perché vuol dire che in tanti hanno recepito e trasmesso l’entusiasmo, il messaggio di rinascita e inclusività che TOH porta con sé.”
Che schifo! Ritirati
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