Una grande festa all’insegna di arte, cultura e natura che quest’anno coincide con il cinquantenario della nascita del FAI. Un traguardo importante, che verrà celebrato con l’apertura di 750 luoghi speciali, da nord a sud della Penisola, molti dei quali insoliti e normalmente inaccessibili oppure poco conosciuti e valorizzati, a cui si potrà accedere grazie a visite a contributo libero. Ad ogni visita sarà possibile sostenere la missione e le attività della Fondazione con una donazione.
L’elenco completo dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione dall’11 marzo su www.giornatefai.it
Per quanto concerne Torino e dintorni vi segnalo:
SECONDO PIANO DI PALAZZO REALE. L'APPARTAMENTO DEL PRINCIPE
Musei Reali, Piazzetta Reale, Torino
Orario dalle 10 alle 18 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: Apprendisti Ciceroni del liceo statale Regina Margherita, liceo classico linguistico V. Gioberti, liceo scientifico G. Ferraris. I.I.S. Bosso Monti di Torino.
L'Appartamento del Principe occupa interamente il Secondo Piano di Palazzo Reale, centro nevralgico, politico e artistico della città dal primo Seicento sino alla metà del Novecento. Particolarmente sontuoso l'allestimento predisposto per le nozze di Carlo Emanuele (futuro Carlo Emanuele III) con Anna Cristina di Baviera Sultzbach – celebrato nel 1722 – da Filippo Juvarra, che per l'evento realizzò la Scala delle Forbici, capolavoro assoluto della reggia torinese. L'Appartamento fu poi riallestito da Benedetto Alfieri a metà Settecento per Vittorio Amedeo (III) e Maria Antonia Ferdinanda di Spagna, di cui si potranno ammirare i ritratti in ogni età della loro vita lungo il percorso di visita.
Nella prima metà dell'Ottocento Pelagio Palagi ridisegnò in termini neoclassici l'immagine interna per Vittorio Emanuele (il futuro primo re dell'Italia unita) e Maria Adelaide d'Asburgo. È in questo variegato sovrapporsi di stili che si inserisce nel 1925 il principe ereditario Umberto, trasferitosi a Torino per seguire le manovre del suo reggimento. Il Principe riallestisce completamente le trenta sale, elimina quasi del tutto l'allestimento palagiano conservandolo solo nell'appartamento che verrà occupato nel 1930 dalla consorte Maria Josè del Belgio; ripropone la stagione settecentesca potenziandone la cifra sontuosa con arredi stilisticamente pertinenti alle decorazioni fisse, dota il Palazzo di un poderoso impianto di riscaldamento mediante termosifoni nascosti nei camini, inserisce in ogni scala ascensori e montacarichi. Disallestito nel 1960 e dimenticato per mezzo secolo, l'Appartamento è stato recentemente restaurato ricomponendo le scelte di Umberto.
PALAZZO DELLA PREFETTURA, GIÀ SEGRETERIE DI STATO
Piazza Castello 201, Torino
Orario dalle 10 alle 18 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: volontari della Delegazione FAI di Torino
Il piano nobile ospitava tre Ministeri, retti da “segretari”: gli uffici erano affacciati su piazza Castello, mentre la luminosa Galleria retrostante, rivolta verso i Giardini Reali, consentiva al Sovrano e alla sua Corte di raggiungere gli Archivi di Stato e anche il Palco Reale del settecentesco Teatro Regio. La destinazione ministeriale del Palazzo perdura anche durante l'occupazione francese, la Restaurazione e il Risorgimento, come testimonia la presenza dello studio di Cavour, primo ministro di Vittorio Emanuele II. Dal 1866, a seguito del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, il palazzo divenne sede della Prefettura, conservando intatto lo studio del grande statista. Pur se le trasformazioni d'uso e il tempo hanno apportato modifiche nell'allestimento interno, le quindici sale, la Galleria e gli scaloni hanno conservato il fascino delle sedi di alta rappresentanza istituzionale nelle decorazioni dei soffitti, nei grandi camini, nei mobili e nel ricco corredo pittorico, con opere di Baschenis, Anton Bartolomeo Passerotti, il fiammingo Andre Bosman, attivi tra Il XVI e il XVIII secolo;
la pittura ottocentesca è rappresentata da artisti come Delleani, Reycend e Calderini.
⚠ Per ragioni di sicurezza, l’accesso avverrà mediante registrazione in loco, e sarà necessario portare con se’ carta di identità e il proprio telefono. All'interno non sarà consentito introdurre borse e zaini, solo piccole borse piatte a tracolla. Il deposito delle borse non è previsto.
CASTELLO DI LUCENTO
Via Pianezza 123, Torino
Orario dalle 10 alle 18 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: volontari della Delegazione FAI di Torino
PALAZZO CAVOUR
Via Cavour 8, Torino
Orario dalle 10 alle 18 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: volontari della Delegazione FAI di Torino
APERTURA DEDICATA AGLI ISCRITTI FAI
della capitale subalpina. Contestualmente i Benso acquisiscono la contea di Cavour, con la quale viene ricordato universalmente lo statista, che qui nacque nel 1810 e morì nel 1861, pochi mesi dopo la proclamazione del Regno d'Italia. Una lapide in facciata ricorda le due date. La prematura morte senza eredi di Camillo determinò la vendita del palazzo e la sua lenta trasformazione in abitazioni da reddito: tuttavia nei primi anni del nuovo millennio la Regione Piemonte volle rinnovare la fortuna del Palazzo con un restauro filologico che nei limiti del possibile (gli arredi sono tutti dispersi) consente di ritrovare nelle decorazioni le atmosfere di metà Ottocento.
PALAZZO FERRERO D'ORMEA, SEDE BANCA D'ITALIA
Via dell'Arsenale 8, Torino
Orario dalle 10 alle 18 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: volontari del Gruppo FAI Giovani di Torino
Il Palazzo venne realizzato nella parte meridionale delle antiche mura della città di Torino, oggetto del grande ampliamento edilizio voluto dal duca Carlo Emanuele I nel primo trentennio del XVII secolo: situato vicino alla scenografica piazza San Carlo, fu verosimilmente costruito nell'area dove sorgeva un palazzo preesistente. Il suo progetto è attribuito all'architetto di corte Amedeo di Castellamonte, che ideò una grande costruzione affacciata su via dell'Arsenale e, dall'altra, sul retrostante giardino: il portale ad arco è l'unica testimonianza superstite dell'edificio seicentesco.
Il primo proprietario dell'edificio fu Francesco Maria Broglia conte di Revello; suo figlio Carlo Amedeo lo assegnò in locazione alla Nunziatura Apostolica nel 1670 e successivamente lo vendette al marchese Carlo Francesco Vincenzo Ferrero d'Ormea, figura della massima importanza sotto i regni di Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III, la cui famiglia restò proprietaria del palazzo per quasi un secolo. All'inizio dell'Ottocento fu acquisito dai conti Balbiano del Viale che nel 1852 lo rivendettero alla Banca del Regno di Sardegna, divenuta nel 1893, a seguito dell'Unità nazionale e per volere di Giovanni Giolitti, Banca d'Italia. La trasformazione dell'edificio da residenza a sede bancaria si deve a Giuseppe Talucchi, già allievo e collaboratore di Ferdinando Bonsignore e come tale esponente di rango del gusto neoclassico; cuore della nuova composizione è il salone centrale al piano terra, coperto da un velario in vetri policromi di grande suggestione. Negli anni Trenta del Novecento, la Banca d'Italia intraprese nuovi interventi funzionali e strutturali che furono affidati a Giovanni Chevalley, il cui indirizzo professionale eclettico lo aveva portato alla realizzazione dell'albergo Principi di Piemonte di Sestriere.
Eccezionalmente sarà visitabile anche la parte più segreta della Banca, ovvero il grande caveau sotterraneo ove si conservano le quasi cinquemila cassette di sicurezza nell'allestimento originale degli anni Trenta.
Grazie al supporto organizzativo della sede di Torino di Banca d’Italia, ente attento all’inclusione e all’abbattimento delle barriere, due visite saranno assistite da un interprete in lingua italiana dei segni (LIS), sabato 22 alle ore 11,30 e alle ore 12,30, prenotabili da persone con disabilità uditive all’indirizzo torino@faigiovani.fondoambiente.it
⚠ Per ragioni di sicurezza, l’accesso avverrà mediante registrazione in loco, e sarà necessario portare con se’ carta di identità e il proprio telefono. All'interno non sarà consentito introdurre borse e zaini, solo piccole borse piatte a tracolla. Il deposito delle borse non è previsto.
IN TRAM STORICO ALLE GIORNATE FAI DI PRIMAVERA DICIOTTESIMA EDIZIONE
Scoprire gli scorci e gli edifici più significativi della città su un tram storico anni Trenta: ecco il senso della collaborazione tra la Delegazione FAI di Torino FAI e l’ATTS, Associazione Torinese Tram Storici.
Domenica 23 marzo 2025. Partenze ogni 30 minuti circa, dalle 15 alle 18, capolinea di fronte al Teatro Regio, la vettura storica 3501 del 1948, perfettamente restaurata, porterà i torinesi e i turisti a scoprire i luoghi che la Delegazione FAI di Torino apre al pubblico.
IL CASTELLO DEGLI ORSINI
Via Orsini 7 – Rivalta di Torino (TO)
Orari: Sabato dalle 14 alle 18,30 – domenica dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 18,30 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: Gruppo FAI della Val Sangone e del Gruppo Storico Rivalta Millenaria.
Il Castello degli Orsini è raggiungibile attraversando il centro storico della città di Rivalta di Torino. Posizionato su un'altura che domina la pianura sottostante, si trova a metà strada tra la collina morenica a Nord e il fiume Sangone a Sud. All'interno delle sue mura ospita un parco ove sono presenti essenze arboree secolari e, tra queste, alberi monumentali. Attorno al castello è tuttora riconoscibile il vecchio impianto medievale con le sue strette vie, le case dall'aspetto rurale, le piccole botteghe e le mura perimetrali in pietra e mattoni. L'aspetto attuale del Castello, pur mantenendo alcuni tratti tipicamente medievali, è il frutto delle molte trasformazioni subite dall'edificio nel corso della sua lunga vita. Nato probabilmente intorno all'anno mille come insediamento abitativo che si sviluppava intorno a più torrioni dalla funzione difensiva, fu dotato in un secondo tempo di cinta muraria e fossato perimetrali. Intorno a uno dei torrioni, tra il XII e XIV secolo, vennero aggiunti diversi corpi i cui ambienti interni furono abitati fino allo scorso secolo. La famiglia dei conti Orsini fu proprietaria del castello dalla metà del 1500 fino al 1823 quando venne acquistato dai conti Benevello. Oggi il castello, dopo un recente restauro e la sua rifunzionalizzazione, ospita la biblioteca comunale Silvio Grimaldi. Dai giardini interni del castello è possibile osservare un'affascinante commistione tra elementi medievali autentici e aggiunte, settecentesche prima e neogotiche poi, che hanno contribuito nel tempo a conferire all'insieme l'aspetto della villa di campagna: piccoli loggiati, finestre ad arco e la torre con bertesche aggettanti testimoniano la moda al tempo del Brayda e del D'Andrade. Sul lato orientale delle mura si osservano tracce di edifici addossati e ora demoliti: probabilmente ambienti funzionali come magazzini, stalle o granai. L'insieme degli ambienti, che conservano in alcuni casi volte a cassettoni, tappezzerie e decori di ispirazione neogotica, testimonia l'evoluzione della parte residenziale, che oggi conta tre piani fuori terra e un piano sotterraneo con ghiacciaia. Nel cortile interno, oltre ai due dipinti raffiguranti San Giorgio e San Michele Arcangelo e ispirati a pitture presenti nel castello di Fénis (AO), troviamo un'altra importante traccia del passato: una lapide dedicata a Honoré De Balzac ricorda il passaggio dello scrittore francese, che qui soggiornò nel 1836.
Il percorso include la visita alla Biblioteca Comunale, che custodisce una vasta collezione di documenti e libri secolari e agli ambienti del castello, dove si potranno ammirare gli affreschi dell'antico torrione
VILLA BRIA
Via Bussolino 149, Gassino Torinese (TO)
Orario dalle 10 alle 17,30 (ultima visita ore 16,30)
Visite a cura di: Gruppo FAI delle Colline dal Po al Monferrato
Villa Bria sorge in una posizione strategica, dove i Ducati dei Savoia e dei Monferrato confinavano, a circa 18 km. dal centro di Torino. È immersa nella natura e gode di un'ampia vista panoramica. Le fondazioni recano tracce evidenti del Castello di Castelpiano risalente al 1200. Nei secoli il luogo è stato teatro di importanti avvenimenti storici, tra i quali merita ricordare la Pace del Monferrato, qui
siglata nel 1629 tra gli Ambasciatori del Duca di Mantova, Carlo Emanuele Duca di Savoia, Luigi XIII Re di Francia e il Cardinale Richelieu, che mise fine a un periodo turbolento per il controllo del Monferrato da parte di potenze avverse. Villa Bria, detta anche la Favorita, nella configurazione attuale, fu edificata nel 1700. Gli ultimi importanti interventi di ampliamento ed arricchimento sono stati voluti dal Conte Maurizio Beria di Argentine. La grande villa barocca, in stile Borromeo, è architettonicamente molto simile alla Villa dell'isola Grande sul Lago Maggiore. È realizzata in mattoni a vista, si sviluppa in un corpo centrale su due piani, con un'elegante loggia e in due ali laterali di cui una, la Galleria, ha una lunghezza considerevole di 60 metri. Pregevoli gli affreschi che ornano le volte degli ambienti del corpo centrale, al primo piano di ispirazione biblica, al secondo piano dedicati alle arti e alle allegorie della vita, mentre la Galleria, che ospitava le collezioni pittoriche, è decorata con stucchi. I giardini all'italiana, con una grande peschiera e statue in pietra, ospitano la cappella dedicata a San Carlo Borromeo.
Il Bene è normalmente chiuso al pubblico ed aperto solo per eventi privati
CASTELLO DI MACELLO
Via Castello 9, Macello (To)
Orario dalle 10 alle 17,30 (ultima visita ore 17)
Visite a cura di: Gruppo FAI di Pinerolo
Nella pianura pinerolese sorge il castello di Macello, nato come costruzione fortificata a carattere militare nel XIII secolo a fianco del recetto, primitivo nucleo dell'attuale paese. Lo confermano i conti della Castellana (1303–1323) che parlano di “castrum” e di “recetum”. Il feudo e il castello, prima alle dirette dipendenze di Filippo D'Acaia, signore del Piemonte e principe d'Acaia, vengono ceduti ad Alberto Savio nel 1323 in cambio della quarta parte di Bricherasio. Dopo brevi parentesi dei Bersatore e dei Romagnano subentrano i Solaro, famiglia guelfa di origine astigiana, fino agli inizi del 1800. Poi vi succedono varie famiglie fino ai giorni nostri.
La tipologia della fabbrica presenta una pianta pressoché quadrata con torrione centrale (mastio), quattro torrette d'angolo (bertesche), tracce dell'antico ponte levatoio e del fossato perimetrale. Il cammino di ronda, punteggiato di feritoie, corre lungo tutto il perimetro del castello, I muri esterni, spessi in alcuni punti m.1,80, presentano fregi a doppio dente di sega, archi intermerlati con il profilo del merlo disegnato sulla muratura e numerose bifore. Il cortile interno, piccolo e raccolto, presenta a destra un porticato con archi a sesto acuto e una loggia al primo piano con tonde colonne in mattoni. Al centro il pozzo, ricostruito su uno precedente, di cui resta l'antica pietra rotonda. Dal cortile si accede alle sale interne, dove ammirare pregevoli decorazioni in cotto e soffitti affrescati. Da notare la presenza di ben sei meridiane, di cui due assai curiose: segnano infatti "fusi orari" diversi. Venne rimaneggiato nel ‘700 con trasformazioni barocche inserite nel primitivo tessuto medioevale e adibito a residenza signorile. Restaurato integralmente negli anni 90 è abitato stabilmente. Intorno un parco di 12.000 mq. ricco di piante secolari.
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